La società liquida è un articolo di Umberto Eco apparso sulla rivista "Espresso" il 29 Maggio 2015 che tratta i temi del libro " Stato di crisi" del sociologo Bauman.
Il titolo " la società liquida" sarebbe un modo per affermare come il mondo liquido rappresenti un'eterna minaccia per la tutela della propria faccia negativa inteso come perenne minaccia alla nostra possibilità di preservare il proprio spazio "territoriale". Infatti, gli eventi esterni non sono mai di mio controllo e pertanto mi ritrovo spesso ad aderire alla dimensione di tipo " vincolati".
La società liquida è una società senza riferimento " solido", ossia senza la possibilità di avere una adesione ad un " forte evitamento dell'incertezza" come dimensione caratterizzante di tutto il periodo post-bellico dagli anni 50 agli anni 80 nel continente europeo. Di conseguenza, molta popolazione si ritrova ad aderire alla stessa dimensione di "forte evitamento dell'incertezza" ma per motivi legati allo stress, all'ansietà e alla scarsa considerazione per il proprio benessere.
La società liquida elimina la possibilità di creare una dimensione culturale con un " orientamento temporale a lungo termine" perché annulla il concetto di "futuro". Inoltre, la popolazione viene spinta a vivere nella dimensione di tipo " vincolati" perché "le cose" non dipendono dal nostro volere, si vive con poca propensione a ricordare le emozioni positive e il ruolo della libertà di parola in questo contesto diventa sempre meno rilevante. In sostanza, la società liquida diventa l'ideologia dominante per rendere questa società sempre più aderente ad una " distanza sociale elevata" tra i suoi membri perché la legittimità dei dirigenti in senso ampio diventa irrilevante poiché le persone sono troppo preoccupate nel badare a se stesse ( sopravvivenza economica come unico paradigma mentale) o nel vivere nel loro egoismo narcisistico. Questa condizione di " soggettivismo" non è certo favorevole per potere immaginare di contestare le scelte errate compiute dalle precedenti generazioni. Insomma, la precarietà o " liquidità" che dirsi voglia ha aumentato quel senso di gerarchia di tipo " esistenziale" per via di motivi economici. Questa società spinge le persone a vivere con una dimensione di " debole evitamento dell'incertezza" perché sei costretto a vivere nell'ambiguità dell'assenza di futuro e nel dovere vivere accettando di prendere le giornate così come vengono. La società " liquida" descritta da Bauman spinge le persone ad aderire ad una dimensione culturale prettamente di tipo " individualismo" perché prevale un " io che deve badare solo a se stesso", "io" è la parola più importante del mio linguaggio. Tale situazione sociale spinge all'aumento della dimensione di tipo " mascolinità" perché in un mondo del genere il lavoro prevale sulla famiglia per via della sua scarsità. In aggiunta si è obbligati a vivere dentro un " orientamento temporale a breve termine" perché tutto ciò che conta si svolge in questo momento mentre molta popolazione vorrebbe avere un futuro aderendo ad un "orientamento temporale a lungo termine" per ottenere quella " solidità" di cui parla Bauman. Sfortunatamente, oggi si è costretti a vivere con la necessità di adattarsi in funzione delle circostanze dove ciò che è bene o male dipende dalle situazioni e tutto può cambiare in funzione dei cambiamenti. Umberto Eco menziona come la società liquida inizia a delinearsi dentro il concetto " umbrello" di post-modernismo, inteso come crisi delle "grandi narrazioni" per comprendere il mondo. Il post-modernismo viene descritto da Eco come un movimento con una visione ludica e ironica del passato e pertanto questo ha creato il terreno adatto per insediare una dimensione di " debole evitamento dell'incertezza". Allo stesso modo, il post-modernismo descritto da Eco è consapevole di essere un movimento " temporaneo" e quindi di rientrare nella dimensione culturale di movimento a " breve orientamento temporale" perché questo movimento è come un traghetto della modernità verso l'ignoto, ossia verso un'adesione ad un " debole evitamento dell'incertezza" perché viviamo in tempi di caos. Umberto Eco menziona come il pensiero di Bauman metta in luce una serie di crisi, quali la crisi dello stato, delle ideologie, dei partiti e in definitiva di ogni forma di comunità utile per il riconoscimento sociale delle persone.
La crisi dello Stato può essere percepita come la crisi della faccia collettiva negativa delle persone volenterose di tutelare il proprio " spazio intimo-territoriale" di fronte ai cambiamenti della società. Questo è oggi molto difficile perché nel passato lo Stato consentiva di ottenere chiarezza nella propria vita come nella dimensione di " forte evitamento dell'incertezza", offrendo un bisogno emotivo di regole. Lo Stato era anche il luogo con un " orientamento a breve termine" perché lo Stato è un elemento di stabilità par excellence e non cambia mai la sua pelle. Inoltre, lo Stato può dare una sensazione di controllo della propria vita per conferire un'adesione ad una dimensione di tipo " soddisfatti" soprattutto nei contesti dell'Europa del Nord. Il concetto di crisi delle ideologie menzionate nell'articolo di Umberto Eco significa la fine di un "ombrello" di protezione per la propria faccia positiva che poteva trovare riconoscimento in una grande " narrazione" funzionale ai propri ideali e pertanto favorevole al proprio " in-group" di appartenenza. Pertanto, la fine dell'ideologia come " forte evitamento dell'incertezza"con il suo "collettivismo" tramite l'enfatizzazione delle proprie opinioni, di un " noi coscienzioso" sembra andato in crisi nella visione di Bauman.
Il tema della crisi dei partiti spinge alla fine di una società con "basso indice di distanza sociale" perché il potere dentro al partito doveva cercare qualche forma di legittimità ed era soggetto ai criteri del bene o male. Il partito era come una forma di famiglia allargata che offriva protezione in cambio di lealtà, enfatizzando l'appartenenza e le opinioni di tipo " in-group" come ritroviamo nella dimensione di tipo " collettivismo". L'articolo di Eco menziona la crisi della comunità da intendere come un luogo da interpretare con " bassa distanza sociale" perché le scelte dovevano essere legittimate ed è un luogo dove la gerarchia viene vista come un'ineguaglianza di ruolo; la comunità consente di avere un " debole evitamento dell'incertezza" perché si vive con controllo di sé, meno ansietà e con la tendenza al benessere personale e con una maggiore tolleranza verso le persone. Inoltre la comunità spinge alla dimensione culturale di tipo " collettivismo" con un " noi di tipo coscienzioso e con il mantenimento dell'armonia come dato prevalente. Allo stesso tempo, la comunità spinge verso una dimensione di tipo " femminile" perché ritroviamo più equilibrio tra lavoro e famiglia ( comunità come famiglia allargata). Il concetto di "comunità" comporta la doppia presenza dell'adesione ad un orientamento temporale a lungo termine così come a breve termine poiché l'orientamento a lungo termine si ritrova con il parametro che vede gli eventi importanti collocarsi nel futuro della comunità mentre l'elemento a " breve termine" è l'importanza di essere al servizio degli altri. La comunità comporta anche la presenza della dimensione di tipo " soddisfatti" perché molte persone si dicono felici, con una maggiore sensazione di controllo della propria vita, con una libertà di parola più importante, con il tempo libero e i ricordi di emozioni positive più presenti dentro la vita di comunità.
L'assenza di comunità fa emergere un " individualismo" sfrenato in cui gli altri sono antagonisti, vale a dire per Bauman il "soggettivismo" è la causa centrale che ha condotto alla società " liquida".
Questa tesi è sicuramente tutta da verificare soprattutto nell'ambito dei paesi del sud europeo dove l'assenza di politiche sociali e di tutele sindacali dei lavoratori ha spinto le persone a vedere gli altri antagonisti.
In seguito nel contesto italiano abbiamo avuto anche la perdita della certezza del diritto oltre alla precarietà come viene riferito da Umberto Eco, il quale nota come la risposta italiana a questi problemi sia stato l'apparire ad ogni costo e il consumismo. In sintonia con Eco notiamo come il consumismo sia diventato oggi una forma di bulimia senza scopo perché gli oggetti sono rapidamente obsoleti nel giro di pochi anni. In definitiva, il consumismo per Eco è diventato " l'orgia del desiderio".
In questa descrizione vediamo come il soggettivismo come forma di " individualismo" può tradursi come il bisogno di parlare per sé, in cui gli altri sono individui da combattere e i compiti da portare avanti sono più importanti delle relazioni. Nell'ambito del contesto politico italiano, abbiamo avuto anche una certa perdita di certezza del diritto, ossia è saltato quel forte evitamento dell'incertezza fondamentale per ottenere chiarezza nella vita. Tuttavia questa incertezza del diritto risaliva già da molti anni e quindi è stato più facile colpire un " corpo felicemente malato" come la giustizia italiana.
La soluzione per molti italiani è l'apparire inteso come forma radicale di affermare " io è la parola più importante del mio vocabolario" in sintonia con la dimensione di tipo "individualismo" mentre il consumismo rientra nel modo di essere della dimensione di tipo " orientamento temporale a breve termine" perché è cosa buona spendere soldi per la propria vita sociale. Il consumismo rappresenta un modo per essere in sintonia con la dimensione di tipo " soddisfatti" dando rilevanza al tempo libero e al ricordo di emozioni positive collegate al momento dell'acquisto.
Passando invece al tema della crisi dei partiti, vediamo come questi in Italia sono visti come un'opportunità per il singolo leader, il quale si deve adattare in funzione delle circostanze della " comunicazione". Tale situazione consente di capire meglio anche il comportamento di tipo " voltagabbana" presente in molti politici. In altri termini, il partito diventa un luogo di " debole evitamento dell'incertezza" perché si accetta di vivere nell'ambiguità con poco stress e con un sentimento di tendenza al benessere all'interno di questi partiti. Se tale dimensione non è più possibile dentro al partito si è spinti a creare un altro partito o a togliere il disturbo. Per Bauman non solo i singoli ma è la società che vive questo fenomeno di precarizzazione, ossia un fenomeno di completa assenza di " solido" nella propria vita come costrizione ad aderire ad una cultura di " debole evitamento dell'incertezza" con un'ampia tolleranza verso l'ambiguità, in cui l'individuo deve pensare soltanto a se stesso e con una capacità di adattarsi alle circostanze.
La domanda che si pone Eco nel suo articolo è la seguente: " Che cosa potrà sostituire questa liquefazione?". In altre parole, che cosa verrà dopo con l'intento di ridare un po' di faccia positiva collettiva alla maggioranza della popolazione che ha subito e continua a subire costi molto elevati durante questo periodo di " precarizzazione". Per Bauman questo " interregno" durerà abbastanza a lungo con la conseguenza di diventare un periodo da vivere come forte minaccia alla necessità di ridurre i costi per la faccia negativa delle persone e in contemporanea come assenza di potenziali benefici per un ripristino della faccia positiva delle persone coinvolte nella precarizzazione delle loro vite.
Per Bauman abbiamo molti movimenti di " indignazione" intesi come movimenti che sanno ciò che non vogliono ma non sanno cosa vogliono, in altri termini l'indignazione si raggiunge quando i limiti di adesione ad una data dimensione culturale vengono superati come quelli di tipo " vincolati" perché esiste un limite al sentimento di abbandono così come esiste un limite all'incertezza con il " debole evitamento dell'incertezza" imposto da questa società "liquida-precarizzata". La stanchezza di vivere in piena incertezza, nell'ambiguità del proprio " futuro" evaporizzato diventa la ragione per diventare " indignati". Nell'articolo di Eco si mette in luce come per Bauman oggi si viva un mondo in totale assenza di direzione che possiamo tradurre come una vita a metà strada tra un "forte e debole evitamento dell'incertezza". La domande da rispondere per Eco è capire "come possiamo sopravvivere alla liquidità della vita?" Per Bauman questo è possibile capendo che questa è una nuova società con nuovi strumenti da adoperare per la sua comprensione, vale a dire per capire questa società occorre aderire intellettualmente a questa dimensione di " orientamento temporale a lungo termine" con un'attitudine verso l'apprendimento di cose nuove e soltanto con perseveranza si potrà ritrovare una possibilità di ripotenziare il bisogno di faccia positiva di una moltitudini di persone.
La società liquida
Con questa idea Bauman illustra l’assenza di qualunque riferimento “solido” per l’uomo di oggi. Con conseguenze ancora tutte da capire
L'idea di modernità o società
“liquida” è dovuta, come è noto, a Zygmunt Bauman. Per chi voglia capire
le varie implicazioni di questo concetto può essere utile “Stato di
crisi” (Einaudi, 18 euro) dove Bauman e Carlo Bordoni discutono di
questo e altri problemi.
La società liquida inizia a delinearsi con quella corrente detta post-moderno (peraltro termine “ombrello” sotto cui si affollano diversi fenomeni, dall’architettura alla filosofia e alla letteratura, e non sempre in modo coerente). Il postmodernismo segnava la crisi delle “grandi narrazioni” che ritenevano di poter sovrapporre al mondo un modello di ordine, si è dedicato a una rivisitazione ludica o ironica del passato, e in vari modi si è intersecato con le pulsioni nichilistiche. Ma per Bordoni anche il postmodernismo è in fase decrescente. Esso era di carattere temporaneo, ci siamo passati attraverso senza neppure accorgercene, e sarà un giorno studiato come il pre-romanticismo. Serviva a segnalare un avvenimento in corso d’opera, ha rappresentato una sorta di traghetto dalla modernità a un presente ancora senza nome.
Per Bauman tra le caratteristiche di questo presente in stato nascente si può annoverare la crisi dello Stato (quale libertà decisionale rimane agli stati nazionali di fronte ai poteri delle forze supernazionali?). Scompare un’entità che garantiva ai singoli la possibilità di risolvere in modo omogeneo i vari problemi del nostro tempo, e con la sua crisi ecco che si sono profilate la crisi delle ideologie, e dunque dei partiti, e in generale di ogni appello a una comunità di valori che permetteva al singolo di sentirsi parte di qualcosa che ne interpretava i bisogni.
Con la crisi del concetto di comunità emerge un individualismo sfrenato, dove nessuno è più compagno di strada ma antagonista di ciascuno, da cui guardarsi. Questo “soggettivismo” ha minato le basi della modernità, l’ha resa fragile, da cui una situazione in cui, mancando ogni punto di riferimento, tutto si dissolve in una sorta di liquidità. Si perde la certezza del diritto (la magistratura è sentita come nemica) e le uniche soluzioni per l’individuo senza punti di riferimento sono da un lato l’apparire a tutti costi, l’apparire come valore (fenomeni di cui mi sono sovente occupato nelle “Bustine”) e il consumismo. Però si tratta di un consumismo che non mira al possesso di oggetti di desiderio in cui appagarsi, ma che li rende subito obsoleti, e il singolo passa da un consumo all’altro in una sorta di bulimia senza scopo (il nuovo telefonino ci dà pochissimo rispetto al vecchio, ma il vecchio va rottamato per partecipare a quest’orgia del desiderio).
Crisi delle ideologie e dei partiti: qualcuno ha detto che questi ultimi sono ormai taxi sui quali salgono un capopopolo o un capobastone che controllano dei voti, scegliendoli con disinvoltura a seconda delle opportunità che consentono - e questo rende persino comprensibili e non più scandalosi i voltagabbana. Non solo i singoli, ma la società stessa vive in un continuo processo di precarizzazione.
Che cosa si potrà sostituire a questa liquefazione? Non lo sappiamo ancora e questo interregno durerà abbastanza a lungo. Bauman osserva come (finita la fede di una salvezza proveniente dall’alto, dallo stato o dalla rivoluzione), sia tipico dell’interregno il movimento d’indignazione. Questi movimenti sanno che cosa non vogliono ma non che cosa vogliono. E vorrei ricordare che uno dei problemi posti dai responsabili dell’ordine pubblico a proposito dei black bloc è che non si riesce più a etichettarli, come poteva avvenire con gli anarchici, coi fascisti, con le brigate rosse. Essi agiscono, ma nessuno sa più quando e in quale direzione. Neppure loro.
C’è un modo per sopravvivere alla liquidità? C’è, ed è rendersi appunto conto che si vive in una società liquida che richiede, per essere capita e forse superata, nuovi strumenti. Ma il guaio è che la politica e in gran parte l’intellighenzia non hanno ancora compreso la portata del fenomeno. Bauman rimane per ora una “vox clamantis in deserto”.
La società liquida inizia a delinearsi con quella corrente detta post-moderno (peraltro termine “ombrello” sotto cui si affollano diversi fenomeni, dall’architettura alla filosofia e alla letteratura, e non sempre in modo coerente). Il postmodernismo segnava la crisi delle “grandi narrazioni” che ritenevano di poter sovrapporre al mondo un modello di ordine, si è dedicato a una rivisitazione ludica o ironica del passato, e in vari modi si è intersecato con le pulsioni nichilistiche. Ma per Bordoni anche il postmodernismo è in fase decrescente. Esso era di carattere temporaneo, ci siamo passati attraverso senza neppure accorgercene, e sarà un giorno studiato come il pre-romanticismo. Serviva a segnalare un avvenimento in corso d’opera, ha rappresentato una sorta di traghetto dalla modernità a un presente ancora senza nome.
Per Bauman tra le caratteristiche di questo presente in stato nascente si può annoverare la crisi dello Stato (quale libertà decisionale rimane agli stati nazionali di fronte ai poteri delle forze supernazionali?). Scompare un’entità che garantiva ai singoli la possibilità di risolvere in modo omogeneo i vari problemi del nostro tempo, e con la sua crisi ecco che si sono profilate la crisi delle ideologie, e dunque dei partiti, e in generale di ogni appello a una comunità di valori che permetteva al singolo di sentirsi parte di qualcosa che ne interpretava i bisogni.
Con la crisi del concetto di comunità emerge un individualismo sfrenato, dove nessuno è più compagno di strada ma antagonista di ciascuno, da cui guardarsi. Questo “soggettivismo” ha minato le basi della modernità, l’ha resa fragile, da cui una situazione in cui, mancando ogni punto di riferimento, tutto si dissolve in una sorta di liquidità. Si perde la certezza del diritto (la magistratura è sentita come nemica) e le uniche soluzioni per l’individuo senza punti di riferimento sono da un lato l’apparire a tutti costi, l’apparire come valore (fenomeni di cui mi sono sovente occupato nelle “Bustine”) e il consumismo. Però si tratta di un consumismo che non mira al possesso di oggetti di desiderio in cui appagarsi, ma che li rende subito obsoleti, e il singolo passa da un consumo all’altro in una sorta di bulimia senza scopo (il nuovo telefonino ci dà pochissimo rispetto al vecchio, ma il vecchio va rottamato per partecipare a quest’orgia del desiderio).
Crisi delle ideologie e dei partiti: qualcuno ha detto che questi ultimi sono ormai taxi sui quali salgono un capopopolo o un capobastone che controllano dei voti, scegliendoli con disinvoltura a seconda delle opportunità che consentono - e questo rende persino comprensibili e non più scandalosi i voltagabbana. Non solo i singoli, ma la società stessa vive in un continuo processo di precarizzazione.
Che cosa si potrà sostituire a questa liquefazione? Non lo sappiamo ancora e questo interregno durerà abbastanza a lungo. Bauman osserva come (finita la fede di una salvezza proveniente dall’alto, dallo stato o dalla rivoluzione), sia tipico dell’interregno il movimento d’indignazione. Questi movimenti sanno che cosa non vogliono ma non che cosa vogliono. E vorrei ricordare che uno dei problemi posti dai responsabili dell’ordine pubblico a proposito dei black bloc è che non si riesce più a etichettarli, come poteva avvenire con gli anarchici, coi fascisti, con le brigate rosse. Essi agiscono, ma nessuno sa più quando e in quale direzione. Neppure loro.
C’è un modo per sopravvivere alla liquidità? C’è, ed è rendersi appunto conto che si vive in una società liquida che richiede, per essere capita e forse superata, nuovi strumenti. Ma il guaio è che la politica e in gran parte l’intellighenzia non hanno ancora compreso la portata del fenomeno. Bauman rimane per ora una “vox clamantis in deserto”.
https://espresso.repubblica.it/opinioni/la-bustina-di-minerva/2015/05/27/news/la-societa-liquida-1.214625
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