Questo articolo, riprendendo i lavori di Bettoni (2006), intende concentrarsi sul modo possibile per intervenire per accelerare il processo di apprendimento sapendo che l'uso e l'apprendimento non sono la stessa cosa. Infatti chi usa la L2 usa la lingua per vivere la propria vita qui ed ora, l'apprendente fa finta di fare la spesa, cercare lavoro, seguire le lezioni a scuola, capire il medico, leggere il giornale, negoziare un mutuo, redigere un contratto. L'apprendente deve costruirsi il codice estrapolando dal messaggio ( Cook, 2002). Tuttavia, l'uso e l'apprendimento sono due fenomeni interconnessi in quanto anche l'apprendente aspira un giorno ad usare la lingua. L'obiettivo finale nell'insegnare pragmatica resta complesso perché dietro la pragmatica si nascondono identità e valori della persona. Tra la conformità al modello del parlante nativo e il malinteso occorre posizionare la propria persona.
Lo sviluppo della pragmatica da parte degli apprendenti in questo lavoro viene presentato intorno all'atto linguistico della richiesta inteso come un macro-atto molto utile per l'apprendente e tipico fenomeno di transazione sociale ( Brunery, 1982). L'atto della richiesta e' interessante sia sul piano pragmalinguistico ( varie forme per realizzarlo) e sociopragmatico ( in quanto codifica la posizione sociale degli interagenti). Inoltre e' un atto che minaccia la faccia e pertanto richiede un'attenta calibrazione mitigatoria. Osserviamo quali sono gli aspetti cruciali presi in esame:
- le strategie generali con cui viene realizzato
- l'uso dei mitigatori
-la calibrazione sociopragmatica
Queste osservazioni consentiranno di discutere se l'emergenza della pragmatica preceda o segua quella della grammatica.
Con Searle (1976) l'atto della richiesta e' stato definito come un atto direttivo con cui il parlante cerca di orientare l'azione dell'interlocutore, il quale viene chiamato a sostenere un 'costo' ( sforzo mi pare una terminologia meno economicista) più o meno alto in termini di tempo, sforzo o beni materiali. Infatti, si possono richiedere varie cose, di natura verbale, informazione o non verbale come dare un oggetto o prestare un servizio:
- a che ora vuoi partire?
- potresti passarmi il sale?
- dammi un bacio
Per Trosborg ( 1995), la richiesta può trasformarsi in suggerimento, consiglio o anche minaccia come ad esempio:
- che ne diresti dell'idea di potare le rose?
- sarebbe bello che tu potassi le rose prima che arrivi la primavera
- se non poti le rose non ti faccio il dolce di mandorle.
In tutti i casi di richiesta sarà il contesto a disambiguare il valore illocutivo di un atto. Nella teoria di Brown e Levinson ( 1987), la richiesta risulta un atto di minaccia per la faccia negativa dell'interlocutore perché si invade il territorio dell'altro. Dall'altra parte, il parlante nel formulare la richiesta mette in gioco la propria faccia positiva poiché il destinatario può reagire con un rifiuto.
Nel caso della richiesta, il peso della minaccia e' il risultato dell'interazione di tre fattori principali:
- la relazione di potere tra i partecipanti alla comunicazione
- la loro distanza sociale
- la valutazione del grado d'imposizione della richiesta
Il grado di imposizione dipende anche dall'oggetto della richiesta cosi come dal contesto che istituisce un contratto in termini di diritti e doveri tra i parlanti ( Kebrat-Orecchioni, 2001) legati alle competenze specifiche e occasioni ( Goffman, 1971).
In merito alla forma grammaticale, il modo più esplicito per veicolare la forza illocutoria di un atto in italiano risulta l'uso di un verbo performativo. Il verbo più ovvio e' ' chiedere':
- ti chiedo di potare le rose
Per le richieste e' sicuramente più adatto adoperare una domanda:
potresti/ puoi potare le rose?
Per avere una richiesta occorre sempre un beneficio per il richiedente e un costo per l'interlocutore.
Se invece il beneficio e' dell'ascoltatore e il costo e' del parlante può trattarsi di un'offerta:
- scegli la rosa più bella.
Formulare una richiesta significa pertanto compiere un atto in qualche misura pericoloso per la relazione tra i due attori della comunicazione. In pratica chi inoltra la richiesta cerca di ridurre il rischio impiegando mezzi linguistici capaci di attenuare il peso della minaccia.
Come ad esempio:
- vorrei sapere se avete i prodotti omeopatici.
- avete storia della linguistica del Robins del Mulino mi sembra?
Oppure i mezzi linguistici di attenuazione verificano in anticipo se sussistono le condizioni affinché l'interlocutore abbia la possibilità di compiere quello che gli viene domandato.
- non e' che per caso hai l'orologio?
Le strategie per l'espressione delle richieste possono essere di tipo dirette o indirette.
Sono dirette quando la forza illocutoria viene indicata nell'enunciato tramite elementi grammaticali, lessicali o semantici che sono specializzati in questa funzione ( Blum-Kulka, 1987). Le richieste di tipo indirette lasciano aperta la possibilità di veicolare una forza illocutoria di tipo diversa. Esistono delle strategie indirette di tipo ' convenzionale' e ' non convenzionale'.
Esempi di convenzioni indirette:
1. potresti potare le rose?
2. poteresti le rose?
3. puoi potare le rose adesso?
4. mi piacerebbe che tu potassi le rose
Le strategie non convenzionalmente indirette sono aperte, illimitate e imprevedibili.
Ad esempio: sono stanca adesso = perciò pota tu le rose
oggi ho già segato il prato = quindi tocca a te potare le rose
domani vengono gli zii = bisogna fare bella figura, pota le rose
Sulla maggiore o minore cortesia delle strategie dirette si e' discusso molto in quanto il quadro teorico era il comportamento linguistico dell' upper class britannica e pertanto più una strategia risulta indiretta più e' educata. In quella cultura, la buona educazione serve per esprimere la distanza ( cortesia negativa) e non come un mezzo per esprimere solidarietà ( cortesia positiva).
Dopo i lavori di Wierzbicka ( 1985) sappiamo che tale faccenda risulta molto complicata e' dipende da tanti elementi pragmatici ( tu/lei, uso di mitigatori, attenuatori, giustificazioni, scuse, intensificatori). Inoltre ci sono i parametri sociopragmatici come la distanza sociale, la relazione di potere tra gli interagenti, il grado di imposizione delle richieste).
Esempio di strategie per l'espressione dell'atto della richiesta in italiano riprese dallo schema proposto da Trosborg ( 1995)
La situazione iniziale e' quella di un parlante che chiede in prestito la macchina.
Strategia 1 ( accenno lieve) ---- devo andare all'aeroporto tra mezz'ora / dovrei essere all'aeroporto tra mezz'ora
( pesante) --- la mia macchina 'e dal meccanico, potrei usare la tua per stasera?
Categoria 2 Richieste convenzionali orientate sull'ascoltatore
abilita' ---- mi presteresti la tua macchina?
volontà ----- vorresti prestarmi la tua macchina? ti andrebbe di prestarmi la tua macchina
suggerimento ------ che ne dici di prestarmi la tua macchina?
Categoria 3 richieste indirette convenzionali orientate sul parlante
desiderio ---- vorrei che tu mi prestassi la tua macchina.
voglio/bisogno ------ ho bisogno che tu mi presti la tua macchina
Categoria 4 richieste dirette
obbligo ------ mi devi prestare la tua macchina
performativo ----- vorrei chiederti in prestito la tua macchina. Ti chiedo di prestarmi la tua macchina.
imperativo ----- dammi la tua macchina
ellissi ----- prendo la macchina, grazie
In una situazione come l'imminenza del pranzo e la mamma sta ancora lavorando nella sua stanza:
in modo indiretto --- mi sa che vado a comprarmi una pizza fuori
in modo diretto --- dai smetti di lavorare e metti la tavola
Quando un docente esamina uno studente, la richiesta non e' impositiva o poco cortese perché fa parte del lavoro del docente di fare delle domande:
- vorrei che lei uscisse da queste generalizzazioni e mi parlasse di un personaggio in un luogo preciso del testo.
In termini didattici, il primo problema rimane quello della comprensione dell'atto stesso poiché risulta impossibile riprodurre quello che non si e' capito. Risulta problematica la relazione tra lo sviluppo grammaticale e quello pragmatico cosi come le interpretazioni delle implicature. Secondo Cook e Liddicoat ( 2002), le difficoltà per un apprendente L2 di capire la forza illocutiva dipende da fattori cognitivi in quanto i parlanti nativi avendo raggiunto un alto grado di automatizzazione nell'elaborazione linguistica, dispongono della capacita' per elaborare le informazioni contestuali.
Gli apprendenti sono concentrati sui compiti linguistici e hanno poca capacita' di elaborazione delle conoscenze contestuali. Bisognerebbe cercare di porre l'attenzione su alcuni elementi lessicali per fare capire la loro forza illocutoria agli studenti in modo da aiutarli nella comprensione delle strategie indirette. Il grado di competenza linguistica interagisce direttamente con la comprensione pragmatica delle implicature. Spesso il problema e' anche da imputare alle conoscenze culturali carenti della L2 in questione.
I lavori di Kasper e Rose ( 2002) sugli stadi di sviluppo nell'apprendimento della richiesta sono molto interessanti.
Possiamo notare come al 1 stadio detto pre-basico ----- le caratteristiche sono forte dipendenza dal contesto, niente sintassi, niente scopi relazioni ' io no blu' ( non ho la matita blu)
2 stadio formulaico --- affidamento su formule non analizzate e imperativi ' andiamo giocare, non guardare'
3. spacchettamento --- formule incorporate nell'uso produttivo, passaggio alle strategie indirette convenzionali ----- mi dai la matita per favore? puoi fare questo per me?
4. espansione pragmatica ---- aggiunta di forme nuove al repertorio pragmalinguistico, incremento nell'uso della mitigazione, sintassi più complessa ----- potrei chiederti un'altra cioccolata perché il mio figlio e' piccolino.
5. messa a punto ---- messa a punto della forza della domanda, secondo i partecipanti, lo scopo e il contesto. ------ per caso e' rimasto un po' di caffè?
Nel caso dell'italiano per parlanti avanzati e' tipico il ricorso alle richieste indirette convenzionali cosi come alle giustificazioni. In Nuzzo ( 2005) abbiamo ritrovato questi esempi per formulare la richiesta.
1. mica avresti qualche soldo da prestarmi perché non ho niente per prendere il caffè alla macchinetta?
2. eh mi scusi, mi potrebbe prendere gentilmente quella bottiglia di vino in alto che non c'arrivo?
3. adesso: sono venuta a prendere un caffè ma i mi sono resa conto che non ho portato nessuna moneta. ce l'hai una per me per piacere?
4. eh mi può passare quella bottiglia che c'è e' troppo in alto per me visto che lei e' un po' alto io sono troppo piccola.
Da questi studi si nota come la maggiore differenza tra nativi e apprendenti sta nell'uso dei modificatori interni all'atto principale. L'uso del condizionale, dell'interrogativa negativa ( non e', mica), con degli elementi lessicali ( forse, qualche, un po'), gentilmente ( imbonitore) sono tutti elementi molto diffusi per produrre in modo indiretto una richiesta in italiano.
Per gli apprendenti più avanzati nonostante posseggono molti strumenti pragmalinguistici per esprimere una richiesta continuano a fare fatica nell'acquisizione della competenza sociopragmatica per attivarli nelle situazioni opportune.
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