Scheda libro
Parole chiave del nostro linguaggio politico, «destra» e «sinistra»
stanno sperimentando una curiosa sorte e una contrastata fortuna. Mai
come oggi, la tradizionale distinzione del campo politico viene da più
parti contestata, in quanto contrapposizione che avrebbe ormai fatto il
suo tempo e che non avrebbe più alcun senso. Mai come oggi, d’altro
canto, la scena politica di gran parte del mondo occidentale – e quella
italiana in particolare – è dominata dall’idea di una polarizzazione
dello scontro tra due schieramenti contrapposti, che lottano
accanitamente l’uno contro l’altro per conquistare la supremazia.
Dunque, destra e sinistra esistono ancora? E se esistono ancora e
tengono il campo, come si può sostenere che hanno perduto il loro
significato? E se un significato ancora lo hanno, questo significato
qual è? Il libro di Bobbio affronta la questione a partire dal suo più
profondo nucleo teorico. L’essenza più intima della distinzione consiste
nel diverso atteggiamento che le due parti – il popolo di destra e il
popolo di sinistra – sistematicamente mostrano nei confronti dell’idea
di eguaglianza. Naturalmente eguaglianza e diseguaglianza sono concetti
relativi: né la sinistra pensa che gli uomini siano in tutto eguali, né
la destra pensa che essi siano in tutto diseguali. Ma coloro che si
proclamano di sinistra danno maggiore importanza, nella loro condotta
morale e nella loro iniziativa politica, a ciò che rende gli uomini
eguali, o ai modi di ridurre le diseguaglianze; mentre coloro che si
proclamano di destra sono convinti che le diseguaglianze siano
ineliminabili e che non se ne debba neanche auspicare necessariamente la
soppressione.
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