Blog dedicato alla didattica della lingua e cultura italiana in senso antropologico, pragmatico e anche tradizionale.
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martedì 5 maggio 2020
INVITARE A PRENDERE UN CAFFE' AL BAR DIALOGO DA ANALIZZARE
Analisi del dialogo " Andiamo a prendere un caffè?"
Matteo: Andiamo a bere qualcosa in questo bar?
Irene: Va bene, ho sete anch’io! Ci sediamo dentro o fuori?
Matteo: Fuori direi, guarda che bella vista!
Chiara: Sì, sì, hai ragione. Proprio davanti al Palazzo della Signoria! Ma chissà quanto costa!
Cameriere: Volete ordinare?
Matteo: Un attimo, ci può lasciare una lista?
Cameriere: Sì, certo! Ritorno dopo.
Irene: Voi cosa prendete? Io ho voglia di qualcosa di fresco, stasera fa davvero caldo!
Matteo: Io ho voglia di una birra.
Cameriere: Allora, avete deciso?
Matteo: Sì, adesso sì, per me una birra.
Irene: Io invece prenderei un’aranciata, eh... un’aranciata amara.
Cameriere: Con ghiaccio o senza?
Irene: Con ghiaccio, grazie.
Chiara: E per me invece un caffè lungo.
Cameriere: Sì, certo. Arrivo subito, eh.
Cameriere: Ecco. Per chi è il caffè lungo?
Chiara: Il caffè lungo è per me, invece l’aranciata è per lei e la birra è per lui.
Cameriere: Sono in tutto 12 euro e 30.
Matteo: Purtroppo non ho moneta, Le devo dare un venti.
Cameriere: Non c’è problema, ho da cambiare, ma Le devo dare un po’ di monete, non mi è rimasto
nemmeno un 5, guardi. Allora… 20, 50 che fa 13; 2, 4, 6 e 1 euro fanno 20. Grazie.
Irene: Grazie.
Matteo: Grazie a Lei.
In questo dialogo sarà possibile analizzare la cortesia linguistica presente durante l'atto di ordinare al bar. Nell'interazione vediamo come Matteo formula un invito con il verbo " andare" alla prima persona al plurale come modalità per adoperare una cortesia positiva, vale a dire la possibilità di potenziare la faccia positiva delle altre persone presenti in questo dialogo. L'invito è una mossa che consente di valorizzare la propria faccia positiva con l'ausilio della dimensione culturale di tipo " soddisfatti" con una sensazione di controllo della propria vita, un sentimento di dirsi felice, così come una presenza di una dimensione di " debole evitamento dell'incertezza" perché prevale una tendenza allo star bene con gli altri. In definitiva, la possibilità di invitare delle persone a consumare un caffè o altro mette in moto molte elementi del vivere sociale.
L'invito di Matteo viene ratificato da parte di Irene con " va bene, ho sete anch'io" come replica inizialmente di tipo formulaica con "va bene" per non concedere troppi benefici al bisogno di faccia positiva di Matteo e in seguito viene aggiunto " ho sete anch'io" come modo anche per Irene di concedersi faccia positiva. Poi continua il suo turno di parola formulando la domanda " ci sediamo dentro o fuori?" per evitare dei costi per la sua faccia negativa ma soprattutto in sintonia con la dimensione culturale di " forte evitamento dell'incertezza" con il bisogno di chiarezza insito in questa domanda. Matteo replica con " fuori direi" usando un verbo al condizionale con l'intento di mitigare la sua proposta per non fare subire troppi costi alla difesa della faccia negativa di Irene, la quale potrebbe non ratificare la proposta di Matteo. In aggiunta all'uso del verbo al condizionale troviamo un espressione lessicale come " una bella vista" per aumentare l'effetto di " mitigazione" della sua proposta ma allo stesso tempo tenta di potenziare la propria faccia positiva. Per ottenere tale riconoscimento interviene nella conversazione Chiara che ratificha ampiamente tale bisogno di faccia positiva e di dimensione culturale di tipo " soddisfatto" da parte di Matteo affermando " sì sì hai ragione" e aggiunge come ulteriori benefici per Matteo " Proprio davanti al Palazzo della Signoria!". Soltanto in un secondo momento rientra nella dimensione di "forte evitamento dell'incertezza" e di tipo " vincolati" affermando " Ma chissà quanto costa!". In altri termini non voglio subire dei costi al mio bisogno di autonomia presente nella difesa della mia faccia negativa. Il dialogo continua con l'arrivo del cameriere con la sua richiesta " volete ordinare?" in modo da non dovere subire costi per la sua faccia negativa, la quale deve potere espletare il proprio lavoro per potere aderire ad una dimensione culturale di " forte evitamento dell'incertezza". Matteo non ratifica perché replica con " un attimo. Ci può lasciare la lista" da interpretare come la tua richiesta è una forma di minaccia alla faccia collettiva negativa del mio gruppo appena seduto nel bar e che pertanto necessita di maggiore tempo per compiere le sue scelte in modo da potere aderire ad una dimensione culturale di tipo " soddisfatti" per potere ricordare l'emozioni positive di stare in questo bar. La domanda formulata da Matteo in merito alla " lista" è un modo per ridurre tali costi al loro bisogno di faccia positiva e allo stesso tempo fa pagare dei costi all'eccessiva difesa della propria faccia negativa da parte del cameriere.
La replica del cameriere sarà " sì certo. torno dopo" in modo coinvolgente per offrire faccia positiva al gruppo di amici e " ritorno dopo" è un modo per conservare il bisogno di faccia negativa del gruppo. Il dialogo continua con la domanda di Irene " voi cosa prendete?" come domanda per rafforzare il senso di appartenenza al proprio " in-group" per creare un senso di adesione tra le persone. Poi Irene per concedere benefici al suo bisogno di faccia positiva esprime nel suo turno di parola il suo desiderio " di volere qualcosa di fresco" per potere aderire ad una dimensione di tipo " soddisfatti" perché " stasera fa davvero caldo" e pertanto vorrei dirmi felice.
Matteo propone la sua ordinazione dicendo " io ho voglia di una birra" precedendo tutti gli altri per ratificare il suo bisogno di riconoscimento di faccia positiva.
Il cameriere ritorna al tavolo affermando " allora, avete deciso?" in altri termini il suo ritorno è dettato dal fatto che non posso aspettare troppo in termini di tutela della mia faccia negativa così come quella del bar in generale.
Matteo, nel suo ruolo da leader, precede per primo le parole ratificando il bisogno di tutelare la faccia negativa del cameriere così come il suo bisogno di faccia positiva con una replica come " sì, sì" enfatizzando la risposta come momento positivo e poi formulando la sua ordinazione: " per me una birra" mettendo in rilievo la sua faccia positiva indicando " per me".
In seguito, Irene compie la sua richiesta in modo formale " prenderei un'aranciata amara" per rimanere in difesa della propria faccia negativa.
La risposta del cameriere sarà " con o senza ghiaccio'", ossia una domanda per evitare di pagare dei costi alla sua faccia negativa e al bisogno di aderire ad un " forte evitamento dell'incertezza".
Irene ratifica in modo formale con l'aggiunta dell'interiezione " grazie" per conferire faccia positiva al cameriere. Il dialogo prosegue con Chiara che domanda " per me invece un caffè lungo" mettendo in rilievo " per me invece" come modo per segnalare la propria persona e per valorizzare la propria faccia positiva prima di compiere la richiesta " un caffè lungo". Il cameriere ratifica con " sì certo" per dimostrare la volontà di conferire faccia positiva collettiva al gruppo per avere compiuto la sua ordinazione. Poi termina il suo enunciato con " torno subito" come modo per valorizzare la sua faccia positiva con la sua capacità di portare avanti i compiti in modo efficienti, cioè in sintonia con la dimensione di tipo " individualismo" con un "io di tipo coscienzioso".
Il cameriere ritorna al tavolo e chiede "a chi è il caffè lungo" segnalando da una parte la sua adesione ad una dimensione di " forte evitamento dell'incertezza" ma allo stesso tempo paga dei costi per il bisogno di valorizzazione della propria faccia positiva perché non ricorda le richieste di bevande fatte dai clienti. Per questo motivo Chiara interviene nel dialogo indicando la sua persona come la richiedente del caffè lungo e poi continuando la descrizione delle ordinazioni per non fare pagare troppi costi al bisogno di tutela della sua faccia negativa. Il cameriere per chiudere il suo turno di parola con il cliente indica il costo finale dell'ordinazione come modalità per evitare l'incertezza e per rimanere nella difesa della propria faccia negativa. La replica di Matteo sarà immediata in nome della " faccia collettiva" del gruppo e soprattutto come leader che si offre di pagare a tutti come modalità per ottenere riconoscimento per la sua faccia positiva. Allo stesso tempo, Matteo esplicita come non sia possibile per lui pagare con monete ma con un " venti euro" come modalità per rimanere comunque nella dimensione di tipo " vincolati" soprattutto esplicitando l'assenza di monete da parte sua mette come forma di adesione ad una dimensione di "forte evitamento dell'incertezza".
La risposta del cameriere sarà " non c'è problema" per ratificare le esigenze di Matteo ma sottolineando a sua volta che dovrà dare il resto con le " monete" per rimanere nella dimensione di "forte evitamento dell'incertezza". Questa precisazione dell'uso delle monete ner dare il resto viene compiuta perché è considerato come una forma di minaccia per la faccia negativa del cliente dare tutto il resto in monete, soprattutto quando il cliente ha pagato con una banconota. Senza queste precisazioni con funzione di mitigazione, il cliente potrebbe pensare che la transazione è stata molto benefica per la faccia positiva del cameriere e più onerosa per la faccia negativa del cliente.
Infatti, il cameriere consapevole di questi costi inflitti alla faccia negativa di Matteo cerca di mitigare contando in anticipo il resto in modo da ridurre l'impatto sulla faccia negativa di Matteo e offrendo alla fine un " grazie" per concludere l'interazione con Matteo.
Irene ratifica con " grazie" e Matteo allo stesso modo " grazie a lei" come per dire non ci sono stati costi subiti da parte mia in termini di difesa della mia faccia negativa così come per il cameriere.
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