Formulare delle ipotesi. L’assimilazione culturale. (tratto da Cushner e Brislin, 1996)
Il comitato proveniente dal Kuwait
Analizzate il seguente incidente cultural valutando le spiegazioni offerte per questo problema e scegliendo la soluzione che sembra più appropriata per questa situazione. Dovete motivare le ragioni delle vostre scelte.
Tramite l’ausilio delle nuove tecnologie e la facilità di viaggiare da un paese all’altro, l’Islanda ha potuto nel giro di pochi decenni uscire dal suo isolamento geografico. L’influenza della globalizzazione ha fatto sentire possibile agli abitanti dell’Islanda la possibilità di poter avere tutti i giorni nei propri supermercati i prodotti freschi provenienti dai paesi più caldi.
Questa maggiore integrazione con il mondo esterno si è instaurata sia sul piano commerciale che politico con un numero maggiore di visite ufficiali da parte di politici stranieri diventate sempre più degli eventi normali ed attesi all’interno della pubblica amministrazione islandese.
Uno di questi eventi ha avuto luogo recentemente con la visita di un gruppo di parlamentari del Kuwait invitato ha rendere visita al parlamento islandese. L’incontro è stato organizzato nel palazzo del parlamento di Reykjavik da parte dei membri del comitato per le relazioni esterne del parlamento islandese. Questo comitato, composto da alcuni membri del parlamento, vede la presenza di alcune donne al suo interno dato il significativo aumento dell’influenza delle donne nella società islandese cosi come in tanti altri paesi occidentali.
In Islanda, stringere la mano quando si saluta una persona è una vecchia tradizione del paese, anche in questo periodo caratterizzato dalla rapidità e dalla superficialità degli incontri, gli islandesi preferiscono stringere la mano quando fanno conoscenza con uno sconosciuto, soprattutto durante le occasioni formali.
Il comitato kuwaitiano arrivato al parlamento è stato cordialmente salutato dalla sua controparte islandese con una vigorosa stretta di mano in sintonia con il vero stile islandese. Tuttavia, c’è stato un problema. Il comitato kuwaitiano, composto da soli uomini, ha gentilmente stretto la mano a tutti i membri maschili del comitato islandese ma ha ignorato di stringere la mano alle donne di questo comitato. Questo fatto ha fatto clamore nella popolazione islandese e ha rovinato l’atmosfera amichevole e fruttuosa di questo incontro cross-culturale.
Secondo voi perché il comitato kuwaitiano non ha stretto la mano alle donne del comitato islandese?
1. I kuwaitiani non hanno capito che le donne erano dei membri del comitato e hanno pensato che fossero delle segretarie.
2. I kuwaitiani hanno pensato che le donne stringono la mano per paura di avanze sessuali e quindi intendono evitare ogni forma di imbarazzo.
3. Stringere la mano non è un modo usuale di salutare in Kuwait e pertanto i kuwaitiani erano un po’ confusi e per disattenzione non hanno salutato tutti i membri del comitato islandese.
4. In Kuwait, gli uomini e le donne tendono ad essere separati perché è considerato immorale toccare “ la moglie di un altro uomo”.
Blog dedicato alla didattica della lingua e cultura italiana in senso antropologico, pragmatico e anche tradizionale.
Archivio blog
-
▼
2010
(112)
-
▼
aprile
(75)
- Idee per la classe
- Idee per la classe
- Idee per la classe
- Idee per la classe
- articolo di societa'
- articolo di societa'
- articolo di societa'
- Opera di sterilizzazione
- Alla ricerca di uno stile conversazionale europeo
- Cosa nasconde la questione del velo
- La cultura nell’insegnamento della lingua
- IDEE PER LA CLASSE
- IDEE PER LA CLASSE
- IDEE PER LA CLASSE
- IDEE PER LA CLASSE
- Idee per la classe
- IDEE PER LA CLASSE
- idee per la classe didattica
- Lo spazio abitativo come scena culturale
- Il portierato come metafora culturale dell’Italia
- IDEE PER LA CLASSE
- IDEE PER LA CLASSE DIDATTICA ITALIANO L2
- Cosa facciamo quando conversiamo ?
- Shock Culturale
- Esprimere i propri sentimenti
- I proverbi
- Ristoranti, Bar e caffè
- Il ruolo dello sport nella nostra società
- Corso di lingua e cultura italiana
- Seminario di Comunicazione interculturale
- The Tower Builder Exercise intercultural game
- The complexity of context.
- Pragmatica nell’insegnamento dell’italiano L2
- Modello SPEAKING
- Claire Kramsch on language and culture
- Cross Cultural Varieties of Politeness
- CITAZIONE LINGUISTICA di Gramsci
- IDEE PER LA CLASSE
- Intermediate Italian II
- Intercultural communication : a discourse approach
- Cultural Simulation - "Insiders and Outsiders"
- Barnga Un jeu de prise conscience interculturelle
- DIFFERENZA TRA CULTURA E CIVILTA'
- Project of research: Immigration to understand Ita...
- IDEE PER LA CLASSE
- CULTURAL SCRIPT
- INTERCULTURAL GAME
- ITALIAN LESSON FOR ENGLISH SPEAKER
- LANGUAGE AND CULTURE: RELATIONSHIP
- Il concetto di Comunità di parlanti
- LA SOCIOPRAGMATIQUE EN FRANCAIS
- Italian Elementary Italian I
- SITOGRAFIA DI LINGUA ITALIANA
- Can pragmatic competence be “thaught?”
- IDEE PER LA CLASSE per Professori
- IDEE PER LA CLASSE
- Il Malinteso
- Misunderstanding
- MISUNDERSTANDING BETWEEN PEOPLE FROM DIFFERENT EXP...
- Breve rassegna storica della parola “cortesia” neg...
- RETORICA DEL SUD
- La pragmatica nell’insegnamento dell’italiano L2
- Gioco pedagogico per insegnare comunicazione cros...
- ATTIVITA' DIDATTICA
- CULTURAL ARTEFACT: THE CASE OF FRENCH BAGUETTE
- esercizio di antropologia: Indovinate di chi stiam...
- conversation versus silence inside talkative culture
- scenari di pragmatica
- Moodle as a pedagogical sharing tools for languages
- L'idea di Modestia come un elemento interculturale
- lingua parlata e lingua scritta
- Proxemic in foreign language teaching
- history of italian and french "politeness"
- italian culture from Hosfstede point of vue
- autoevaluation for intercultural competence
-
▼
aprile
(75)
venerdì 30 aprile 2010
Idee per la classe
La dimensione culturale in termini di distanza dal potere.( materiale tratto dal testo di Hofstede, “culture e organizzazioni” capitolo 2
A. Cercate in “google” la spiegazione del concetto di “ distanza dal potere” presente nel lavoro di Hofstede.
B. Con il sostegno delle vostre ricerche provate a rispondere a queste domande segnando con una X la risposta giusta secondo voi:
1. Gli artisti di successo e gli scienziati posseggono di solito:
- La salute
- Il potere
- Lo status
2. Nei paesi sviluppati di piccole dimensioni, la distanza affettiva tra il superiore e i subordinati sarà:
- Ampia
- piccola
- ostile
3. Nei paesi con un’ampia cultura della distanza dal potere, i bambini devono essere:
- Gentili
- Studiosi
- Obbedienti
4. Con l’aumentare del livello scolastico, la distanza dal potere tende a:
- Aumentare
- rimanere uguale
- diminuire
5. Nelle culture a bassa distanza dal potere, i subordinati tendono a:
- essere lasciati soli
- consultati
- aspettano che gli venga detto cosa fare
6. nelle culture dove la distanza dal potere è ampia, la classe media è di solito:
- molto ampia
- piccola
- assente
7. nelle culture a bassa distanza dal potere, l’ideologia politica prevalente si focalizza:
- sulla gerarchia
- sull’uguaglianza
- sulla stratificazione
8. nelle culture ad ampia distanza dal potere, le ineguaglianze tra le persone sono:
- attese
- minimizzate
- ignorate
9. nelle culture ad ampia distanza dal potere, i subordinate e i superiori considerano gli uni e gli altri come relativamente:
- intimi
- uguali
- distanti
10. nelle culture ad ampia distanza dal potere, l’apprendimento scolastico tende ad essere:
- focalizzato sull’insegnante
- focalizzato sui lavori a casa
- focalizzato sullo studente
C. discutete le vostre risposte con il vostro compagno di banco ed annotate le differenze nelle vostre risposte.
Discussione in classe
Quali di queste domande ha colpito maggiormente la vostra attenzione e motivate le ragioni del vostro interesse?
A. Cercate in “google” la spiegazione del concetto di “ distanza dal potere” presente nel lavoro di Hofstede.
B. Con il sostegno delle vostre ricerche provate a rispondere a queste domande segnando con una X la risposta giusta secondo voi:
1. Gli artisti di successo e gli scienziati posseggono di solito:
- La salute
- Il potere
- Lo status
2. Nei paesi sviluppati di piccole dimensioni, la distanza affettiva tra il superiore e i subordinati sarà:
- Ampia
- piccola
- ostile
3. Nei paesi con un’ampia cultura della distanza dal potere, i bambini devono essere:
- Gentili
- Studiosi
- Obbedienti
4. Con l’aumentare del livello scolastico, la distanza dal potere tende a:
- Aumentare
- rimanere uguale
- diminuire
5. Nelle culture a bassa distanza dal potere, i subordinati tendono a:
- essere lasciati soli
- consultati
- aspettano che gli venga detto cosa fare
6. nelle culture dove la distanza dal potere è ampia, la classe media è di solito:
- molto ampia
- piccola
- assente
7. nelle culture a bassa distanza dal potere, l’ideologia politica prevalente si focalizza:
- sulla gerarchia
- sull’uguaglianza
- sulla stratificazione
8. nelle culture ad ampia distanza dal potere, le ineguaglianze tra le persone sono:
- attese
- minimizzate
- ignorate
9. nelle culture ad ampia distanza dal potere, i subordinate e i superiori considerano gli uni e gli altri come relativamente:
- intimi
- uguali
- distanti
10. nelle culture ad ampia distanza dal potere, l’apprendimento scolastico tende ad essere:
- focalizzato sull’insegnante
- focalizzato sui lavori a casa
- focalizzato sullo studente
C. discutete le vostre risposte con il vostro compagno di banco ed annotate le differenze nelle vostre risposte.
Discussione in classe
Quali di queste domande ha colpito maggiormente la vostra attenzione e motivate le ragioni del vostro interesse?
Idee per la classe
La dimensione culturale in termini di distanza dal potere ( materiale tratto dal testo di Hofstede, “culture e organizzazioni” capitolo 2
Fate attenzione che per ogni domanda le risposte possono essere tutte corrette, alcune sbagliate oppure tutte sbagliate.
1. Gli inglesi e i tedeschi sembrano essere differenti nel tollerare:
- L’imprevedibile
- Il clima
- L’attesa
- L’imprecisione
- Le idee devianti
2. L’estrema incertezza crea un intollerabile:
- Ottimismo
- Ansietà
- Ambiguità
- Aggressione
- Idealismo
3. In molte società, il sentimento di certezza è fondato sulla:
- Religione
- Televisione
- Sulla conoscenza dei fatti degli altri
- La legge
- I giornali
4. Nelle culture a basso evitamento dell’incertezza, le persone tendono a privilegiare:
- Le grande teorie
- Il fondamentalismo religioso
- Conservatorismo
- Nazionalismo
- I grandi esperti
5. I sentimenti di incertezza sono:
- Ereditati
- Universali
- Imparati
- Non razionali
- Soggetti al cambiamento
6. L’indice di evitamento dell’incertezza calcola la tolleranza nei riguardi del:
- comportamento deviante
- l’ambiguità
- il confronto
- il ritardo negli appuntamenti
- situazioni di apprendimento di tipo informale
7. Le culture più espressive tendono ad essere:
- indifferente alle idee religiose
- si collocano spesso nel nord europeo
- diversificate
- facilmente influenzabile da parte di membri esterni
- essere molto tolleranti nei confronti dei bambini
8. Nei paesi con un forte IEI (indice evitamento incertezza), le persone possono sembrare agli stranieri come:
- Riservate
- Tranquille
- Aggressive
- Rigide
- Rilassate
9. Le culture che tendono ad evitare l’incertezza possono evidenziare una tendenza a:
- la xenofobia
- Orientamento al rispetto delle regole
- la repressione delle proprie emozioni
- la calma
- Basso consumo di alcol
10. I membri di una cultura a basso evitamento dell’incertezza:
- hanno bisogno di lavorare in modo intenso
- tendono a vivere comodamente se non nella pigrizia
- sono interessati alla sicurezza
- credono che il tempo sia denaro
- generalmente credono che le cose differenti sono curiose
Fate attenzione che per ogni domanda le risposte possono essere tutte corrette, alcune sbagliate oppure tutte sbagliate.
1. Gli inglesi e i tedeschi sembrano essere differenti nel tollerare:
- L’imprevedibile
- Il clima
- L’attesa
- L’imprecisione
- Le idee devianti
2. L’estrema incertezza crea un intollerabile:
- Ottimismo
- Ansietà
- Ambiguità
- Aggressione
- Idealismo
3. In molte società, il sentimento di certezza è fondato sulla:
- Religione
- Televisione
- Sulla conoscenza dei fatti degli altri
- La legge
- I giornali
4. Nelle culture a basso evitamento dell’incertezza, le persone tendono a privilegiare:
- Le grande teorie
- Il fondamentalismo religioso
- Conservatorismo
- Nazionalismo
- I grandi esperti
5. I sentimenti di incertezza sono:
- Ereditati
- Universali
- Imparati
- Non razionali
- Soggetti al cambiamento
6. L’indice di evitamento dell’incertezza calcola la tolleranza nei riguardi del:
- comportamento deviante
- l’ambiguità
- il confronto
- il ritardo negli appuntamenti
- situazioni di apprendimento di tipo informale
7. Le culture più espressive tendono ad essere:
- indifferente alle idee religiose
- si collocano spesso nel nord europeo
- diversificate
- facilmente influenzabile da parte di membri esterni
- essere molto tolleranti nei confronti dei bambini
8. Nei paesi con un forte IEI (indice evitamento incertezza), le persone possono sembrare agli stranieri come:
- Riservate
- Tranquille
- Aggressive
- Rigide
- Rilassate
9. Le culture che tendono ad evitare l’incertezza possono evidenziare una tendenza a:
- la xenofobia
- Orientamento al rispetto delle regole
- la repressione delle proprie emozioni
- la calma
- Basso consumo di alcol
10. I membri di una cultura a basso evitamento dell’incertezza:
- hanno bisogno di lavorare in modo intenso
- tendono a vivere comodamente se non nella pigrizia
- sono interessati alla sicurezza
- credono che il tempo sia denaro
- generalmente credono che le cose differenti sono curiose
Idee per la classe
La dimensione culturale del collettivismo a confronto con l’individualismo materiale tratto dal testo di Hofstede, “culture e organizzazioni” capitolo 2
A. Cercate in “google” la spiegazione del concetto di cultura “collettivista” ed “individualistica” presente nel lavoro di Hofstede.
Soltanto una delle risposte proposte per queste domande è corretta. Segna con una X la risposta corretta
1. Per avere successo nella negoziazione commerciale all’interno di una cultura di tipo collettivista è più importante:
- Avere un ottimo CV
- Dimostrare rapidità ed efficienza
- Essere accettato come membro in-group
2. Il tipo di famiglia più comune nelle culture individualistiche sono:
- Le famiglie allargate
- La famiglia nucleare
- La famiglia dei genitori
3. Una delle seguenti risposte è uno “scopo importante” all’interno di una cultura collettivista:
- Tempo personale
- Sfide
- Le condizioni fisiche
4. Una delle seguenti risposte è uno “scopo importante” all’interno di una cultura individualistica:
- libertà
- formazione
- utilizzo delle proprie abilità
5. Le culture di tipo individualistiche tendono ad essere:
- povere
- ricche
- non preoccupate dai soldi
6. Nel mondo contemporaneo, il collettivismo è:
- la regola generale
- l’eccezione
- obsoleto
7. all’interno di una cultura di tipo collettivista è un valore chiave essere:
- sincero
- puntuale
- in armonia con gli altri
8. all’interno di una cultura di tipo individualistica, le persone sono infastidite da lunghi:
- discorsi
- periodi di silenzio
- cene di lavoro
9. In una cultura di tipo collettivista, un manager tende a privilegiare gli impiegati che sono
- ricchi di esperienza
- vicini alla sua persona/ imparentato con lui
- con una grossa formazione
10. nelle culture di tipo individualistiche, le persone mostrano una forte preferenza per
- la libertà
- l’uguaglianza
- il nepotismo
A. Cercate in “google” la spiegazione del concetto di cultura “collettivista” ed “individualistica” presente nel lavoro di Hofstede.
Soltanto una delle risposte proposte per queste domande è corretta. Segna con una X la risposta corretta
1. Per avere successo nella negoziazione commerciale all’interno di una cultura di tipo collettivista è più importante:
- Avere un ottimo CV
- Dimostrare rapidità ed efficienza
- Essere accettato come membro in-group
2. Il tipo di famiglia più comune nelle culture individualistiche sono:
- Le famiglie allargate
- La famiglia nucleare
- La famiglia dei genitori
3. Una delle seguenti risposte è uno “scopo importante” all’interno di una cultura collettivista:
- Tempo personale
- Sfide
- Le condizioni fisiche
4. Una delle seguenti risposte è uno “scopo importante” all’interno di una cultura individualistica:
- libertà
- formazione
- utilizzo delle proprie abilità
5. Le culture di tipo individualistiche tendono ad essere:
- povere
- ricche
- non preoccupate dai soldi
6. Nel mondo contemporaneo, il collettivismo è:
- la regola generale
- l’eccezione
- obsoleto
7. all’interno di una cultura di tipo collettivista è un valore chiave essere:
- sincero
- puntuale
- in armonia con gli altri
8. all’interno di una cultura di tipo individualistica, le persone sono infastidite da lunghi:
- discorsi
- periodi di silenzio
- cene di lavoro
9. In una cultura di tipo collettivista, un manager tende a privilegiare gli impiegati che sono
- ricchi di esperienza
- vicini alla sua persona/ imparentato con lui
- con una grossa formazione
10. nelle culture di tipo individualistiche, le persone mostrano una forte preferenza per
- la libertà
- l’uguaglianza
- il nepotismo
mercoledì 28 aprile 2010
articolo di societa'
Da dove viene la Lega?
Figlia della frustrazione democristiana e del fisco oppressore dello stato, figlia di una cultura contadina chiusa al discorso del politichese, alleata contro il pagamento delle tasse. Sfrutta lo Stato come si è stati storicamente sfruttati dallo Stato. Tutto questo mondo culturale condiviso in modo omogeneo è diventato un peso molto forte all’interno di una classe politica italiana frantumata, divisa e dalle infinite “correnti”.
La loro unità e semplicità verso il burocratese, il loro sentimento di essere “in-group” di fronte al resto del paese visto come “out-group”, il loro dialetto come elemento di chiusura e non ponte verso la comprensione della comunità locale. Invece, la Lega dovrebbe impiegare il dialetto per facilitare i rapporti e non per chiudere in faccia il bisogno di interazione delle persone straniere con la popolazione locale.
Dato che la lega e sfortunatamente molta popolazione italiana intende soltanto il criterio economista, allora possiamo sostenere la tesi che questo clima di chiusura e di rigetto del “prossimo” (tanto per usare una categoria tanto cara ai cattolici come amano dirsi i leghisti) o dell’”altro” ( se vi sentite dei laici non tolleranti) sono dei clamorosi autogol clamorosi per lo sviluppo economico di tutta l’area geografica interessata dal voto leghista. In pratica, come volete ad esempio che l’università di Padova e le sue tante imprese innovative possano attrarre uno straniero per un lavoro di lungo periodo se poi si trova a vivere in un contesto di cultura di “chiusura” lontana dalla cultura dell’informalità e della “coolness” che si diffonde in tutto il mondo “mondializzato” tramite uno stile comunicativo inclusivo. Invece, da noi appare evidente uno stile d’interazione di tipo differenzialista e diffidente verso tutto quello che non appare collegato al territorio locale. Questo esempio dell’università di Padova può essere allargato a quasi tutte le realtà italiane. In pratica possiamo prendere l’esempio del calcio europeo dove le squadre migliori sono quelle che si sono internazionalizzate maggiormente come indice di eccellenza ma anche come un indicatore dell’andamento storico dell’umanità. Le squadre che si sono aperte agli inserimenti dei tanti stranieri hanno fatto emergere con il loro modello lo sviluppo del calcio spettacolo cosi tanto di moda oggigiorno. Quindi solo i territori disposti ad aprirsi e a modificare le proprie abitudini come unica speranza di raccogliere questa avventura dell’incontro con gli stranieri sia nella vita civile che professionale.
Il dilemma che tocca la Lega è quello di aderire in pieno a questo modello economico liberista ma allo stesso tempo, questo partito è alla ricerca di un’identità forte per affrontare l’ingegneria sociale che permea i territori dove abitano i leghisti. Purtroppo, occorre avvertire che questa identità forte non si ottiene seguendo dei moduli universitari per avere dei “crediti” per prendere una laurea e diventare “flessibile e poco esigente sul mercato del lavoro” ma non sono per niente utili per analizzare e inventare delle soluzioni per vivere meglio la complessità sociale. Quindi, da un lato abbiamo la Dea sicurezza che cerca di incutere paura ma allo stesso tempo questa Dea sicurezza si scontra con il modello economico di tipo liberista che spinge le persone a muoversi e cercare un futuro migliore in quei posti capaci di creare dei posti di lavori ad alto valore aggiunto. Queste grosse contraddizioni stanno emergendo in pieno in tutta Europa e nel nord del paese e malauguratamente non riesco a vedere nessun partito e/o uomo politico capace di analizzare questa situazione da questo punto di vista per il futuro dell’umanità.
In Italia, le derive xenofobe ed identitarie hanno il campo libero data l’assenza totale di “opposizione” culturale e di idee politiche nel contesto politico-culturale italiano troppo preoccupato a sopravvivere che a pensare al vivere dei propri cittadini.
Quello che sconforta chi scrive è il fatto che la risposta europea data per la crisi della Grecia sarà probabilmente la stessa per il paese che vivrà lo scontro interraziale come credo che avverrà nel prossimo futuro nello spazio europeo.
Figlia della frustrazione democristiana e del fisco oppressore dello stato, figlia di una cultura contadina chiusa al discorso del politichese, alleata contro il pagamento delle tasse. Sfrutta lo Stato come si è stati storicamente sfruttati dallo Stato. Tutto questo mondo culturale condiviso in modo omogeneo è diventato un peso molto forte all’interno di una classe politica italiana frantumata, divisa e dalle infinite “correnti”.
La loro unità e semplicità verso il burocratese, il loro sentimento di essere “in-group” di fronte al resto del paese visto come “out-group”, il loro dialetto come elemento di chiusura e non ponte verso la comprensione della comunità locale. Invece, la Lega dovrebbe impiegare il dialetto per facilitare i rapporti e non per chiudere in faccia il bisogno di interazione delle persone straniere con la popolazione locale.
Dato che la lega e sfortunatamente molta popolazione italiana intende soltanto il criterio economista, allora possiamo sostenere la tesi che questo clima di chiusura e di rigetto del “prossimo” (tanto per usare una categoria tanto cara ai cattolici come amano dirsi i leghisti) o dell’”altro” ( se vi sentite dei laici non tolleranti) sono dei clamorosi autogol clamorosi per lo sviluppo economico di tutta l’area geografica interessata dal voto leghista. In pratica, come volete ad esempio che l’università di Padova e le sue tante imprese innovative possano attrarre uno straniero per un lavoro di lungo periodo se poi si trova a vivere in un contesto di cultura di “chiusura” lontana dalla cultura dell’informalità e della “coolness” che si diffonde in tutto il mondo “mondializzato” tramite uno stile comunicativo inclusivo. Invece, da noi appare evidente uno stile d’interazione di tipo differenzialista e diffidente verso tutto quello che non appare collegato al territorio locale. Questo esempio dell’università di Padova può essere allargato a quasi tutte le realtà italiane. In pratica possiamo prendere l’esempio del calcio europeo dove le squadre migliori sono quelle che si sono internazionalizzate maggiormente come indice di eccellenza ma anche come un indicatore dell’andamento storico dell’umanità. Le squadre che si sono aperte agli inserimenti dei tanti stranieri hanno fatto emergere con il loro modello lo sviluppo del calcio spettacolo cosi tanto di moda oggigiorno. Quindi solo i territori disposti ad aprirsi e a modificare le proprie abitudini come unica speranza di raccogliere questa avventura dell’incontro con gli stranieri sia nella vita civile che professionale.
Il dilemma che tocca la Lega è quello di aderire in pieno a questo modello economico liberista ma allo stesso tempo, questo partito è alla ricerca di un’identità forte per affrontare l’ingegneria sociale che permea i territori dove abitano i leghisti. Purtroppo, occorre avvertire che questa identità forte non si ottiene seguendo dei moduli universitari per avere dei “crediti” per prendere una laurea e diventare “flessibile e poco esigente sul mercato del lavoro” ma non sono per niente utili per analizzare e inventare delle soluzioni per vivere meglio la complessità sociale. Quindi, da un lato abbiamo la Dea sicurezza che cerca di incutere paura ma allo stesso tempo questa Dea sicurezza si scontra con il modello economico di tipo liberista che spinge le persone a muoversi e cercare un futuro migliore in quei posti capaci di creare dei posti di lavori ad alto valore aggiunto. Queste grosse contraddizioni stanno emergendo in pieno in tutta Europa e nel nord del paese e malauguratamente non riesco a vedere nessun partito e/o uomo politico capace di analizzare questa situazione da questo punto di vista per il futuro dell’umanità.
In Italia, le derive xenofobe ed identitarie hanno il campo libero data l’assenza totale di “opposizione” culturale e di idee politiche nel contesto politico-culturale italiano troppo preoccupato a sopravvivere che a pensare al vivere dei propri cittadini.
Quello che sconforta chi scrive è il fatto che la risposta europea data per la crisi della Grecia sarà probabilmente la stessa per il paese che vivrà lo scontro interraziale come credo che avverrà nel prossimo futuro nello spazio europeo.
articolo di societa'
Il potere di risvegliare la propria coscienza
Quando intravedo quali sono gli intenti della Ministra della Pubblica Istruzione mi rendo sempre più conto dell’abisso culturale e sociale nel quale si trova inabissata l’Italia. Questa premessa nasce dal dibattito incentrato sulla realizzazione di graduatorie regionali per il personale insegnante per la scuola pubblica italiana. La mia critica si incentra sul fatto che fare delle graduatorie regionali senza fare dei concorsi per stabilizzare il personale docente nella scuola italiana è un modo “political correct” (traduzione non esistente in italiano) di sostenere una politica di reclutamento razzista e di estromissione nei confronti dei docenti meridionali costretti per svolgere il loro lavoro di lasciare il loro territorio per andare a supplire alle mancanze locali. Questo approccio è figlio della politica culturalmente chiusa della lega Nord, la quale vede nella diversità un attacco all’identità provinciale dei territori del nord, prigioniere di un modello di “star insieme” incapace di includere i tanti nuovi modi di star insieme presenti sul territorio. L’unico anti-corpo a questa situazione secondo la mia analisi è costituita dalla presenza dei figli dei immigrati presenti da numerosi in Italia. Questa seconda generazione definita in modo erroneo “generazione Ballotelli” , intesa come generazione che non si fa etichettare come ribella, sportiva e modaiola mentre il suo comune denominatore nell’etica dello sforzo e del sacrificio nel proprio impegno scolastico o lavorativo sempre spinti a dare il meglio di loro nella loro vita quotidiana. In questi nuovi cittadini riesco a porre qualche brandello di speranza all’interno di un corpo malato chiamato “Italia”, la quale trova una sua strada di speranza nel ripiegamento di se stessa e nell’evitare ogni forma di relazione interculturale con i suoi nuovi italiani, unici cittadini ancora avidi di “italianità”.
Davanti a questo barlume di speranza che intravedo in questi ragazzi, la risposta della Lega tramite l’intermediazione della Ministra Gelmini si dirige in modo paradossale verso una strada da razzismo del differenzialismo come nella tradizione un po’ germanica e quella peggiore di stampo segregazionista alla sudafricana detta “apartheid”. Davanti allo scempio quotidiano perpetrato dalla cecità politica del governo Berlusconi dobbiamo anticipare delle risposte alternative nel campo dell’Istruzione. In altri termini, le regioni del Sud, implicitamente attaccate come la causa della mobilità del loro corpo docente verso le regioni del Nord, dovrebbero puntare a stabilizzare sul proprio territorio i tanti docenti affinché di creare un vasto cantiere di sviluppo della conoscenza nei loro territorio come modalità di risposta alla competizione mondiale nel quale ogni territorio è immerso. Mi rendo conto che tale “messa in atto” è di tipo storica ed immane per una programmazione economica che passi per l’investimento del capitale umano come unica via di salvezza per un mezzogiorno indietro nella battaglia mondiale del progresso umano ed economico. In pratica, questa attuazione di un modello economico in linea con il capitale umano occorre investire nella qualità della comunicazione tra le persone appartenenti a gruppi sociali diversi affinché tutti possano riconoscersi in un obbiettivo più grande di loro, ossia mettere a tacere la Lega con una programmazione economica di ampio respiro nel campo culturale ed economico mettendo al centro dell’”attenzione mondiale il Mezzogiorno per ottenere quella rispettabilità e forza che ti permette di parlare a “testa alta” con i politici settentrionali.
Questo lavoro è immane ma va fatto con la “calma forza” di chi sa qual è il suo cammino da percorrere facendo del mezzogiorno il luogo di benessere culturale ed economico fondato sulla qualità dell’ospitalità, della convivialità e dell’economia ecologica.
Quando intravedo quali sono gli intenti della Ministra della Pubblica Istruzione mi rendo sempre più conto dell’abisso culturale e sociale nel quale si trova inabissata l’Italia. Questa premessa nasce dal dibattito incentrato sulla realizzazione di graduatorie regionali per il personale insegnante per la scuola pubblica italiana. La mia critica si incentra sul fatto che fare delle graduatorie regionali senza fare dei concorsi per stabilizzare il personale docente nella scuola italiana è un modo “political correct” (traduzione non esistente in italiano) di sostenere una politica di reclutamento razzista e di estromissione nei confronti dei docenti meridionali costretti per svolgere il loro lavoro di lasciare il loro territorio per andare a supplire alle mancanze locali. Questo approccio è figlio della politica culturalmente chiusa della lega Nord, la quale vede nella diversità un attacco all’identità provinciale dei territori del nord, prigioniere di un modello di “star insieme” incapace di includere i tanti nuovi modi di star insieme presenti sul territorio. L’unico anti-corpo a questa situazione secondo la mia analisi è costituita dalla presenza dei figli dei immigrati presenti da numerosi in Italia. Questa seconda generazione definita in modo erroneo “generazione Ballotelli” , intesa come generazione che non si fa etichettare come ribella, sportiva e modaiola mentre il suo comune denominatore nell’etica dello sforzo e del sacrificio nel proprio impegno scolastico o lavorativo sempre spinti a dare il meglio di loro nella loro vita quotidiana. In questi nuovi cittadini riesco a porre qualche brandello di speranza all’interno di un corpo malato chiamato “Italia”, la quale trova una sua strada di speranza nel ripiegamento di se stessa e nell’evitare ogni forma di relazione interculturale con i suoi nuovi italiani, unici cittadini ancora avidi di “italianità”.
Davanti a questo barlume di speranza che intravedo in questi ragazzi, la risposta della Lega tramite l’intermediazione della Ministra Gelmini si dirige in modo paradossale verso una strada da razzismo del differenzialismo come nella tradizione un po’ germanica e quella peggiore di stampo segregazionista alla sudafricana detta “apartheid”. Davanti allo scempio quotidiano perpetrato dalla cecità politica del governo Berlusconi dobbiamo anticipare delle risposte alternative nel campo dell’Istruzione. In altri termini, le regioni del Sud, implicitamente attaccate come la causa della mobilità del loro corpo docente verso le regioni del Nord, dovrebbero puntare a stabilizzare sul proprio territorio i tanti docenti affinché di creare un vasto cantiere di sviluppo della conoscenza nei loro territorio come modalità di risposta alla competizione mondiale nel quale ogni territorio è immerso. Mi rendo conto che tale “messa in atto” è di tipo storica ed immane per una programmazione economica che passi per l’investimento del capitale umano come unica via di salvezza per un mezzogiorno indietro nella battaglia mondiale del progresso umano ed economico. In pratica, questa attuazione di un modello economico in linea con il capitale umano occorre investire nella qualità della comunicazione tra le persone appartenenti a gruppi sociali diversi affinché tutti possano riconoscersi in un obbiettivo più grande di loro, ossia mettere a tacere la Lega con una programmazione economica di ampio respiro nel campo culturale ed economico mettendo al centro dell’”attenzione mondiale il Mezzogiorno per ottenere quella rispettabilità e forza che ti permette di parlare a “testa alta” con i politici settentrionali.
Questo lavoro è immane ma va fatto con la “calma forza” di chi sa qual è il suo cammino da percorrere facendo del mezzogiorno il luogo di benessere culturale ed economico fondato sulla qualità dell’ospitalità, della convivialità e dell’economia ecologica.
articolo di societa'
La teoria della prostituzionalizzazione della società
Questa teoria della Prostituzionalizzazione (d’ora in avanti “teoria della P”) è la diretta conseguenza dell’ideologia sociale presente nel mondo contemporaneo. La “teoria della P” serve nel consolidamento del modello economico liberista e precarizzante insito nella società di oggigiorno.
La mia premessa intende sostenere che il comportamento sociale delle persone inserite in date strutture professionali ed economiche devono impiegare ogni energia della propria vita per il successo economico della propria azienda che diventa in seguito quello della propria persona. Tale modello professionale spinge, coscientemente o incoscientemente, a non avere/ricercare la disponibilità di tempo e di risorse mentali per vivere o investire all’interno di una relazione affettiva ed amorosa con una persona “cara” ed “altra” dal proprio sé.
Da questa scelta professionale, dettata dalla combinazione di un modello egemonico dell’economia liberista e dal culto dell’immagine, questa persona si ritrova a non avere tempo ed energia da dedicare per avere un rapporto ricco e fecondo con un’altra persona. Da qui il passaggio alla “coseficazione” della persona e del suo “corpo” come unico residuo utile per soddisfare i miei istinti sessuali, percepiti come ultimo baluardo della mia pulsione alla ricerca del piacere attraverso un’altra persona e non soltanto nell’autarchia del mio egocentrismo . Dato il contesto culturale, vediamo che queste persone ai vertici dell’economia e della politica, si trovano come obbligati a “comprare” la prestazione sessuale per assecondare il loro appetito sessuale ed egocentrico. Tale situazione è resa facilmente gestibile in termini economici e psicologici per via della notevole disponibilità economica, la quale sancisce in termini di “marchio forte” anche il valore simbolico e monetizzato della propria “conquista amorosa” tramite un lauto compenso.
Tale modello sociale, veicolato dalla combinazione diabolica tra l’economia e i media (che sono sinonimi necessari per la riproduzione dell’”homo consumatore” vitale per la prosperità di questa società),ha creato negli ultimi anni una vera e propria tempesta di immagini con la finalità di inondare la sempre più indifesa “società civile”, sempre più esposta a questi corpi maschili e femminili perfettamente ritoccati (con il Photoshop) ma difficilmente raggiungibili ed incontrati nella propria vita sociale.
La società civile è diventata consumatrice di corpi da vetrina in allestimento, apparentemente, disponibili intorno a sé ma che nella realtà ti spingono ad allontanarti nella vita quotidiana quando ti trovi troppo vicino ad un corpo fatto in carne ed ossa.
Questa situazione di bombardamento mediatico e di slogan iconografico spinge le persone ad una perenne insoddisfazione nella ricerca attiva o passiva di un “partner” per dare senso al proprio vissuto, in quanto ogni “incontro” non è mai all’altezza delle tue “malriposte” aspettative o delle tue “buone” intenzioni.
Questa situazione emozionale crea nella società un sentimento di frustrazione molto forte e allo stesso tempo, crea in molti cittadini la figura del perfetto consumatore pronto ad appagare tutte le sue frustrazione all’interno di un supermercato per sentirsi di “esistere” e di “combattere”, in maniera del tutto superficiale questo sentimento di insoddisfazione. L’uscita da questa situazione è tremendamente difficile anche per le persone coscienti di questi meccanismi socio-psicologici.
Il primo ostacolo da mettere in conto è la storico-culturale necessità della “bellezza” all’interno della coppia che viene dalla storia antica, dove il bello era sinonimo di buono ( forse anche per questo si dice che “la sposa deve essere bella, non ho mai sentito questo per lo sposo) mentre oggi è essenziale per fare nascere quell’alchimia fisica tra le persone. Ad un secondo piano ci troviamo sullo sfondo la questione della famosa “ intesa mentale” come condimento essenziale (una volta superata lo scoglio della bellezza) per poter dare un seguito alla ricerca di una “persona partner” che possa fare nascere un rapporto duraturo e solido.
Tuttavia, prima di proseguire questa disamina dell’interazione tra mondo esterno e ricerca della “persona partner” da amare, occorre sapere quale sia il proprio modello di “intesa mentale” che stiamo cercando attraverso un’altra persona. In altre parole, dobbiamo sapere cosa cerchiamo : l’amore passionale o la tenerezza affettiva, l’intelligenza emotiva o l’intellettualità, un’infermiere/a dell’anima o un programmatore della propria vita.
Da questo piccolo elenco vediamo come la semplice individuazione del proprio modello di partner rende complessa questa ricerca e pertanto molto più facile la scorciatoia della “teoria della P”.
A tutta questa descrizione cacofonica amorosa (possiamo usare finalmente questo termine) va tenuto in mente il periodo odierno di transizione della questione mai risolta del genere, inteso come ruolo o maschera sociale da adoperare per realizzare le proprie azioni sociali. In altri termini, è necessario potere parlare di una riformulazione dei rapporti tra uomini e donne, visti come persone socializzate all’interno di un genere di appartenenza reso sempre più fluido ed aperto negli ultimi decenni. Tuttavia, secondo il mio parere, questo modello è ancora prigioniero di schemi tradizionali o da modelli famigliari tradizionali abbastanza positivi dalla prospettiva dei figli oppure di modelli famigliari completamenti fallimentari sempre dal punto di vista dei figli.
Quando parlo di modelli famigliari tradizionali sottintendo la coppia marito/moglie retta da una cultura della coppia o dalla cultura della reciproca o maggiore femminile “sopportazione” davanti alle difficoltà del vivere insieme. Per modello fallimentare intendo dire il modello di marito/moglie che mettono in scena quotidianamente il loro odio reciproco davanti ai figli-telespettatori di questo triste spettacolo.
Da tutta questa storia antecedente dei rapporti affettivi e amorosi traggono spunto le nostre aspettative sempre più variegate e contraddittorie nella loro concreta applicazione con la “persona partner” da individuare.
A prima vista, sembra che l’uomo sia eternamente interessato e colpito dal corpo e dalla bellezza della donna, mentre, spesso nel suo intimo vorrebbe trovare una donna naturale con la quale instaurare un facile e buon rapporto comunicativo dove il “parlarsi” risulta essere facile e naturale.
In breve, l’uomo è prigioniero del “tutto corpo e bellezza” mentre le sue richieste profonde sono di tipo comunicative e di comprensione della propria persona con lo scopo di condividere con qualcuno il suo modo di vedere e sentire il mondo e la vita.
Parlando delle donne, mi paiono essere diventate molto indipendente e libere nella loro ricerca di vita affettiva. La parola indipendente in questo contesto significa essere capace di prendere delle decisioni autonome in funzione dei propri interessi senza farsi influenzare da scelte fatte da terzi. Mentre la parola “libere” significa prendere le distanze da ogni costrizione dovuta alla pressione sociale di un dato contesto, emancipando il proprio destino da quello degli altri membri simili di una eventuale comunità di appartenenza.
Questa posizione delle donne, secondo il mio avviso, sembra mascherare un’insoddisfazione dovuta da una supplenza da parte delle donne, le quali rivestono un di più di ruolo nei confronti dell’uomo per colmare in un certo modo la mancanza di decisionismo da parte dell’uomo. Data questa situazione, la donna colma questa situazione con un aumento delle proprie richieste con l’intenzione velata e neppure tanto di nascondere il perché si trova “privata” di un uomo.
In questa analisi dei generi sembra che le donne siano incapace di “interpretare” il comportamento linguistico di un uomo, rimanendo di fatto vittima di una doppia categorizzazione degli uomini, ossia quelli che “ci provano” e/o “ è proprio scemo” oppure entrambe le categorie come ventaglio di possibilità offerto per una donna di interpretare il comportamento linguistico di un uomo.
Questo scenario è percepito come molto frustrante da parte degli uomini che hanno l’intenzione di aver un comportamento linguistico di tipo liberale e senza retro pensiero nell’iniziare una conversazione con una persona che non si conosce in precedenza. Questa situazione di stallo mette in crisi molti uomini che cominciano ad essere stanchi da questa interpretazione semplicistica del proprio comportamento verso la donna, con delle forme di ripiegamento che possono andare dalla ricerca di partner di culture diverse alla famigerata “teoria della P” citata come titolo.
Da alcune osservazioni realizzate in luoghi pubblici come negozi, centri commerciali o supermercati, mi è parso di intuire che le donne vorrebbero degli uomini capaci di raccogliere i segnali emessi dalla donna tramite l’ausilio dello sguardo oppure durante una conversazione quando vengono lanciate alcune frasi piene di senso secondo la prospettiva femminile. Purtroppo, accade spesso che l’uomo è troppo concentrato sul contenuto del messaggio e pertanto non riesce a cogliere i tanti segnali emessi in modo non verbale dalla donna in questione. In altre situazioni, vediamo che l’uomo ha intravisto questi segnali ma comincia a porsi delle domande sul “senso” reale di questi segnali. In altre parole, può pensare che stia parlando con una persona molto socievole, simpatica ed aperta e che tali segnali non vanno interpretati come necessariamente una forma di interessamento da parte della donna in questione. In seguito esiste la situazione di chi intende bene i segnali della donna ma si sente impreparato a gestire questo genere di situazione con una persona che potrebbe interessarla oppure non. Non va dimenticato il vecchio fantasma sempre pronto a riapparire che vede come l’intraprendenza femminile di male occhio quando viene indirizzata alla sua persona.
Questi scenari, analizzati in modo succinto, sono alcuni dei motivi del “perché” non stia funzionando la relazione e l’intercomprensione tra gli uomini e donne.
Un punto di speranza è da ravvisare nelle risorse affettive e comunicative investite da entrambe le parti, purtroppo ancora in modo separato, per giungere ad una maggiore comprensione reciproca e capacità di “inferire” il senso effettivo delle parole provenienti da una donna o da un uomo di nostro interesse.
La mia soluzione è di tipo pragmatico-pedagogico, ossia una capacità di agire con le parole per ottenere un qualche risultato o effetto sul proprio interlocutore, tenendo come punto fermo la capacità di esplicitare il proprio sistema valoriale, emotivo, affettivo e comunicativo offrendo alla persona interessata il “senso” inteso come la chiave di lettura del proprio messaggio comunicativo. Questo esercizio va esercitato, anche a fatica, con la persona di nostro interesse e provare a ridurre l’uso del telefonino, degli amici vari e di facebook per ottenere queste preziose “inferenze”. E dal virtuale all’inferenza che dobbiamo passare.
Questa teoria della Prostituzionalizzazione (d’ora in avanti “teoria della P”) è la diretta conseguenza dell’ideologia sociale presente nel mondo contemporaneo. La “teoria della P” serve nel consolidamento del modello economico liberista e precarizzante insito nella società di oggigiorno.
La mia premessa intende sostenere che il comportamento sociale delle persone inserite in date strutture professionali ed economiche devono impiegare ogni energia della propria vita per il successo economico della propria azienda che diventa in seguito quello della propria persona. Tale modello professionale spinge, coscientemente o incoscientemente, a non avere/ricercare la disponibilità di tempo e di risorse mentali per vivere o investire all’interno di una relazione affettiva ed amorosa con una persona “cara” ed “altra” dal proprio sé.
Da questa scelta professionale, dettata dalla combinazione di un modello egemonico dell’economia liberista e dal culto dell’immagine, questa persona si ritrova a non avere tempo ed energia da dedicare per avere un rapporto ricco e fecondo con un’altra persona. Da qui il passaggio alla “coseficazione” della persona e del suo “corpo” come unico residuo utile per soddisfare i miei istinti sessuali, percepiti come ultimo baluardo della mia pulsione alla ricerca del piacere attraverso un’altra persona e non soltanto nell’autarchia del mio egocentrismo . Dato il contesto culturale, vediamo che queste persone ai vertici dell’economia e della politica, si trovano come obbligati a “comprare” la prestazione sessuale per assecondare il loro appetito sessuale ed egocentrico. Tale situazione è resa facilmente gestibile in termini economici e psicologici per via della notevole disponibilità economica, la quale sancisce in termini di “marchio forte” anche il valore simbolico e monetizzato della propria “conquista amorosa” tramite un lauto compenso.
Tale modello sociale, veicolato dalla combinazione diabolica tra l’economia e i media (che sono sinonimi necessari per la riproduzione dell’”homo consumatore” vitale per la prosperità di questa società),ha creato negli ultimi anni una vera e propria tempesta di immagini con la finalità di inondare la sempre più indifesa “società civile”, sempre più esposta a questi corpi maschili e femminili perfettamente ritoccati (con il Photoshop) ma difficilmente raggiungibili ed incontrati nella propria vita sociale.
La società civile è diventata consumatrice di corpi da vetrina in allestimento, apparentemente, disponibili intorno a sé ma che nella realtà ti spingono ad allontanarti nella vita quotidiana quando ti trovi troppo vicino ad un corpo fatto in carne ed ossa.
Questa situazione di bombardamento mediatico e di slogan iconografico spinge le persone ad una perenne insoddisfazione nella ricerca attiva o passiva di un “partner” per dare senso al proprio vissuto, in quanto ogni “incontro” non è mai all’altezza delle tue “malriposte” aspettative o delle tue “buone” intenzioni.
Questa situazione emozionale crea nella società un sentimento di frustrazione molto forte e allo stesso tempo, crea in molti cittadini la figura del perfetto consumatore pronto ad appagare tutte le sue frustrazione all’interno di un supermercato per sentirsi di “esistere” e di “combattere”, in maniera del tutto superficiale questo sentimento di insoddisfazione. L’uscita da questa situazione è tremendamente difficile anche per le persone coscienti di questi meccanismi socio-psicologici.
Il primo ostacolo da mettere in conto è la storico-culturale necessità della “bellezza” all’interno della coppia che viene dalla storia antica, dove il bello era sinonimo di buono ( forse anche per questo si dice che “la sposa deve essere bella, non ho mai sentito questo per lo sposo) mentre oggi è essenziale per fare nascere quell’alchimia fisica tra le persone. Ad un secondo piano ci troviamo sullo sfondo la questione della famosa “ intesa mentale” come condimento essenziale (una volta superata lo scoglio della bellezza) per poter dare un seguito alla ricerca di una “persona partner” che possa fare nascere un rapporto duraturo e solido.
Tuttavia, prima di proseguire questa disamina dell’interazione tra mondo esterno e ricerca della “persona partner” da amare, occorre sapere quale sia il proprio modello di “intesa mentale” che stiamo cercando attraverso un’altra persona. In altre parole, dobbiamo sapere cosa cerchiamo : l’amore passionale o la tenerezza affettiva, l’intelligenza emotiva o l’intellettualità, un’infermiere/a dell’anima o un programmatore della propria vita.
Da questo piccolo elenco vediamo come la semplice individuazione del proprio modello di partner rende complessa questa ricerca e pertanto molto più facile la scorciatoia della “teoria della P”.
A tutta questa descrizione cacofonica amorosa (possiamo usare finalmente questo termine) va tenuto in mente il periodo odierno di transizione della questione mai risolta del genere, inteso come ruolo o maschera sociale da adoperare per realizzare le proprie azioni sociali. In altri termini, è necessario potere parlare di una riformulazione dei rapporti tra uomini e donne, visti come persone socializzate all’interno di un genere di appartenenza reso sempre più fluido ed aperto negli ultimi decenni. Tuttavia, secondo il mio parere, questo modello è ancora prigioniero di schemi tradizionali o da modelli famigliari tradizionali abbastanza positivi dalla prospettiva dei figli oppure di modelli famigliari completamenti fallimentari sempre dal punto di vista dei figli.
Quando parlo di modelli famigliari tradizionali sottintendo la coppia marito/moglie retta da una cultura della coppia o dalla cultura della reciproca o maggiore femminile “sopportazione” davanti alle difficoltà del vivere insieme. Per modello fallimentare intendo dire il modello di marito/moglie che mettono in scena quotidianamente il loro odio reciproco davanti ai figli-telespettatori di questo triste spettacolo.
Da tutta questa storia antecedente dei rapporti affettivi e amorosi traggono spunto le nostre aspettative sempre più variegate e contraddittorie nella loro concreta applicazione con la “persona partner” da individuare.
A prima vista, sembra che l’uomo sia eternamente interessato e colpito dal corpo e dalla bellezza della donna, mentre, spesso nel suo intimo vorrebbe trovare una donna naturale con la quale instaurare un facile e buon rapporto comunicativo dove il “parlarsi” risulta essere facile e naturale.
In breve, l’uomo è prigioniero del “tutto corpo e bellezza” mentre le sue richieste profonde sono di tipo comunicative e di comprensione della propria persona con lo scopo di condividere con qualcuno il suo modo di vedere e sentire il mondo e la vita.
Parlando delle donne, mi paiono essere diventate molto indipendente e libere nella loro ricerca di vita affettiva. La parola indipendente in questo contesto significa essere capace di prendere delle decisioni autonome in funzione dei propri interessi senza farsi influenzare da scelte fatte da terzi. Mentre la parola “libere” significa prendere le distanze da ogni costrizione dovuta alla pressione sociale di un dato contesto, emancipando il proprio destino da quello degli altri membri simili di una eventuale comunità di appartenenza.
Questa posizione delle donne, secondo il mio avviso, sembra mascherare un’insoddisfazione dovuta da una supplenza da parte delle donne, le quali rivestono un di più di ruolo nei confronti dell’uomo per colmare in un certo modo la mancanza di decisionismo da parte dell’uomo. Data questa situazione, la donna colma questa situazione con un aumento delle proprie richieste con l’intenzione velata e neppure tanto di nascondere il perché si trova “privata” di un uomo.
In questa analisi dei generi sembra che le donne siano incapace di “interpretare” il comportamento linguistico di un uomo, rimanendo di fatto vittima di una doppia categorizzazione degli uomini, ossia quelli che “ci provano” e/o “ è proprio scemo” oppure entrambe le categorie come ventaglio di possibilità offerto per una donna di interpretare il comportamento linguistico di un uomo.
Questo scenario è percepito come molto frustrante da parte degli uomini che hanno l’intenzione di aver un comportamento linguistico di tipo liberale e senza retro pensiero nell’iniziare una conversazione con una persona che non si conosce in precedenza. Questa situazione di stallo mette in crisi molti uomini che cominciano ad essere stanchi da questa interpretazione semplicistica del proprio comportamento verso la donna, con delle forme di ripiegamento che possono andare dalla ricerca di partner di culture diverse alla famigerata “teoria della P” citata come titolo.
Da alcune osservazioni realizzate in luoghi pubblici come negozi, centri commerciali o supermercati, mi è parso di intuire che le donne vorrebbero degli uomini capaci di raccogliere i segnali emessi dalla donna tramite l’ausilio dello sguardo oppure durante una conversazione quando vengono lanciate alcune frasi piene di senso secondo la prospettiva femminile. Purtroppo, accade spesso che l’uomo è troppo concentrato sul contenuto del messaggio e pertanto non riesce a cogliere i tanti segnali emessi in modo non verbale dalla donna in questione. In altre situazioni, vediamo che l’uomo ha intravisto questi segnali ma comincia a porsi delle domande sul “senso” reale di questi segnali. In altre parole, può pensare che stia parlando con una persona molto socievole, simpatica ed aperta e che tali segnali non vanno interpretati come necessariamente una forma di interessamento da parte della donna in questione. In seguito esiste la situazione di chi intende bene i segnali della donna ma si sente impreparato a gestire questo genere di situazione con una persona che potrebbe interessarla oppure non. Non va dimenticato il vecchio fantasma sempre pronto a riapparire che vede come l’intraprendenza femminile di male occhio quando viene indirizzata alla sua persona.
Questi scenari, analizzati in modo succinto, sono alcuni dei motivi del “perché” non stia funzionando la relazione e l’intercomprensione tra gli uomini e donne.
Un punto di speranza è da ravvisare nelle risorse affettive e comunicative investite da entrambe le parti, purtroppo ancora in modo separato, per giungere ad una maggiore comprensione reciproca e capacità di “inferire” il senso effettivo delle parole provenienti da una donna o da un uomo di nostro interesse.
La mia soluzione è di tipo pragmatico-pedagogico, ossia una capacità di agire con le parole per ottenere un qualche risultato o effetto sul proprio interlocutore, tenendo come punto fermo la capacità di esplicitare il proprio sistema valoriale, emotivo, affettivo e comunicativo offrendo alla persona interessata il “senso” inteso come la chiave di lettura del proprio messaggio comunicativo. Questo esercizio va esercitato, anche a fatica, con la persona di nostro interesse e provare a ridurre l’uso del telefonino, degli amici vari e di facebook per ottenere queste preziose “inferenze”. E dal virtuale all’inferenza che dobbiamo passare.
venerdì 23 aprile 2010
Opera di sterilizzazione
Opera di sterilizzazione
Per me gli anni di Berlusconiana memoria hanno messo in piedi la più grande opera di sterilizzazione mai avvenuta in Italia durante questi 15 anni. Cosa si intende per sterilizzazione nella mia testa? Si intende quel senso di debolezza esistenziale davanti ai fenomeni professionali e sociali che si vivono durante la quotidianità. Ecco come avviene nella pratica: una persona quando raggiunge l'età della ragione per dirla alla Satre e continua a sentire e percepire il mondo intorno a lui come alieno ed estraneo a se stesso, in tal occasione io sto parlando di sterilizzazione della persona. Tale sterilizzazione parte da lontano, vale a dire da quando quel famoso ceto medio composto da insegnanti e piccoli impiegati interessati alla vita politica e culturale del paese, mantenendo in piede il sistema di circoli culturali, politici e le varie associazioni è venuto a diminuire in modo lampante soprattutto nelle realtà culturale del mezzogiorno, fulcro centrale del mio pensiero. Questa sterilizzazione tocca le persone più coinvolte in termini intellettuali nel decidere il volto di un territorio e tocca in modo diverso le persone che hanno una condizione più agiata e con un buon capitale culturale. Queste persone che lavorano spesso per quelle rare aziende del mezzogiorno si rendono sterili rivolgendo il loro sguardo verso gli elementi estetici ed edonistici della vita, ossia centri estetici, vestiario, viaggi, massaggi e quanto altro con la finalità di permettere a loro quell’oblio del contesto nel quale si trovano a vivere in quanto non credono che si possa cambiare molto visto che ci sono tutte persone incompetenti intorno a loro. Loro si dicono di aderire ai valori della competenza e dell'efficienza all’interno di se stessi ma non facendolo troppo vedere all’esterno. Da qui le persone sane del territorio e quelle inserite nel tessuto produttivo del territorio sono sempre più distaccate da quello che succede intorno a loro in termini sociali e politici (obiettivo raggiunto da parte dei politici che vogliono tutti fuori dalle scatole). Per me questo rappresenta in modo semplice quel profondo senso di mala politica che colpisce l'Italia.
Quindi il passo da fare è quello di fare delle piattaforme di nuove leve generazionali provenienti dal mondo giovanile del lavoro, delle università e dei sindacati e avere il coraggio di vivere il proprio ruolo sociale ed umano per un’intera stagione in netta contrapposizione con le vecchie classi politiche al potere. La creazione di questo blocco deve avvenire senza cooptazione ma solo con il contributo di idee e di coraggio di innovazione sociale, culturale ed ecologica ( in senso ambientale ed umano). Infatti credo che occorre investire in Italia nella rinascita di una società dell'intersoggettività e non più dell'egoismo sfrenato e senza regole che permea tutta la media dei rapporti umani presenti all’interno di questo paese. Per fare questo occorre creare degli spazi di interazione tra le persone e le generazioni affinché si possano sviluppare quei momenti di convivialità utili a fare sentire un senso di adesione alla realtà territoriale dove ci si trova a vivere e creare il futuro di un paese ricco di potenzialità silenziose e sterilizzate.
Per me gli anni di Berlusconiana memoria hanno messo in piedi la più grande opera di sterilizzazione mai avvenuta in Italia durante questi 15 anni. Cosa si intende per sterilizzazione nella mia testa? Si intende quel senso di debolezza esistenziale davanti ai fenomeni professionali e sociali che si vivono durante la quotidianità. Ecco come avviene nella pratica: una persona quando raggiunge l'età della ragione per dirla alla Satre e continua a sentire e percepire il mondo intorno a lui come alieno ed estraneo a se stesso, in tal occasione io sto parlando di sterilizzazione della persona. Tale sterilizzazione parte da lontano, vale a dire da quando quel famoso ceto medio composto da insegnanti e piccoli impiegati interessati alla vita politica e culturale del paese, mantenendo in piede il sistema di circoli culturali, politici e le varie associazioni è venuto a diminuire in modo lampante soprattutto nelle realtà culturale del mezzogiorno, fulcro centrale del mio pensiero. Questa sterilizzazione tocca le persone più coinvolte in termini intellettuali nel decidere il volto di un territorio e tocca in modo diverso le persone che hanno una condizione più agiata e con un buon capitale culturale. Queste persone che lavorano spesso per quelle rare aziende del mezzogiorno si rendono sterili rivolgendo il loro sguardo verso gli elementi estetici ed edonistici della vita, ossia centri estetici, vestiario, viaggi, massaggi e quanto altro con la finalità di permettere a loro quell’oblio del contesto nel quale si trovano a vivere in quanto non credono che si possa cambiare molto visto che ci sono tutte persone incompetenti intorno a loro. Loro si dicono di aderire ai valori della competenza e dell'efficienza all’interno di se stessi ma non facendolo troppo vedere all’esterno. Da qui le persone sane del territorio e quelle inserite nel tessuto produttivo del territorio sono sempre più distaccate da quello che succede intorno a loro in termini sociali e politici (obiettivo raggiunto da parte dei politici che vogliono tutti fuori dalle scatole). Per me questo rappresenta in modo semplice quel profondo senso di mala politica che colpisce l'Italia.
Quindi il passo da fare è quello di fare delle piattaforme di nuove leve generazionali provenienti dal mondo giovanile del lavoro, delle università e dei sindacati e avere il coraggio di vivere il proprio ruolo sociale ed umano per un’intera stagione in netta contrapposizione con le vecchie classi politiche al potere. La creazione di questo blocco deve avvenire senza cooptazione ma solo con il contributo di idee e di coraggio di innovazione sociale, culturale ed ecologica ( in senso ambientale ed umano). Infatti credo che occorre investire in Italia nella rinascita di una società dell'intersoggettività e non più dell'egoismo sfrenato e senza regole che permea tutta la media dei rapporti umani presenti all’interno di questo paese. Per fare questo occorre creare degli spazi di interazione tra le persone e le generazioni affinché si possano sviluppare quei momenti di convivialità utili a fare sentire un senso di adesione alla realtà territoriale dove ci si trova a vivere e creare il futuro di un paese ricco di potenzialità silenziose e sterilizzate.
Alla ricerca di uno stile conversazionale europeo
Alla ricerca di uno stile conversazionale europeo: cambiare stile conversazionale per creare uno stile conversazionale europeo.
L’Europa ha bisogno di uno stile conversazionale condiviso e sentito come “proprio” da parte di tutti i cittadini presenti in questo continente variegato e complesso. La mia intuizione mi spinge a dire che lo stile da divulgare e promuovere è uno stile informale, caldo e protettivo della propria persona con la finalità di fare nascere un “sentimento” di appartenenza tra i membri “in-group” di una città e quelli “out-group” sempre più numerosi in tutte le città europee. Questa esigenza di riflettere sul sistema comunicativo presente in ogni peculiare città è di fondamentale importanza se vogliamo “adattare” o dare gli strumenti utili a questo continente per rispondere alle necessità umane della contemporaneità.
Questa analisi è il risultato di un’osservazione avvenuta in una città francese chiamata Tours, la quale ha una popolazione di più o meno 200 mila persone ed accoglie un numero elevato di studenti e ricercatori provenienti da molti paesi europei e non europei. Senza contare l’anima turistica di questa città mi sono spinto ad indagare questa situazione che se vogliamo ritroviamo in città come Siena, Parma, Modena o Padova nel caso italiano. Nonostante questa grossa popolazione straniera presente sul territorio di Tours, con un semplice metodo di tipo fenomenologico ed adoperando le categorie della sociopragmatica di Spencer-Oatey, ho potuto intuire che lo stile conversazionale di questa città è di tipo distante, freddo e anche un po’ diffidente. Questa situazione che possiamo ritrovare in moltissime città italiane, ad eccezione forse di città come Bologna, Roma e Napoli, mi desta un sentimento di forte disagio conversazionale e pragmatico (dato che parlare significa agire per ottenere dei risultati utilizzando le parole). In altri termini, il mio disagio interazionale è il frutto dell’incontro o scontro con un retroterra socio-storico ben presente nei parlanti della comunità locale e che tale retroterra stilistico di tipo distante e diffidente sembra essere più forte dell’innovazione umana presente sul territorio cittadino. A mio avviso, tale situazione di “coabitazione” tra popolazione e stranieri dotati di status paritario non può che innescare dei malintesi o dei conflitti tra chi cerca di conservare questo stile conversazionale utile per mantenere lo status quo presente all’interno di una data comunità e chi invece intende far muovere i rapporti sociali tramite l’utilizzo di uno stile comunicativo di tipo più informale, cordiale ed informativo senza per questo rinnegare una certa distanza di sicurezza tra le persone. Questa situazione di “stile comunicativo” non condiviso non ha solo una valenza per chi si occupa di linguistica ma bensì ha dei costi notevoli per le collettività che intendono accogliere i ricercatori e i lavoratori ben preparati all’interno delle proprie mura. Infatti, questo investimento fatto dalle città può essere vanificato dalla loro ostinazione nel preservare uno loro stile di interagire con l’altro che fa sentire lo straniero fuori dal “modus vivendi” di una collettività, con la grossa possibilità che vada a vivere dove lo stile conversazionale è rinomato maggiormente inclusivo, informale e cordiale nei confronti di chi non appartiene alla comunità locale. Per uscire da questa situazione occorre individuare dei percorsi da seguire e condividere tra i membri locali e i tanti neo-locali impostando una discussione sul come impostare il futuro comunicativo all’interno di un dato posto. L‘obbiettivo chiaro di questi incontri deve portare alla presa di coscienza e alla trasformazione lenta da uno stile conversazionale di tipo distante e diffidente in uno stile vantaggioso per la stessa comunità, diventando lei stessa più informale, aperta e sicura di se stessa sia in termini linguistici che esistenziali-psicologici. La mia posizione è quella di chi vorrebbe una “protetta” informalità come modalità per ottenere una temperatura linguistica più elevata tra le persone, in quanto, in termini sociopragmatici, si potrebbe individuare nello stile informale un modo di trovare il “sole” tanto ricercato nel bollettino meteo quotidiano ma cosi tanto distante nelle interazioni quotidiane.
Questo tema non ha solo una valenza di tipo linguistico ma ricopre un ruolo fondamentale nel futuro della cittadinanza da costruire sia in termini politici che di partecipazione alla vita sociale di una città. Una vera Europa culturale non è da intendere nell’omologazione linguistica ma bensì nella ricerca di uno stile conversazionale da ampliare per “includere” il più possibile e per accogliere senza traumi l’innovazione umana ed economica presente oramai da un po’ di anni sul suolo europeo. La mia tesi è che soltanto le città e le cittadinanze che saranno dibattere di questo punto in modo chiaro e trasparente potranno attirare effettivamente in modo duraturo le migliori intelligenze e competenze utili per questo mondo in transizione che vive l’angoscia di chi si dirige in modo inesorabile dal noto al precario e dal sociale all’economico.
L’Europa ha bisogno di uno stile conversazionale condiviso e sentito come “proprio” da parte di tutti i cittadini presenti in questo continente variegato e complesso. La mia intuizione mi spinge a dire che lo stile da divulgare e promuovere è uno stile informale, caldo e protettivo della propria persona con la finalità di fare nascere un “sentimento” di appartenenza tra i membri “in-group” di una città e quelli “out-group” sempre più numerosi in tutte le città europee. Questa esigenza di riflettere sul sistema comunicativo presente in ogni peculiare città è di fondamentale importanza se vogliamo “adattare” o dare gli strumenti utili a questo continente per rispondere alle necessità umane della contemporaneità.
Questa analisi è il risultato di un’osservazione avvenuta in una città francese chiamata Tours, la quale ha una popolazione di più o meno 200 mila persone ed accoglie un numero elevato di studenti e ricercatori provenienti da molti paesi europei e non europei. Senza contare l’anima turistica di questa città mi sono spinto ad indagare questa situazione che se vogliamo ritroviamo in città come Siena, Parma, Modena o Padova nel caso italiano. Nonostante questa grossa popolazione straniera presente sul territorio di Tours, con un semplice metodo di tipo fenomenologico ed adoperando le categorie della sociopragmatica di Spencer-Oatey, ho potuto intuire che lo stile conversazionale di questa città è di tipo distante, freddo e anche un po’ diffidente. Questa situazione che possiamo ritrovare in moltissime città italiane, ad eccezione forse di città come Bologna, Roma e Napoli, mi desta un sentimento di forte disagio conversazionale e pragmatico (dato che parlare significa agire per ottenere dei risultati utilizzando le parole). In altri termini, il mio disagio interazionale è il frutto dell’incontro o scontro con un retroterra socio-storico ben presente nei parlanti della comunità locale e che tale retroterra stilistico di tipo distante e diffidente sembra essere più forte dell’innovazione umana presente sul territorio cittadino. A mio avviso, tale situazione di “coabitazione” tra popolazione e stranieri dotati di status paritario non può che innescare dei malintesi o dei conflitti tra chi cerca di conservare questo stile conversazionale utile per mantenere lo status quo presente all’interno di una data comunità e chi invece intende far muovere i rapporti sociali tramite l’utilizzo di uno stile comunicativo di tipo più informale, cordiale ed informativo senza per questo rinnegare una certa distanza di sicurezza tra le persone. Questa situazione di “stile comunicativo” non condiviso non ha solo una valenza per chi si occupa di linguistica ma bensì ha dei costi notevoli per le collettività che intendono accogliere i ricercatori e i lavoratori ben preparati all’interno delle proprie mura. Infatti, questo investimento fatto dalle città può essere vanificato dalla loro ostinazione nel preservare uno loro stile di interagire con l’altro che fa sentire lo straniero fuori dal “modus vivendi” di una collettività, con la grossa possibilità che vada a vivere dove lo stile conversazionale è rinomato maggiormente inclusivo, informale e cordiale nei confronti di chi non appartiene alla comunità locale. Per uscire da questa situazione occorre individuare dei percorsi da seguire e condividere tra i membri locali e i tanti neo-locali impostando una discussione sul come impostare il futuro comunicativo all’interno di un dato posto. L‘obbiettivo chiaro di questi incontri deve portare alla presa di coscienza e alla trasformazione lenta da uno stile conversazionale di tipo distante e diffidente in uno stile vantaggioso per la stessa comunità, diventando lei stessa più informale, aperta e sicura di se stessa sia in termini linguistici che esistenziali-psicologici. La mia posizione è quella di chi vorrebbe una “protetta” informalità come modalità per ottenere una temperatura linguistica più elevata tra le persone, in quanto, in termini sociopragmatici, si potrebbe individuare nello stile informale un modo di trovare il “sole” tanto ricercato nel bollettino meteo quotidiano ma cosi tanto distante nelle interazioni quotidiane.
Questo tema non ha solo una valenza di tipo linguistico ma ricopre un ruolo fondamentale nel futuro della cittadinanza da costruire sia in termini politici che di partecipazione alla vita sociale di una città. Una vera Europa culturale non è da intendere nell’omologazione linguistica ma bensì nella ricerca di uno stile conversazionale da ampliare per “includere” il più possibile e per accogliere senza traumi l’innovazione umana ed economica presente oramai da un po’ di anni sul suolo europeo. La mia tesi è che soltanto le città e le cittadinanze che saranno dibattere di questo punto in modo chiaro e trasparente potranno attirare effettivamente in modo duraturo le migliori intelligenze e competenze utili per questo mondo in transizione che vive l’angoscia di chi si dirige in modo inesorabile dal noto al precario e dal sociale all’economico.
Cosa nasconde la questione del velo
Cosa nasconde la questione del velo: la non fiducia reciproca
Credere che le persone che sono venute a vivere in Europa siano venute in questo continente perché fossero “innamorate” della cultura europea è come pensare che ogni vostro incontro con un italiano vi porterà a conoscere Dante, Boccaccio o Petrarca oppure se ogni incontro con un cittadino francese vi porterà a conoscere tutta la storia della nazione francese. Per me in questo dibattito ci sono sia degli equivoci che delle contraddizioni di notevole rilievo in questo “falso” dibattito. La prima contraddizione per l’Europa è dovuta ad un modello economico liberista che richiede una malleabilità delle persone affinché possano essere più flessibili all’interno del mercato del lavoro, ma con un sentimento di impreparazione e di debolezza davanti alla richiesta identitaria delle popolazioni europee e la presunta identità “omogenea” dei nuovi migranti. La questione del velo che si trova di nuovo al centro del dibattito politico francese, dopo l’approvazione da parte del governo belga del divieto di indossare il Jihab nello spazio pubblico. Non dimentichiamoci che la politica culturale del Belgio è diretta dai membri del partito Vlams Block, vale a dire l’equivalente del FN in Francia e sfortunatamente della Lega Nord in Italia che ricopre lo stesso ruolo nella politica culturale dell’Italia. In pratica, i membri di questi partiti, composti da persone non preparate per affrontare i temi di natura sociale, sono diventate le persone più adatte per capire dei fatti sociali e per legiferare in questa disciplina. Un po’ con l’idea folle che quanto più sei lontano dal tema in questione quanto meglio sarai capace di legiferare a tal proposito. Uscendo da questa situazione del tutto paradossale, cercherò di pormi qualche domanda su cosa implica questo velo nello spazio pubblico. In modo banale potrei dire che il velo sembra essere una risposta in netto contrasto con la cultura “face book” imperante nel mondo culturale dei paesi più ricchi dove la faccia viene sacralizzata ed innalzata ad oggetto di culto. Dal punto di vista sociale, il velo sembra essere una risposta dura in termini semiotici davanti ad un codice vestimentario incentrato piuttosto sul “voyeurismo” (figlio della cultura del virtuale proveniente da Internet) offrendo una forma di antidotto a questo veleno della moda per tutte quelle persone che non aderiscono a questo modello di omologazione di massa. Le persone che attaccano il velo parlano di difesa di dignità della donna e di rispetto nella questione di genere. Questo punto può essere visto come giusto in linea di massima ma pecca di malafede in quanto occorreva fare questo discorso quando la situazione non era cosi incrinata tra modernisti e conservatori. In questo modo le persone che parlano di dignità delle donne si rendono colpevoli di utilizzare i momenti difficili per ripescare un “ever green” della politica differenzialista.
Dalla mia prospettiva, la vera questione è quella della non comunicazione e dell’assenza totale di fiducia tra le persone appartenenti a gruppi culturali diversi all’interno dello spazio pubblico, come se ci fossero due tifoserie composte dalle persone che portano lo Jihab e chi non indossa lo Jihab. Per me, il tema è quello di costruire delle relazioni quotidiane con le “persone” con altri problemi e convinzioni, anche se so benissimo delle tante difficoltà insite in questo genere di relazione dovute per lo più a problemi di natura economica e raramente di tipo culturale (ricordiamocelo sempre di questo punto).
La posta in palio in questo dibattito è molto alta, in quanto questo dibattito deve esser il punto di partenza di una partita che si giocherà in occidente ma che riguarda tutto il cosiddetto mondo arabofono composto in modo maggioritario da persone tolleranti ma quasi sempre rappresentato da persone anti-tolleranti.
Il mondo occidentale deve essere all’altezza della sua storia di tolleranza e di apertura culturale, affinché i tanti modernisti presenti nel mondo arabo possano citare come esempio di comprensione della diversità il nostro continente. L’Europa non deve fare l’errore di fiancheggiare in maniera inaspettata i tanti integralisti che non aspettano altro di poter citare il caso dell’Europa come terra dell’intolleranza e di un continente che non ama i musulmani . la conseguenza di questa attitudine sarà quella di dare ragione a tutti quelli che hanno deciso di rifiutare il modello occidentale di vita sia nel loro progetto migratorio sia all’interno del proprio paese. Secondo me, è proprio in questo passaggio che si scorge l’equivoco di fondo in quanto secondo la mia esperienza del mondo arabo, maturato con una presenza di due anni sul territorio e le mie numerose conversazioni con studiosi arabofoni in Francia e in Inghilterra, mi sento di dire che anche la ragazza che porta il Jihab ha gli stessi sogni, gli stessi desideri di libertà nella propria vita quotidiana presenti nelle donne che non portano il Jihab. Sempre la stessa ragazza che indossa il Jihab vuol essere vista e notata dagli uomini e intende avere il suo profilo su “facebook”. Da qui, la risposta di chiusura che intende dare l’Europa è in netto contrasto con la realtà sociologica di queste persone perché la propagazione della vita “moderna” intesa come liberalità dei costumi ha già confermato la sua netta vittoria nella partita tra modernisti e conservatori da alcuni anni. Soltanto una classe politica cieca e devota al Dio della “precarietà” per tutti gli altri ma non per se stessi, non ha capito questo punto veramente essenziale nella vita culturale europea. Dalla mia analisi emerge che il vero elemento di fragilità da parte degli europei è da ricercare nella sua produzione di “laureati” all’oscuro della propria storia e della propria filosofia di pensiero. Questo bisogno di aver dei “laureati” ignoranti del proprio passato è stato funzionale per avere delle persone malleabili all’interno di un mondo del lavoro sempre più fatto da “stagisti” e da lavoratori a “contratto determinato”. Al contrario, la complessità urbana e antropologica presente nel mondo odierno richiede una preparazione notevole da parte dei giovani diplomati, sia in termini di capacità di pensare il futuro insieme ai nuovi cittadini presenti sul territorio sia nella capacità di inventare nuove soluzioni di convivenza. Per pensare questo futuro possibile occorre avere una conversazione informale con gli altri cittadini senza aver il carattere di chi rivendica ad ogni costa dei assunti dati per scontati e quindi da ratificare da parte di tutti. Questo dialogo deve essere radicale ed autentico perché ancora da questo dialogo radicale ed autentico ricadde la responsabilità dell’Europa nel dare l’esempio di fronte alle tante sfide che toccano il mondo arabo-musulmano, come ad esempio la futura contesa politica in Egitto, il ruolo che avrà l’opposizione nel regime iraniano e la posizione della Turchia che cerca degli elementi di apertura per motivare la sua richiesta di entrare in questo club europeo che da l’impressione da fuori di esser riservato a persone non musulmane.
Ancora una volta davanti a questa situazione di notevole sfide per il continente europeo occorre individuare una soluzione nella qualità dell’intersoggettività e di rispetto della persona come soluzione da offrire per questo continente europeo evitando di lasciare le persone in balia dei veri o falsi gruppi comunitari.
Se l’Europa esiste è proprio in un contesto come questo che deve fare vedere a se stessa e a chi la guarda che ricopre un ruolo e che non accetta di essere sempre l’osservatorio dei fatti economici come ha fatto con la Cina oppure dei fatti belligeranti come è successo con gli Stati-Uniti. Ad esempio occorre avere il coraggio di essere protagonisti dei fatti umani come la vera politica “ecologica” utile per questo pianeta. Il velo è il primo tema da affrontare con questa coscienza ad ampio respiro per dare una risposta che supera l’appetito del momento e per pensare ad un futuro di sazietà umana per tutti
Credere che le persone che sono venute a vivere in Europa siano venute in questo continente perché fossero “innamorate” della cultura europea è come pensare che ogni vostro incontro con un italiano vi porterà a conoscere Dante, Boccaccio o Petrarca oppure se ogni incontro con un cittadino francese vi porterà a conoscere tutta la storia della nazione francese. Per me in questo dibattito ci sono sia degli equivoci che delle contraddizioni di notevole rilievo in questo “falso” dibattito. La prima contraddizione per l’Europa è dovuta ad un modello economico liberista che richiede una malleabilità delle persone affinché possano essere più flessibili all’interno del mercato del lavoro, ma con un sentimento di impreparazione e di debolezza davanti alla richiesta identitaria delle popolazioni europee e la presunta identità “omogenea” dei nuovi migranti. La questione del velo che si trova di nuovo al centro del dibattito politico francese, dopo l’approvazione da parte del governo belga del divieto di indossare il Jihab nello spazio pubblico. Non dimentichiamoci che la politica culturale del Belgio è diretta dai membri del partito Vlams Block, vale a dire l’equivalente del FN in Francia e sfortunatamente della Lega Nord in Italia che ricopre lo stesso ruolo nella politica culturale dell’Italia. In pratica, i membri di questi partiti, composti da persone non preparate per affrontare i temi di natura sociale, sono diventate le persone più adatte per capire dei fatti sociali e per legiferare in questa disciplina. Un po’ con l’idea folle che quanto più sei lontano dal tema in questione quanto meglio sarai capace di legiferare a tal proposito. Uscendo da questa situazione del tutto paradossale, cercherò di pormi qualche domanda su cosa implica questo velo nello spazio pubblico. In modo banale potrei dire che il velo sembra essere una risposta in netto contrasto con la cultura “face book” imperante nel mondo culturale dei paesi più ricchi dove la faccia viene sacralizzata ed innalzata ad oggetto di culto. Dal punto di vista sociale, il velo sembra essere una risposta dura in termini semiotici davanti ad un codice vestimentario incentrato piuttosto sul “voyeurismo” (figlio della cultura del virtuale proveniente da Internet) offrendo una forma di antidotto a questo veleno della moda per tutte quelle persone che non aderiscono a questo modello di omologazione di massa. Le persone che attaccano il velo parlano di difesa di dignità della donna e di rispetto nella questione di genere. Questo punto può essere visto come giusto in linea di massima ma pecca di malafede in quanto occorreva fare questo discorso quando la situazione non era cosi incrinata tra modernisti e conservatori. In questo modo le persone che parlano di dignità delle donne si rendono colpevoli di utilizzare i momenti difficili per ripescare un “ever green” della politica differenzialista.
Dalla mia prospettiva, la vera questione è quella della non comunicazione e dell’assenza totale di fiducia tra le persone appartenenti a gruppi culturali diversi all’interno dello spazio pubblico, come se ci fossero due tifoserie composte dalle persone che portano lo Jihab e chi non indossa lo Jihab. Per me, il tema è quello di costruire delle relazioni quotidiane con le “persone” con altri problemi e convinzioni, anche se so benissimo delle tante difficoltà insite in questo genere di relazione dovute per lo più a problemi di natura economica e raramente di tipo culturale (ricordiamocelo sempre di questo punto).
La posta in palio in questo dibattito è molto alta, in quanto questo dibattito deve esser il punto di partenza di una partita che si giocherà in occidente ma che riguarda tutto il cosiddetto mondo arabofono composto in modo maggioritario da persone tolleranti ma quasi sempre rappresentato da persone anti-tolleranti.
Il mondo occidentale deve essere all’altezza della sua storia di tolleranza e di apertura culturale, affinché i tanti modernisti presenti nel mondo arabo possano citare come esempio di comprensione della diversità il nostro continente. L’Europa non deve fare l’errore di fiancheggiare in maniera inaspettata i tanti integralisti che non aspettano altro di poter citare il caso dell’Europa come terra dell’intolleranza e di un continente che non ama i musulmani . la conseguenza di questa attitudine sarà quella di dare ragione a tutti quelli che hanno deciso di rifiutare il modello occidentale di vita sia nel loro progetto migratorio sia all’interno del proprio paese. Secondo me, è proprio in questo passaggio che si scorge l’equivoco di fondo in quanto secondo la mia esperienza del mondo arabo, maturato con una presenza di due anni sul territorio e le mie numerose conversazioni con studiosi arabofoni in Francia e in Inghilterra, mi sento di dire che anche la ragazza che porta il Jihab ha gli stessi sogni, gli stessi desideri di libertà nella propria vita quotidiana presenti nelle donne che non portano il Jihab. Sempre la stessa ragazza che indossa il Jihab vuol essere vista e notata dagli uomini e intende avere il suo profilo su “facebook”. Da qui, la risposta di chiusura che intende dare l’Europa è in netto contrasto con la realtà sociologica di queste persone perché la propagazione della vita “moderna” intesa come liberalità dei costumi ha già confermato la sua netta vittoria nella partita tra modernisti e conservatori da alcuni anni. Soltanto una classe politica cieca e devota al Dio della “precarietà” per tutti gli altri ma non per se stessi, non ha capito questo punto veramente essenziale nella vita culturale europea. Dalla mia analisi emerge che il vero elemento di fragilità da parte degli europei è da ricercare nella sua produzione di “laureati” all’oscuro della propria storia e della propria filosofia di pensiero. Questo bisogno di aver dei “laureati” ignoranti del proprio passato è stato funzionale per avere delle persone malleabili all’interno di un mondo del lavoro sempre più fatto da “stagisti” e da lavoratori a “contratto determinato”. Al contrario, la complessità urbana e antropologica presente nel mondo odierno richiede una preparazione notevole da parte dei giovani diplomati, sia in termini di capacità di pensare il futuro insieme ai nuovi cittadini presenti sul territorio sia nella capacità di inventare nuove soluzioni di convivenza. Per pensare questo futuro possibile occorre avere una conversazione informale con gli altri cittadini senza aver il carattere di chi rivendica ad ogni costa dei assunti dati per scontati e quindi da ratificare da parte di tutti. Questo dialogo deve essere radicale ed autentico perché ancora da questo dialogo radicale ed autentico ricadde la responsabilità dell’Europa nel dare l’esempio di fronte alle tante sfide che toccano il mondo arabo-musulmano, come ad esempio la futura contesa politica in Egitto, il ruolo che avrà l’opposizione nel regime iraniano e la posizione della Turchia che cerca degli elementi di apertura per motivare la sua richiesta di entrare in questo club europeo che da l’impressione da fuori di esser riservato a persone non musulmane.
Ancora una volta davanti a questa situazione di notevole sfide per il continente europeo occorre individuare una soluzione nella qualità dell’intersoggettività e di rispetto della persona come soluzione da offrire per questo continente europeo evitando di lasciare le persone in balia dei veri o falsi gruppi comunitari.
Se l’Europa esiste è proprio in un contesto come questo che deve fare vedere a se stessa e a chi la guarda che ricopre un ruolo e che non accetta di essere sempre l’osservatorio dei fatti economici come ha fatto con la Cina oppure dei fatti belligeranti come è successo con gli Stati-Uniti. Ad esempio occorre avere il coraggio di essere protagonisti dei fatti umani come la vera politica “ecologica” utile per questo pianeta. Il velo è il primo tema da affrontare con questa coscienza ad ampio respiro per dare una risposta che supera l’appetito del momento e per pensare ad un futuro di sazietà umana per tutti
giovedì 22 aprile 2010
La cultura nell’insegnamento della lingua
La cultura nell’insegnamento della lingua: culturalizzare senza stereotipare.
Come smascherare gli stereotipi dietro il lessico dell’altro.
Certamente, tale studio necessità di due grosse competenze che sono: la prima conoscere bene il mondo culturale dell’altro e l’altra competenza è quella di tipo di semantica, dove il ricercatore si vede costretto ad analizzare la prassi discorsiva dell’altro in modo da percepire quali visioni, quale percezione o immagine ci sia dietro il linguaggio. Questo rappresenta un approccio molto utile per demistificare i falsi stereotipi da quelli che hanno maggiore riscontro nel reale. Questo esercizio risulta ad essere molto importante per la costruzione di uno spazio dialogico nel mondo e ancora prima in Europa. Ecco da dove parte l’idea di questo tipo di lavoro testuale per sconfiggere la mancanza di conoscenza reciproca.
L’apprendimento della cultura attraverso l’insegnamento della lingua non è certamente cosa facile.
Certamente, la conoscenza della propria cultura e soprattutto l’analisi di quest’ultima è difficile da creare. Cosa bisogna fare: una grammatica culturale. Certamente la richiesta rientra tra i primi ambiti da analizzare nella nostra ricerca socioculturale. Quindi, fare richiesta di aiuto, di scusa sono alcuni elementi utili per il nostro lavoro. Infatti, possiamo dire che l’analisi degli elementi socioculturali non sono secondari alla classica riflessione grammaticale. Creare una grammatica culturale della società italiana non è cosa facile. Sicuramente, ci servirà la capacità di costituire dei sociotipi, ossia un’analisi accurata lontani dai numerosi stereotipi che si porta dietro la nostra cultura. Il nostro compito sarà quello di scegliere i propri ambiti di ricerca: per esempio si potrebbe iniziare con l’analisi del rapporto tra gli italiani e gli stranieri, suddivisi in turisti o stranieri residenti in Italia. Questo potrebbe rappresentare un ottimo inizio di lavoro. Definire il campo d’azione, le scene da studiare, i dati da elaborare e le conclusioni da trarre dopo tale ricerca effettuata sul campo. Si partirà da alcuni presupposti teorici che verranno messi in discussione dall’esperienza.
La nostra teoria parte dall’idea che gli italiani hanno un atteggiamento di formale distacco dalle persone non italiane. Tale atteggiamento spesso cambia notevolmente quando si parla di straniero turista. Forse l’idea di fondo è che il turista porta soldi all’economia locale mentre lo straniero venuto in Italia per motivi di lavoro, viene percepito come un uomo venuto dal basso, data la sua migrazione in terra italiana. Questa percezione del migrante come uomo povero, dal basso prestigio sociale è dovuta all’esperienza italiana della migrazione, fatta di uomini costretti a partire per motivi lavorativi. Quindi, viene meno nell’immaginario italiano la necessità di lasciare il proprio paese per motivi di libertà, di cultura, di lavoro e per necessità di proteggere la propria vita.
Questi sono punti non sono molto presenti nell’analisi del fenomenologia rapporto italiano=straniero=turista. Questa è la prospettiva dalla quale vorrei partire per proseguire il mio lavoro sugli elementi socioculturali italiani. Ovviamente, tutte queste ricerche partono sempre dalla consapevolezza della location della vostra scrittura. Pertanto, il mio lavoro non vorrà essere esauriente ma vorrà mettere in luce le varie differenze, li dove sono presenti, nell’intera Italia.
Come smascherare gli stereotipi dietro il lessico dell’altro.
Certamente, tale studio necessità di due grosse competenze che sono: la prima conoscere bene il mondo culturale dell’altro e l’altra competenza è quella di tipo di semantica, dove il ricercatore si vede costretto ad analizzare la prassi discorsiva dell’altro in modo da percepire quali visioni, quale percezione o immagine ci sia dietro il linguaggio. Questo rappresenta un approccio molto utile per demistificare i falsi stereotipi da quelli che hanno maggiore riscontro nel reale. Questo esercizio risulta ad essere molto importante per la costruzione di uno spazio dialogico nel mondo e ancora prima in Europa. Ecco da dove parte l’idea di questo tipo di lavoro testuale per sconfiggere la mancanza di conoscenza reciproca.
L’apprendimento della cultura attraverso l’insegnamento della lingua non è certamente cosa facile.
Certamente, la conoscenza della propria cultura e soprattutto l’analisi di quest’ultima è difficile da creare. Cosa bisogna fare: una grammatica culturale. Certamente la richiesta rientra tra i primi ambiti da analizzare nella nostra ricerca socioculturale. Quindi, fare richiesta di aiuto, di scusa sono alcuni elementi utili per il nostro lavoro. Infatti, possiamo dire che l’analisi degli elementi socioculturali non sono secondari alla classica riflessione grammaticale. Creare una grammatica culturale della società italiana non è cosa facile. Sicuramente, ci servirà la capacità di costituire dei sociotipi, ossia un’analisi accurata lontani dai numerosi stereotipi che si porta dietro la nostra cultura. Il nostro compito sarà quello di scegliere i propri ambiti di ricerca: per esempio si potrebbe iniziare con l’analisi del rapporto tra gli italiani e gli stranieri, suddivisi in turisti o stranieri residenti in Italia. Questo potrebbe rappresentare un ottimo inizio di lavoro. Definire il campo d’azione, le scene da studiare, i dati da elaborare e le conclusioni da trarre dopo tale ricerca effettuata sul campo. Si partirà da alcuni presupposti teorici che verranno messi in discussione dall’esperienza.
La nostra teoria parte dall’idea che gli italiani hanno un atteggiamento di formale distacco dalle persone non italiane. Tale atteggiamento spesso cambia notevolmente quando si parla di straniero turista. Forse l’idea di fondo è che il turista porta soldi all’economia locale mentre lo straniero venuto in Italia per motivi di lavoro, viene percepito come un uomo venuto dal basso, data la sua migrazione in terra italiana. Questa percezione del migrante come uomo povero, dal basso prestigio sociale è dovuta all’esperienza italiana della migrazione, fatta di uomini costretti a partire per motivi lavorativi. Quindi, viene meno nell’immaginario italiano la necessità di lasciare il proprio paese per motivi di libertà, di cultura, di lavoro e per necessità di proteggere la propria vita.
Questi sono punti non sono molto presenti nell’analisi del fenomenologia rapporto italiano=straniero=turista. Questa è la prospettiva dalla quale vorrei partire per proseguire il mio lavoro sugli elementi socioculturali italiani. Ovviamente, tutte queste ricerche partono sempre dalla consapevolezza della location della vostra scrittura. Pertanto, il mio lavoro non vorrà essere esauriente ma vorrà mettere in luce le varie differenze, li dove sono presenti, nell’intera Italia.
IDEE PER LA CLASSE
La politica
Ricercate delle fotografie che rappresentano dei momenti politici importanti nel vostro paese e racconti i motivi principali.
Lavorate in coppia. Quale di queste problematiche è la più importante nel tuo paese? Qual è la più importante per te?
Tasse troppo alte abbassare le tasse ridurre le armi nucleari fare il servizio militare/civile la pena di morte
Gli ammortizzatori sociali il sistema delle pensiono il servizio sanitario nazionale le cliniche private la scuola pubblica la scuola privata
Lavorate in coppia.
Chiedi al tuo collega le seguenti domande. Conosci le risposte?
Chi è il presidente della Repubblica italiana? Degli Stati Uniti?
Chi è il presidente del consiglio in Italia? In Russia?
Chi sono i presidenti del consiglio dei paesi vicini all’Italia?
Chi sono i rappresentanti locali e nazionali al parlamento?
Chiedi al tuo collega le seguenti domande?
Chi è il presidente della Russia?
Chi è il capo dell’opposizione nel tuo paese?
Chi è il sindaco della tua città?
Chi è il capo del governo della Russia?
Lavorate in gruppo e indicate con una X le espressioni con le quali siete d’accordo
1.Il capo del governo deve essere eletto dal popolo.
2.I cittadini possono votare quando hanno 18 anni.
3.Ci devono sempre essere molti partiti all’interno di una nazione.
4.Le elezioni devono essere frequenti.
5.Tutti i cittadini devono pagare le tasse.
6.I cittadini devono sempre avere fiducia nel loro governo
7.Il governo non sempre più mantenere le sue promesse.
Produzione orale in classe
Conoscete un paese dove il sistema politico sembra rendere felice le persone? Provate a chiedere ai vostri colleghi di classe oppure a fare una ricerca tramite “google”?
Ricercate delle fotografie che rappresentano dei momenti politici importanti nel vostro paese e racconti i motivi principali.
Lavorate in coppia. Quale di queste problematiche è la più importante nel tuo paese? Qual è la più importante per te?
Tasse troppo alte abbassare le tasse ridurre le armi nucleari fare il servizio militare/civile la pena di morte
Gli ammortizzatori sociali il sistema delle pensiono il servizio sanitario nazionale le cliniche private la scuola pubblica la scuola privata
Lavorate in coppia.
Chiedi al tuo collega le seguenti domande. Conosci le risposte?
Chi è il presidente della Repubblica italiana? Degli Stati Uniti?
Chi è il presidente del consiglio in Italia? In Russia?
Chi sono i presidenti del consiglio dei paesi vicini all’Italia?
Chi sono i rappresentanti locali e nazionali al parlamento?
Chiedi al tuo collega le seguenti domande?
Chi è il presidente della Russia?
Chi è il capo dell’opposizione nel tuo paese?
Chi è il sindaco della tua città?
Chi è il capo del governo della Russia?
Lavorate in gruppo e indicate con una X le espressioni con le quali siete d’accordo
1.Il capo del governo deve essere eletto dal popolo.
2.I cittadini possono votare quando hanno 18 anni.
3.Ci devono sempre essere molti partiti all’interno di una nazione.
4.Le elezioni devono essere frequenti.
5.Tutti i cittadini devono pagare le tasse.
6.I cittadini devono sempre avere fiducia nel loro governo
7.Il governo non sempre più mantenere le sue promesse.
Produzione orale in classe
Conoscete un paese dove il sistema politico sembra rendere felice le persone? Provate a chiedere ai vostri colleghi di classe oppure a fare una ricerca tramite “google”?
IDEE PER LA CLASSE
Le etichette ossia la forma
Leggi i consigli sulle etichette e cerca delle fotografie dove questi consigli sono presenti.
a)Chiedi il permesso prima di fare una foto a qualcuno che non conosci.
b)Nessuno arriva puntuale per una festa o una conferenza. È accettato arrivare mezz’ora in ritardo.
c)Avere un biglietto da visita è fondamentale. Accertati che non viene danneggiato e quando dai o ricevi un biglietto da visita utilizza sempre le due mani. Leggi con molta attenzione il contenuto di questo biglietto da visita.
d)Noi stringiamo la mano alla africana con le persone di tutte le razze. È un modo per evidenziare solidarietà e un impegno per non creare differenze tra le persone. Dopo stringi la mano nel modo occidentale, senza farla andare giù e unisci i due bracci e dopo torni a fare la stretta mano all’occidentale.
e)Mi sento sempre a disagio nell’Asia Orientale perché le persone non guardano negli occhi. Nella mia cultura è importante guardare le persone negli occhi per fare vedere che sei onesto.
f)Non mostrare con il dito e un gesto volgare.
g) Devi coprire la bocca ogni volta che sbadigli.
Lavorate in coppia e discutete su quali di queste “etichette” sono vere nella tua cultura.
Lavorate in gruppo e discute delle vostre domande in merito a queste domande.
a)Le persone parlano con persone che non conoscono? Se sì in quali circostanze?
b)Quali argomenti sono accettabili con una persona che non si conosce?
c)Le persone si alzano sempre per dare il proprio posto in un bus o treno? Se sì in quali circostanze?
d)Le persone salutano le persone che non conoscono?
e)Le persone parlano sempre di quanto guadagnano al lavoro?
f)Quando qualcuno si siede a tavolo è un fatto comune che qualcuno provi ad aiutare questa persona spostando la sedia?
g)Quando qualcuno arriva in una stanza, le persone usano alzarsi?
Quali di queste affermazioni corrispondono meglio alle etichette presenti nel vostro paese.
Soltanto a Natale e a Pasqua. Di solito siamo indifferenti a persone che non conosciamo.
Ci sono molte conversazioni divertenti negli autobus tra vecchi e giovani o con persone di ogni classe sociale a proposito di politica e di soldi oppure su quello che hanno visto o fatto il giorno prima.
Di solito non parli della tua famiglia e di religione. Le persone anziane ti parleranno di politica sicuramente ma anche di lavoro e di meteorologia ma in modo molto convenzionale, cosi tutti tornano a parlare di lavoro o di politica. E molti parlano di sport a proposito della propria squadra nazionale o del proprio club.
Sì capita spesso che le persone parlano del loro lavoro e parlano di quanto guadagnano.
Sì se sale nel bus un militare, ma per tutte le altre persone rimani seduto.
È una cosa comune all’interno di un ristorante molto caro per un cameriere. Lo status sociale dei clienti gioca un ruolo importante in questo comportamento.
Parlando in teoria, i giovani dovrebbe fare sedere le persone più anziane. Ma in questo periodo sono le persone anziane che cedono il proprio posto alle altre persone anziane. Molti giovani non hanno un minimo di decenza.
Produzione orale
Lavorate in coppia. Dite quali consigli dareste ad un visitatore a proposito del vostro paese?
Leggi i consigli sulle etichette e cerca delle fotografie dove questi consigli sono presenti.
a)Chiedi il permesso prima di fare una foto a qualcuno che non conosci.
b)Nessuno arriva puntuale per una festa o una conferenza. È accettato arrivare mezz’ora in ritardo.
c)Avere un biglietto da visita è fondamentale. Accertati che non viene danneggiato e quando dai o ricevi un biglietto da visita utilizza sempre le due mani. Leggi con molta attenzione il contenuto di questo biglietto da visita.
d)Noi stringiamo la mano alla africana con le persone di tutte le razze. È un modo per evidenziare solidarietà e un impegno per non creare differenze tra le persone. Dopo stringi la mano nel modo occidentale, senza farla andare giù e unisci i due bracci e dopo torni a fare la stretta mano all’occidentale.
e)Mi sento sempre a disagio nell’Asia Orientale perché le persone non guardano negli occhi. Nella mia cultura è importante guardare le persone negli occhi per fare vedere che sei onesto.
f)Non mostrare con il dito e un gesto volgare.
g) Devi coprire la bocca ogni volta che sbadigli.
Lavorate in coppia e discutete su quali di queste “etichette” sono vere nella tua cultura.
Lavorate in gruppo e discute delle vostre domande in merito a queste domande.
a)Le persone parlano con persone che non conoscono? Se sì in quali circostanze?
b)Quali argomenti sono accettabili con una persona che non si conosce?
c)Le persone si alzano sempre per dare il proprio posto in un bus o treno? Se sì in quali circostanze?
d)Le persone salutano le persone che non conoscono?
e)Le persone parlano sempre di quanto guadagnano al lavoro?
f)Quando qualcuno si siede a tavolo è un fatto comune che qualcuno provi ad aiutare questa persona spostando la sedia?
g)Quando qualcuno arriva in una stanza, le persone usano alzarsi?
Quali di queste affermazioni corrispondono meglio alle etichette presenti nel vostro paese.
Soltanto a Natale e a Pasqua. Di solito siamo indifferenti a persone che non conosciamo.
Ci sono molte conversazioni divertenti negli autobus tra vecchi e giovani o con persone di ogni classe sociale a proposito di politica e di soldi oppure su quello che hanno visto o fatto il giorno prima.
Di solito non parli della tua famiglia e di religione. Le persone anziane ti parleranno di politica sicuramente ma anche di lavoro e di meteorologia ma in modo molto convenzionale, cosi tutti tornano a parlare di lavoro o di politica. E molti parlano di sport a proposito della propria squadra nazionale o del proprio club.
Sì capita spesso che le persone parlano del loro lavoro e parlano di quanto guadagnano.
Sì se sale nel bus un militare, ma per tutte le altre persone rimani seduto.
È una cosa comune all’interno di un ristorante molto caro per un cameriere. Lo status sociale dei clienti gioca un ruolo importante in questo comportamento.
Parlando in teoria, i giovani dovrebbe fare sedere le persone più anziane. Ma in questo periodo sono le persone anziane che cedono il proprio posto alle altre persone anziane. Molti giovani non hanno un minimo di decenza.
Produzione orale
Lavorate in coppia. Dite quali consigli dareste ad un visitatore a proposito del vostro paese?
IDEE PER LA CLASSE
Le direzioni e le dimensioni
Lessico e produzione orale
1.Lavorate in coppia. Cercate delle fotografie della città di New York e la mappa della città.
Quali sono gli elementi stradali più importanti nella città di New York? Potete usare queste parole
Palazzi stabilimenti ponte castello porto salita monumenti palazzo parco riva statua metropolitana torre museo
2.Lavorate in coppia e pensate ad altre città di vostra conoscenza. Fate una lista degli elementi stradali più importanti?
3.Pensate alle vostre risposte per queste domande
1)Le vostre strade hanno sempre un nome e un numero?
2)I nomi delle città non cambiano mai?
3)Quale indicazione della strada usate maggiormente per indicare la posizione di una piazza nella vostra città?
4)Quanto lontano la gente può lavorare distante da casa propria?
5)Quando qualcuno ti chiede se un luogo della città è lontano, la tua risposta è centrata sul tempo o sulla distanza?
6)Quanto tempo occorre per attraversare da una parte all’altra il tuo paese?
7)Ti capita spesso di camminare a piede nella tua città?
8)Tutte le case e gli appartamenti hanno un numero e un nome?
9)Quanto tempo sei disposto a fare in una giornata per incontrare un amico e/o parente?
Ascolto e lettura
Leggete queste affermazioni e indicate con una X quali di queste affermazioni coincidono con le vostre risposte
Qualche volta uso i nomi delle strade e qualche volta i parchi e i monumenti storici
Indico la distanza di un posto indicando la sua distanza, se invece è vicino allora uso il numero di palazzi
Tendo a camminare molto in città, ma se devo fare 3 o 4 chilometri allora in quel caso prendo l’autobus.
Impiego un’ora per andare al lavoro. La distanza più breve per raggiungere il lavoro sarebbe di 20 minuti e la più lunga sarebbe un’ora o un’ora e mezza con l’autobus o con il treno.
Hanno sempre un nome e un numero. Abbiamo anche delle strade molto lunghe con lo stesso nome. Ci sono dei numeri che servono per identificare delle parti della strada. I nomi delle strade rappresentano dei nomi importanti della storia.
Ci sono palazzi con numeri e ci sono nuovi palazzi costruiti soltanto con dei nomi
Sì qualche volta le strade cambiano nome con degli altri personaggi storici più recenti.
La mia famiglia e i miei amici abitiamo vicino. Penso che se volessi incontrali dovrei viaggiare per un’ora.
Una settimana da una parte all’altra.
Attività di produzione orale
Prendete le domande numero 3 e 4 dell’esercizio numero 3 e discutete con il vostro collega delle vostre risposte.
Lessico e produzione orale
1.Lavorate in coppia. Cercate delle fotografie della città di New York e la mappa della città.
Quali sono gli elementi stradali più importanti nella città di New York? Potete usare queste parole
Palazzi stabilimenti ponte castello porto salita monumenti palazzo parco riva statua metropolitana torre museo
2.Lavorate in coppia e pensate ad altre città di vostra conoscenza. Fate una lista degli elementi stradali più importanti?
3.Pensate alle vostre risposte per queste domande
1)Le vostre strade hanno sempre un nome e un numero?
2)I nomi delle città non cambiano mai?
3)Quale indicazione della strada usate maggiormente per indicare la posizione di una piazza nella vostra città?
4)Quanto lontano la gente può lavorare distante da casa propria?
5)Quando qualcuno ti chiede se un luogo della città è lontano, la tua risposta è centrata sul tempo o sulla distanza?
6)Quanto tempo occorre per attraversare da una parte all’altra il tuo paese?
7)Ti capita spesso di camminare a piede nella tua città?
8)Tutte le case e gli appartamenti hanno un numero e un nome?
9)Quanto tempo sei disposto a fare in una giornata per incontrare un amico e/o parente?
Ascolto e lettura
Leggete queste affermazioni e indicate con una X quali di queste affermazioni coincidono con le vostre risposte
Qualche volta uso i nomi delle strade e qualche volta i parchi e i monumenti storici
Indico la distanza di un posto indicando la sua distanza, se invece è vicino allora uso il numero di palazzi
Tendo a camminare molto in città, ma se devo fare 3 o 4 chilometri allora in quel caso prendo l’autobus.
Impiego un’ora per andare al lavoro. La distanza più breve per raggiungere il lavoro sarebbe di 20 minuti e la più lunga sarebbe un’ora o un’ora e mezza con l’autobus o con il treno.
Hanno sempre un nome e un numero. Abbiamo anche delle strade molto lunghe con lo stesso nome. Ci sono dei numeri che servono per identificare delle parti della strada. I nomi delle strade rappresentano dei nomi importanti della storia.
Ci sono palazzi con numeri e ci sono nuovi palazzi costruiti soltanto con dei nomi
Sì qualche volta le strade cambiano nome con degli altri personaggi storici più recenti.
La mia famiglia e i miei amici abitiamo vicino. Penso che se volessi incontrali dovrei viaggiare per un’ora.
Una settimana da una parte all’altra.
Attività di produzione orale
Prendete le domande numero 3 e 4 dell’esercizio numero 3 e discutete con il vostro collega delle vostre risposte.
martedì 20 aprile 2010
IDEE PER LA CLASSE
Fare shopping
Lessico e lettura
Discutete con il vostro collega su queste forme di pagamento e ditegli se e quando usate queste formule di pagamento
Liquido/ assegni/ monete/ carte di credito / carte prepagate/ spiccioli/ pagare in acconto
Lavorate in coppia. Discutete sul luogo commerciale e sul come pagare i seguenti prodotti
Frigorifero automobile dolci vino abbonamenti del bus/treno fiori cioccolato abbigliamento libri
Leggi il testo a proposito della “negoziazione” e indica in quale parte del testo puoi individuare queste informazioni
Per che cosa non fai una negoziazione?
Come fai a sapere se hai ottenuto un buon prezzo?
Che cos’è una negoziazione e quando impari a farlo?
Come si fa una negoziazione?
Per quale motivo si fa una negoziazione?
Testo
Negoziare
Fare una negoziazione o una trattativa è come imparare un’altra lingua. All’inizio non capisci bene e fai sempre degli errori. Dopo aver fatto un po’ di pratica diventi un po’ più bravo e comincia a sembrarti naturale. Spesso solo con il tempo riesci a farlo senza troppo pensare a che cosa stai facendo.
Di solito si fa una negoziazione quando si compra una casa o una cucina, dei gioielli, dei nuovi mobili per la casa, pagare un affitto per una casa oppure fare una vacanza. Ma puoi capitare anche di fare una negoziazione per pagare un imbiacchino o un idraulico per riparare dei danni alla casa.
Di solito non si fa una negoziazione per comprare delle sigarette o degli alcolici o per andare al ristorante, biglietti per il treno, medicinali o prodotti di largo consumo come l’olio, burro, zucchero, tè,latte. Tutti questi prodotti hanno un prezzo indicato in ogni circostanza.
Prima di fare una negoziazione cerca di sapere quale prezzo vuoi pagare, se puoi chiedi qualche consiglio ad un amico. Quando inizi prova a non mostrare troppo entusiasmo, mostra piuttosto di non avere un reale interesse per il prodotto. Potresti dire al negoziante che hai visto lo stesso prodotto in un altro negozio ad un prezzo inferiore oppure che non hai tutti i soldi necessari per comprare questo prodotto. Dopo questa premessa puoi cominciare ad apprezzare il lavoro del venditore e il suo prodotto facendo una concreta offerta e se viene accettata dal venditore dovrai chiudere subito l’affare.
Se non accetta il tuo prezzo, in quel caso puoi andare via senza dare l’impressione di volere tornare indietro con la tua decisione. Una cosa importante è quella di non andare via se il venditore ha accettato il tuo prezzo.
Quando la negoziazione è finita, la tua negoziazione sarà andata a buon fine se ti sentirai esausto e stanco ma se invece pensi che la negoziazione sia stata facile e che il venditore sta sorridendo, allora in quel caso devi pensare che hai pagato troppo il prodotto.
Lavorate in coppia
Rispondete a queste domande
In quali nazioni è comune negoziare il prezzo?
Sei una persona che fa negoziazione nel tuo paese?
Se non, in quale circostanza ai dovuto negoziare nella tua vita?
Pensi che sia facile o difficile negoziare?
Vorresti negoziare qualche prodotto oppure nessuno? Se sì come faresti per ottenere un prezzo vantaggioso?
Leggete in gruppo queste affermazioni e segnate con una X quella che vi sembra corretta per il tuo paese
La gente non gira con molti soldi liquidi con sé.
Non utilizzando le carte di credito
Non utilizzano gli assegni
Generalmente pagano tutto in liquido
Comprano generalmente tutto nello stesso negozio
Generalmente tutti i prezzi sono indicati sul prodotto
È cosa normale negoziare i prezzi
Ci sono generalmente dei periodi di saldi durante l’anno
Lessico e lettura
Discutete con il vostro collega su queste forme di pagamento e ditegli se e quando usate queste formule di pagamento
Liquido/ assegni/ monete/ carte di credito / carte prepagate/ spiccioli/ pagare in acconto
Lavorate in coppia. Discutete sul luogo commerciale e sul come pagare i seguenti prodotti
Frigorifero automobile dolci vino abbonamenti del bus/treno fiori cioccolato abbigliamento libri
Leggi il testo a proposito della “negoziazione” e indica in quale parte del testo puoi individuare queste informazioni
Per che cosa non fai una negoziazione?
Come fai a sapere se hai ottenuto un buon prezzo?
Che cos’è una negoziazione e quando impari a farlo?
Come si fa una negoziazione?
Per quale motivo si fa una negoziazione?
Testo
Negoziare
Fare una negoziazione o una trattativa è come imparare un’altra lingua. All’inizio non capisci bene e fai sempre degli errori. Dopo aver fatto un po’ di pratica diventi un po’ più bravo e comincia a sembrarti naturale. Spesso solo con il tempo riesci a farlo senza troppo pensare a che cosa stai facendo.
Di solito si fa una negoziazione quando si compra una casa o una cucina, dei gioielli, dei nuovi mobili per la casa, pagare un affitto per una casa oppure fare una vacanza. Ma puoi capitare anche di fare una negoziazione per pagare un imbiacchino o un idraulico per riparare dei danni alla casa.
Di solito non si fa una negoziazione per comprare delle sigarette o degli alcolici o per andare al ristorante, biglietti per il treno, medicinali o prodotti di largo consumo come l’olio, burro, zucchero, tè,latte. Tutti questi prodotti hanno un prezzo indicato in ogni circostanza.
Prima di fare una negoziazione cerca di sapere quale prezzo vuoi pagare, se puoi chiedi qualche consiglio ad un amico. Quando inizi prova a non mostrare troppo entusiasmo, mostra piuttosto di non avere un reale interesse per il prodotto. Potresti dire al negoziante che hai visto lo stesso prodotto in un altro negozio ad un prezzo inferiore oppure che non hai tutti i soldi necessari per comprare questo prodotto. Dopo questa premessa puoi cominciare ad apprezzare il lavoro del venditore e il suo prodotto facendo una concreta offerta e se viene accettata dal venditore dovrai chiudere subito l’affare.
Se non accetta il tuo prezzo, in quel caso puoi andare via senza dare l’impressione di volere tornare indietro con la tua decisione. Una cosa importante è quella di non andare via se il venditore ha accettato il tuo prezzo.
Quando la negoziazione è finita, la tua negoziazione sarà andata a buon fine se ti sentirai esausto e stanco ma se invece pensi che la negoziazione sia stata facile e che il venditore sta sorridendo, allora in quel caso devi pensare che hai pagato troppo il prodotto.
Lavorate in coppia
Rispondete a queste domande
In quali nazioni è comune negoziare il prezzo?
Sei una persona che fa negoziazione nel tuo paese?
Se non, in quale circostanza ai dovuto negoziare nella tua vita?
Pensi che sia facile o difficile negoziare?
Vorresti negoziare qualche prodotto oppure nessuno? Se sì come faresti per ottenere un prezzo vantaggioso?
Leggete in gruppo queste affermazioni e segnate con una X quella che vi sembra corretta per il tuo paese
La gente non gira con molti soldi liquidi con sé.
Non utilizzando le carte di credito
Non utilizzano gli assegni
Generalmente pagano tutto in liquido
Comprano generalmente tutto nello stesso negozio
Generalmente tutti i prezzi sono indicati sul prodotto
È cosa normale negoziare i prezzi
Ci sono generalmente dei periodi di saldi durante l’anno
Idee per la classe
I proverbi
Lettura e produzione orale
Individuate alcune fotografie che rappresentano alcuni dei proverbi presenti in questa lista
1.Quando i gatti vanno via, i topi cominciano a giocare. ( proverbio americano)
2.Avere sempre un ombrello pronto prima che cominci a piovere. ( proverbio malesiano)
3.Lavorare sempre e mai giocare fanno di Jack un ragazzo noioso. (proverbio britannico).
4.Quando fai qualcosa, devi sempre preoccuparti di quella cosa. (Proverbio coreano)
5.Se non hai quello che vorresti, dovresti amare quello che hai. (Proverbio rumeno)
6.È meglio avere un uccello nelle proprie mani che averne un centinaio andati via. (prov. Messicano)
7.Quando il padrone non è a casa, i polli se ne vanno nel campo delle cozze. Proverbio vietnamita
8.Avere dei bambini è come rafforzare il tuo scheletro. (Proverbio Zulu)
9.Il meglio che puoi dare di te è il meglio solo per una donna di campagna. (Proverbio arabo)
10.Dimmi con chi cammini, e ti dirò chi sei. (Proverbio argentino)
Lavorate in coppie . Puoi spiegare il significato di questi proverbi? Esistono proverbi simili nella tua lingua?
Lettura ed ascolto
Leggi l’intervista con Thabo a proposito dei proverbi e decidi dove collocare queste parole.
Padrone bambino mani lione topi carino denaro genitori insegnante
Intervistatore: parlami di alcuni proverbi provenienti dalla tua cultura?
Thabo: Allora, uno dei proverbi più conosciuto è “ quando i gatti vanno via, ………….. vanno a giocare.
Intervistatore: E quali sono i valori e le intenzioni presenti in questo proverbio secondo te?
Thabo: allora, qualche volta quando …………. Vanno via, i bambini spesso si comportano in modo negativo. Anche quando i genitori o la persona che ricopre il ruolo di responsabilità nei loro confronti, come ad esempio i loro …………………… or i loro ………………….. vanno via, le persone non dovrebbero comportarsi come tendono a fare. Ci dovrebbe essere sempre una forma di disciplina per…………………………, anche per crescere come persona. Le persone dovrebbero comportarsi bene, anche quando non c’è nessuno che li controlla.
Altri proverbi sono “non contare i tuoi polli prima di prenderlo” e “ il tempo è …………….”. Questi proverbi offrono dei consigli importanti. Il primo proverbio significa che non devi dare per scontato qualcosa prima che non sia certa, e il secondo proverbio significa che non devi perdere il tuo tempo. E abbiamo un altro proverbio in Sesotho (regione del Sud Africa): “molti………. Possono uscidere tutti, anche un………………..”. Questo proverbio significa che se rimaniamo insieme e ci diamo una mano, e ci aiutiamo reciprocamente possiamo fare un sacco di cose.
Preparate una lista di 7 proverbi italiani e fate indovinare il loro significato ai vostri studenti
Chi la fa l’aspetta/ meglio un uovo oggi che una gallina domani/ chi si accontenta gode/ meglio un somaro vivo che un medico malato/l’erba del vicino è sempre più verde/meglio tardi che mai/
Ascoltare individualmente gli studenti su un proverbio scelto da loro.
Attività in classe
Fai una lista di proverbi e di detti nella tua cultura. Adesso traduci questi proverbi in italiano.
Lavorate in gruppo: uno studente per volta sceglie un proverbio e lo descrive al suo partner. Non dire come si chiama il proverbio. Il tuo collega deve indovinare il proverbio che stai descrivendo.
Lettura e produzione orale
Individuate alcune fotografie che rappresentano alcuni dei proverbi presenti in questa lista
1.Quando i gatti vanno via, i topi cominciano a giocare. ( proverbio americano)
2.Avere sempre un ombrello pronto prima che cominci a piovere. ( proverbio malesiano)
3.Lavorare sempre e mai giocare fanno di Jack un ragazzo noioso. (proverbio britannico).
4.Quando fai qualcosa, devi sempre preoccuparti di quella cosa. (Proverbio coreano)
5.Se non hai quello che vorresti, dovresti amare quello che hai. (Proverbio rumeno)
6.È meglio avere un uccello nelle proprie mani che averne un centinaio andati via. (prov. Messicano)
7.Quando il padrone non è a casa, i polli se ne vanno nel campo delle cozze. Proverbio vietnamita
8.Avere dei bambini è come rafforzare il tuo scheletro. (Proverbio Zulu)
9.Il meglio che puoi dare di te è il meglio solo per una donna di campagna. (Proverbio arabo)
10.Dimmi con chi cammini, e ti dirò chi sei. (Proverbio argentino)
Lavorate in coppie . Puoi spiegare il significato di questi proverbi? Esistono proverbi simili nella tua lingua?
Lettura ed ascolto
Leggi l’intervista con Thabo a proposito dei proverbi e decidi dove collocare queste parole.
Padrone bambino mani lione topi carino denaro genitori insegnante
Intervistatore: parlami di alcuni proverbi provenienti dalla tua cultura?
Thabo: Allora, uno dei proverbi più conosciuto è “ quando i gatti vanno via, ………….. vanno a giocare.
Intervistatore: E quali sono i valori e le intenzioni presenti in questo proverbio secondo te?
Thabo: allora, qualche volta quando …………. Vanno via, i bambini spesso si comportano in modo negativo. Anche quando i genitori o la persona che ricopre il ruolo di responsabilità nei loro confronti, come ad esempio i loro …………………… or i loro ………………….. vanno via, le persone non dovrebbero comportarsi come tendono a fare. Ci dovrebbe essere sempre una forma di disciplina per…………………………, anche per crescere come persona. Le persone dovrebbero comportarsi bene, anche quando non c’è nessuno che li controlla.
Altri proverbi sono “non contare i tuoi polli prima di prenderlo” e “ il tempo è …………….”. Questi proverbi offrono dei consigli importanti. Il primo proverbio significa che non devi dare per scontato qualcosa prima che non sia certa, e il secondo proverbio significa che non devi perdere il tuo tempo. E abbiamo un altro proverbio in Sesotho (regione del Sud Africa): “molti………. Possono uscidere tutti, anche un………………..”. Questo proverbio significa che se rimaniamo insieme e ci diamo una mano, e ci aiutiamo reciprocamente possiamo fare un sacco di cose.
Preparate una lista di 7 proverbi italiani e fate indovinare il loro significato ai vostri studenti
Chi la fa l’aspetta/ meglio un uovo oggi che una gallina domani/ chi si accontenta gode/ meglio un somaro vivo che un medico malato/l’erba del vicino è sempre più verde/meglio tardi che mai/
Ascoltare individualmente gli studenti su un proverbio scelto da loro.
Attività in classe
Fai una lista di proverbi e di detti nella tua cultura. Adesso traduci questi proverbi in italiano.
Lavorate in gruppo: uno studente per volta sceglie un proverbio e lo descrive al suo partner. Non dire come si chiama il proverbio. Il tuo collega deve indovinare il proverbio che stai descrivendo.
IDEE PER LA CLASSE
I media
Discutete dei media presenti nel vostro paese. Quanti giornali, canali televisivi e frequenze radiofoniche
Quali sono gli articoli che hanno maggiore attenzione e i programmi
Come vengono pagati
Utilizzate queste parole per aiutare la vostra discussione
Pubblicità quotidiani giochi televisivi pettegolezzo canone televisivo programmi satellite fiction televisive settimanali
Leggi queste domande e decidi dove collocare queste domande all’interno dell’intervista tra Seb e l’intervistatore
Ci sono dei giornali controllati dal governo?
Quanti canali televisivi hanno più successo nel tuo paese? Quanto tempo passi a guardare questi programmi?
Tutte le persone hanno più di una televisione nella propria casa?
Quanti canali televisivi ci sono nel tuo paese?
Le persone ascoltano molto la radio nel tuo paese?
Quale tipo di programmi televisivi ci sono alla radio nel tuo paese?
Quali sono i programmi televisivi che hanno maggiore successo nel tuo paese?
Le persone leggono i quotidiani nel tuo paese? Se si leggono giornali nazionali o regionali?
I giornali sono influenzati da qualche partito politico?
Quante volte ti capita di comprare un giornale? Quante volte leggi un giornale durante una settimana?
Intervista a Seb
Intervistatore: ?
Seb : Penso che molte persone ci provano. Penso di sapere quello che mi circonda e di imparare dagli eventi internazionali, e nel proprio paese.
Intervistatore: ?
Seb: Provo a leggerne uno una volta al giorno quando vado a scuola, e ne compro uno durante il fine settimana.
Intervistatore: ?
Seb: Non perché viviamo in democrazia e la stampa è libera
Intervistatore: ?
Seb: Sicuramente. La maggioranza dei giornali sono gestiti da conservatori, ma non criticano sempre il governo laburista.
Intervistatore: ?
Seb: Penso che molte persone lo fa.
Intervistatore: ?
Seb: molte persone ha cinque canali televisivi. Dopo c’è il satellite e il digitale terrestre.
Intervistatore: ?
Seb: fiction comiche, cartoni animati per bambini, teatro e fiction.
Intervistatore: ?
Seb: dipende dalle persone. Io guardo 3 o 4 ore di televisione al giorno.
Intervistatore: ?
Seb : comparato alla televisione, non molto.
Intervistatore: ?
Seb: programmi musicali: classic FM e radio 3, radio 1 che è molto popolare e moderna per gli ascoltatori più giovani. Poi ci sono programmi seri di politica.
Lavorate in coppia
Rispondete alle domande dell’intervista e confrontatevi con il vostro collega.
Discutete dei media presenti nel vostro paese. Quanti giornali, canali televisivi e frequenze radiofoniche
Quali sono gli articoli che hanno maggiore attenzione e i programmi
Come vengono pagati
Utilizzate queste parole per aiutare la vostra discussione
Pubblicità quotidiani giochi televisivi pettegolezzo canone televisivo programmi satellite fiction televisive settimanali
Leggi queste domande e decidi dove collocare queste domande all’interno dell’intervista tra Seb e l’intervistatore
Ci sono dei giornali controllati dal governo?
Quanti canali televisivi hanno più successo nel tuo paese? Quanto tempo passi a guardare questi programmi?
Tutte le persone hanno più di una televisione nella propria casa?
Quanti canali televisivi ci sono nel tuo paese?
Le persone ascoltano molto la radio nel tuo paese?
Quale tipo di programmi televisivi ci sono alla radio nel tuo paese?
Quali sono i programmi televisivi che hanno maggiore successo nel tuo paese?
Le persone leggono i quotidiani nel tuo paese? Se si leggono giornali nazionali o regionali?
I giornali sono influenzati da qualche partito politico?
Quante volte ti capita di comprare un giornale? Quante volte leggi un giornale durante una settimana?
Intervista a Seb
Intervistatore: ?
Seb : Penso che molte persone ci provano. Penso di sapere quello che mi circonda e di imparare dagli eventi internazionali, e nel proprio paese.
Intervistatore: ?
Seb: Provo a leggerne uno una volta al giorno quando vado a scuola, e ne compro uno durante il fine settimana.
Intervistatore: ?
Seb: Non perché viviamo in democrazia e la stampa è libera
Intervistatore: ?
Seb: Sicuramente. La maggioranza dei giornali sono gestiti da conservatori, ma non criticano sempre il governo laburista.
Intervistatore: ?
Seb: Penso che molte persone lo fa.
Intervistatore: ?
Seb: molte persone ha cinque canali televisivi. Dopo c’è il satellite e il digitale terrestre.
Intervistatore: ?
Seb: fiction comiche, cartoni animati per bambini, teatro e fiction.
Intervistatore: ?
Seb: dipende dalle persone. Io guardo 3 o 4 ore di televisione al giorno.
Intervistatore: ?
Seb : comparato alla televisione, non molto.
Intervistatore: ?
Seb: programmi musicali: classic FM e radio 3, radio 1 che è molto popolare e moderna per gli ascoltatori più giovani. Poi ci sono programmi seri di politica.
Lavorate in coppia
Rispondete alle domande dell’intervista e confrontatevi con il vostro collega.
lunedì 19 aprile 2010
idee per la classe didattica
Superstizioni
Lavorate in coppia. Cercate delle immagini che rappresentano delle situazioni di superstizioni?
Chiedete al vostro collega se crede nella superstizione?
Leggete questa lista di superstizioni provenienti da vari paesi del mondo. Riconoscete in queste superstizioni qualcuno che viene condivisa anche nel tuo paese?
Se metti del sale intorno a te questo significare avere della fortuna
le donne possono chiedere la mano di un uomo solo il 29 febbraio
per augurare buona fortuna a qualcuno devi incrociare le dita.
Uno specchio che si rompe significa sfortuna per 7 anni
Non devi mai rimproverare un bambino il primo dell’anno
Porta male andare a visitare un neonato di martedì
Leggi il testo a proposito della superstizione in Turchia.
Cerca nel testo quello che viene detto nel testo a proposito:
l’occhio maligno / la fortuna / la sfortuna / oggetti che portano male / animali / la notte / i numeri
In Turchia molte persone sono superstiziose. La superstizione più comune è quella legata al malocchio.
Le persone con gli occhi blu o verdi vengono definiti come pericolosi. I bambini e le case spesso hanno un degli oggetti collocate sulla facciata della casa per proteggersi dal malocchio. Devi sorridere quando vedi arrivare una luna nuova nel cielo cosi avrai un mese molto fortunato. Un’altra superstizione è quella di mettere dell’acqua in un caraffa quando una persona va via in modo da augurargli che la giornata vada bene. Un'altra cosa importante è quella di non togliersi le scarpe una sull’altra perché questo significa l’arrivo di problemi per il proprietario del luogo. Le forbici e i coltelli vengono definiti come molto pericolosi per le persone superstiziose perché non devi passare questi oggetti ad un’altra persona, ma li devi lasciare in posizione non rialzata cosi l’altra persona potrà prenderli.
Ci sono numerose superstiziosi legate al mondo degli animali. Porta male uccidere un ragno oppure vedere un gatto nero. Non bisogna mai fare le pulizie di casa dopo il tramonto per evitare la presenza di anime oscure che ti aspettano nell’ombra.
Ci sono anche delle superstizioni legate ai numeri, come ad esempio il 13 come numero sfortunato. Sono poche le case che hanno il numero 13. Il numero 100 non porta male, ma non viene usato come numero delle case perché il numero 100 ( yuz numara) significa in linguaggio colloquiale il bagno.
Lavorate in coppia
Discutete su quali di questi superstizioni avete in comune con il testo?
Lavorate in gruppo
Discutete a proposito di questa lista di elementi per vedere se nella vostra cultura esistono delle superstizioni legate a questi elementi.
I Numeri:
Date e giorni speciali:
colori:
fare dei regali:
alcune parole:
animali:
il tempo:
neonati:
fortuna in amore:
regali:
i riti legati alla buona/cattiva fortuna:
Scrivi una lista di superstizioni legate alla tua cultura e decidi a quali di queste superstizioni credi e a quali non credi.
Lavorate in coppia. Cercate delle immagini che rappresentano delle situazioni di superstizioni?
Chiedete al vostro collega se crede nella superstizione?
Leggete questa lista di superstizioni provenienti da vari paesi del mondo. Riconoscete in queste superstizioni qualcuno che viene condivisa anche nel tuo paese?
Se metti del sale intorno a te questo significare avere della fortuna
le donne possono chiedere la mano di un uomo solo il 29 febbraio
per augurare buona fortuna a qualcuno devi incrociare le dita.
Uno specchio che si rompe significa sfortuna per 7 anni
Non devi mai rimproverare un bambino il primo dell’anno
Porta male andare a visitare un neonato di martedì
Leggi il testo a proposito della superstizione in Turchia.
Cerca nel testo quello che viene detto nel testo a proposito:
l’occhio maligno / la fortuna / la sfortuna / oggetti che portano male / animali / la notte / i numeri
In Turchia molte persone sono superstiziose. La superstizione più comune è quella legata al malocchio.
Le persone con gli occhi blu o verdi vengono definiti come pericolosi. I bambini e le case spesso hanno un degli oggetti collocate sulla facciata della casa per proteggersi dal malocchio. Devi sorridere quando vedi arrivare una luna nuova nel cielo cosi avrai un mese molto fortunato. Un’altra superstizione è quella di mettere dell’acqua in un caraffa quando una persona va via in modo da augurargli che la giornata vada bene. Un'altra cosa importante è quella di non togliersi le scarpe una sull’altra perché questo significa l’arrivo di problemi per il proprietario del luogo. Le forbici e i coltelli vengono definiti come molto pericolosi per le persone superstiziose perché non devi passare questi oggetti ad un’altra persona, ma li devi lasciare in posizione non rialzata cosi l’altra persona potrà prenderli.
Ci sono numerose superstiziosi legate al mondo degli animali. Porta male uccidere un ragno oppure vedere un gatto nero. Non bisogna mai fare le pulizie di casa dopo il tramonto per evitare la presenza di anime oscure che ti aspettano nell’ombra.
Ci sono anche delle superstizioni legate ai numeri, come ad esempio il 13 come numero sfortunato. Sono poche le case che hanno il numero 13. Il numero 100 non porta male, ma non viene usato come numero delle case perché il numero 100 ( yuz numara) significa in linguaggio colloquiale il bagno.
Lavorate in coppia
Discutete su quali di questi superstizioni avete in comune con il testo?
Lavorate in gruppo
Discutete a proposito di questa lista di elementi per vedere se nella vostra cultura esistono delle superstizioni legate a questi elementi.
I Numeri:
Date e giorni speciali:
colori:
fare dei regali:
alcune parole:
animali:
il tempo:
neonati:
fortuna in amore:
regali:
i riti legati alla buona/cattiva fortuna:
Scrivi una lista di superstizioni legate alla tua cultura e decidi a quali di queste superstizioni credi e a quali non credi.
Lo spazio abitativo come scena culturale
Lo spazio abitativo come scena culturale
Lo spazio abitativo come metafora del tuo spazio esistenziale
La premessa iniziale parte da questa osservazione fatta tra me e me: vivere in 9 metri quadri ti offre un’altra visione del tuo spazio vita con te stesso e con gli altri. Prendendo in prestito il termine di “scena culturale”dal modello di lavoro di Dell’Hymes denominato SPEAKING ho voluto indagare la presenza o meno di una correlazione tra proprio spazio abitativo e spazio esistenziale. La mia tesi è quella di affermare che la riduzione dello spazio abitativo ha delle ripercussioni psicologiche sul vostro spazio di vita o di richiesta di “esistenza” in quanto ci si abitua a vivere in un piccolo spazio abitativo sinonimo del vostro piccolo spazio di richiesta di vita. Quando si vive in un piccolo spazio abitativo sostengo che sul piano inconscio della propria personalità avvenga una riduzione delle richieste personali di spazio che merito per vivere nel teatro della vita, in quanto la mia condizione abitativa mi riporta alla mia condizione esistenziale e anche socio-economica in ultima analisi. In un mondo ridotto al “tutto economico”, questo spazio abitativo ridotto al massimo mette in risalto la propria condizione di marginalità e di debolezza all’interno della vita economica di un dato territorio.
Prendiamo l’esempio dello spazio abitativo all’interno di una residenza universitaria in Francia dove lo spazio in termini di metri quadri arriva a 12, causando secondo la mia riflessione un ripiegamento su se stessi in termini socio psicologici dato che lo spazio abitativo non permette di accogliere gli altri nel proprio spazio abitativo. Al contrario questo spazio di stanza-casa permette, ad differenza del modello di residenza per studenti, un’intimità con gli altri ma senza una vera e propria socializzazione. Ad esempio, questo sentimento di non poter condividere il proprio spazio di vita con qualcuno ha delle conseguenze nella tua vita con gli amici, in quanto si tende a non invitare i propri amici ad entrare nella propria stanza-casa, creando quel sentimento di eterna estraneità anche con le persone ritenute “importanti” all’interno di questa data scena culturale denominata residenza universitaria.
Se prendo invece le residenze che ho conosciuto nel contesto culturale italiano posso dire che spesso non è concesso di vivere da soli nella propria stanza in quanto viene spesso condivisa con un’altra persona, eliminando di fatto ogni possibilità di intimità sia con se stesso che con gli altri. In pratica, la vita in residenza in Italia è una vita da considerare come una parentesi e quindi vengono eliminati i rituali di personalizzazione della vita all’interno della residenza, come ad esempio eliminando la presenza di una cucina nella propria stanza o di una stanza singola.
A differenza della Francia, la stanza in residenza in Italia è più grande in metri quadri come traduzione di un maggior spazio di movimento concesso all’interno di una stanza-casa, dove la casa è vissuta secondo la tradizione italiana come la cellula primaria di ogni forma di vita identitaria e sociale.
Questo esercizio di comparazione dello spazio abitativo tra residenza francese ed italiana fa capire una grossa differenza tra le due comunità culturali in quanto la residenza francese permette una certa vita intima senza sottrazione o messa in parentesi della tua persona durante un periodo formativo ed esistenziale molto importante per la propria crescita umana e interazionale “con e per gli altri” mentre quella italiana tende ad eliminare ogni forma di vita intima in ogni luogo dove si è costretti a vivere con gli altri creando di fatto un elevato tasso di frustrazione, ma allo stesso tempo questa stessa frustrazione permette un miglior controllo della popolazione della residenza e dei futuri cittadini che sono passati per questo genere di esperienza.
Lo spazio abitativo come metafora del tuo spazio esistenziale
La premessa iniziale parte da questa osservazione fatta tra me e me: vivere in 9 metri quadri ti offre un’altra visione del tuo spazio vita con te stesso e con gli altri. Prendendo in prestito il termine di “scena culturale”dal modello di lavoro di Dell’Hymes denominato SPEAKING ho voluto indagare la presenza o meno di una correlazione tra proprio spazio abitativo e spazio esistenziale. La mia tesi è quella di affermare che la riduzione dello spazio abitativo ha delle ripercussioni psicologiche sul vostro spazio di vita o di richiesta di “esistenza” in quanto ci si abitua a vivere in un piccolo spazio abitativo sinonimo del vostro piccolo spazio di richiesta di vita. Quando si vive in un piccolo spazio abitativo sostengo che sul piano inconscio della propria personalità avvenga una riduzione delle richieste personali di spazio che merito per vivere nel teatro della vita, in quanto la mia condizione abitativa mi riporta alla mia condizione esistenziale e anche socio-economica in ultima analisi. In un mondo ridotto al “tutto economico”, questo spazio abitativo ridotto al massimo mette in risalto la propria condizione di marginalità e di debolezza all’interno della vita economica di un dato territorio.
Prendiamo l’esempio dello spazio abitativo all’interno di una residenza universitaria in Francia dove lo spazio in termini di metri quadri arriva a 12, causando secondo la mia riflessione un ripiegamento su se stessi in termini socio psicologici dato che lo spazio abitativo non permette di accogliere gli altri nel proprio spazio abitativo. Al contrario questo spazio di stanza-casa permette, ad differenza del modello di residenza per studenti, un’intimità con gli altri ma senza una vera e propria socializzazione. Ad esempio, questo sentimento di non poter condividere il proprio spazio di vita con qualcuno ha delle conseguenze nella tua vita con gli amici, in quanto si tende a non invitare i propri amici ad entrare nella propria stanza-casa, creando quel sentimento di eterna estraneità anche con le persone ritenute “importanti” all’interno di questa data scena culturale denominata residenza universitaria.
Se prendo invece le residenze che ho conosciuto nel contesto culturale italiano posso dire che spesso non è concesso di vivere da soli nella propria stanza in quanto viene spesso condivisa con un’altra persona, eliminando di fatto ogni possibilità di intimità sia con se stesso che con gli altri. In pratica, la vita in residenza in Italia è una vita da considerare come una parentesi e quindi vengono eliminati i rituali di personalizzazione della vita all’interno della residenza, come ad esempio eliminando la presenza di una cucina nella propria stanza o di una stanza singola.
A differenza della Francia, la stanza in residenza in Italia è più grande in metri quadri come traduzione di un maggior spazio di movimento concesso all’interno di una stanza-casa, dove la casa è vissuta secondo la tradizione italiana come la cellula primaria di ogni forma di vita identitaria e sociale.
Questo esercizio di comparazione dello spazio abitativo tra residenza francese ed italiana fa capire una grossa differenza tra le due comunità culturali in quanto la residenza francese permette una certa vita intima senza sottrazione o messa in parentesi della tua persona durante un periodo formativo ed esistenziale molto importante per la propria crescita umana e interazionale “con e per gli altri” mentre quella italiana tende ad eliminare ogni forma di vita intima in ogni luogo dove si è costretti a vivere con gli altri creando di fatto un elevato tasso di frustrazione, ma allo stesso tempo questa stessa frustrazione permette un miglior controllo della popolazione della residenza e dei futuri cittadini che sono passati per questo genere di esperienza.
Il portierato come metafora culturale dell’Italia
Il portierato come metafora culturale dell’Italia
Cosa pensate quando vi dico la parola “portiere”? A me questa parola fa pensare ad un albergo, un condominio oppure qualche ente pubblico o privato che si avvale di questa figura professionale. In questo intervento ho intensione di parlare del ruolo del portiere all’interno della società italiana come modo per parlarvi della mia analisi culturale delle identità culturali italiane. So che un esercizio di questo genere può essere pericoloso ma credo che il rischio debba fare parte di chi lavora sul contenuto sociale ed umano di una società in transizione. La prima cosa che mi viene alla mente pensando al mestiere del portiere è di rispondere al seguente quesito: quali sono le funzioni del portiere? Dal mio punto di vista, la prima cosa che deve avere un buon portiere sono le “chiavi” per aprire o chiudere tutte le stanze presenti all’interno dell’edificio in cui si lavora. In termini culturali, la “chiave” identifica il codice, la formula o la risorsa non disponibile per tutti gli utenti dell’edificio in questione. Questa chiave rappresenta il modo per iniziare oppure concludere i rapporti con gli utenti esterni alla struttura lavorativa in modo discrezionale. Di fatto, il portiere può svolgere il suo ruolo di mediatore tra gli utenti e la parte ufficiale dell’edificio con molta libertà in quanto il regolamento vigente non è noto alle persone ed è compilato in un modo tale che difficilmente possa essere rispettato e compreso in senso generale.
Questa chiave rappresenta un po’ la sua agenda segreta agli occhi degli utenti esterni in quanto gli permette di diventare importante per gli altri per via del grado di opacità che potrà esercitare nei confronti degli altri utenti del servizio.
Data la presenza di questa chiave, adesso il portiere potrà cominciare a “verificare” il comportamento dei presenti all’interno dell’edificio avendo come riferimento il regolamento che conosci soltanto tu. La stessa postazione fisica del portiere, all’entrata dell’edificio, gli permette di diventare il mediatore di ogni rapporto tra utenti e la parte “ufficiale” dell’edificio. Questa azione gli permette di canalizzare le richieste degli utenti in modo discrezionale facendo nascere la prima forma di cellula di potere all’interno dello stesso edificio. Questa sua presenza fisica e il suo ruolo di mediatore delle richieste impedisce lo sviluppo di un rapporto diretto e democratico con le istituzioni. Inoltre, partendo dalla sua collocazione geografica all’interno dell’edificio, gli sarà possibile vedere o sentire “le cose non viste” o le cose “non dette”, conferendo alla sua persona il potere di sapere delle cose degli altri che potrà sempre divulgare a chi riterrà utile fare per la sua persona nei momenti difficili sempre presenti in un contesto lavorativo.
Dato questo suo potere conoscitivo sugli altri, questo gli permette di essere temuto e di esercitare un certo tipo di potere sulle altre persone frequentatori dell’edificio. Quindi tu conosci tutti i segreti celati all’interno della vita del tuo edificio e questo ti spinge a non fidare nel comportamento e nelle parole degli altri. Questo sentimento di sfiducia che porti dentro è il risultato della tua conoscenza dei fatti e misfatti del luogo, ma anche della tua perenne intermediazione tra utenti e amministrazione, in quanto tu conosci tutte le richieste degli utenti. Queste richieste vengono giudicate da te e quindi dalla tua idea di “star al mondo” in modo sensate oppure illegittime acuendo di fatto questo sentimento di sfiducia dentro di te. La tua presenza impedisce un’autonomia degli utenti, i quali hanno paura di perdere la tua fiducia dimostrando di essere capaci di movimenti indipendenti all’interno della struttura. Questo comportamento non piace affatto al portiere in quanto tende ad interpretare ogni movimento fisico e di parola dell’utente alla ricerca di libertà d’azione come qualcosa per forza da connotare come negativo in quanto priva della sua intermediazione. Questa situazione è acuita quando ci si trova in piccole città e nei piccoli centri urbani dove vige un controllo sociale ancora abbastanza forte. Questo tuo comportamento ti spinge a vivere nella consuetudine e di conseguenza lontano dalla creatività e dall’innovazione sociale e professionale. Nel tuo ruolo di portiere ti rendi il migliore complice quando occorre fare “bella figura” in nome dell’istituzione perché tu conosci tutti i suoi lati deboli e forti e quindi sai mettere in risalto i suoi elementi di forza a discapito delle tante pecche quotidiane.
Questa per me rappresenta forse il suo peccato capitale perché questo suo comportamento non permette mai di stigmatizzare le quotidiane inefficienze ma permette al “potere “inteso come cultura dominante di un paese di poter dire che tutto sommato va sempre tutto per il meglio.
Spero che anche voi abbiate percepito questa similitudine tra il mestiere del portiere e quella del vivere all’ italiana la nostra avventura di essere umani.
Cosa pensate quando vi dico la parola “portiere”? A me questa parola fa pensare ad un albergo, un condominio oppure qualche ente pubblico o privato che si avvale di questa figura professionale. In questo intervento ho intensione di parlare del ruolo del portiere all’interno della società italiana come modo per parlarvi della mia analisi culturale delle identità culturali italiane. So che un esercizio di questo genere può essere pericoloso ma credo che il rischio debba fare parte di chi lavora sul contenuto sociale ed umano di una società in transizione. La prima cosa che mi viene alla mente pensando al mestiere del portiere è di rispondere al seguente quesito: quali sono le funzioni del portiere? Dal mio punto di vista, la prima cosa che deve avere un buon portiere sono le “chiavi” per aprire o chiudere tutte le stanze presenti all’interno dell’edificio in cui si lavora. In termini culturali, la “chiave” identifica il codice, la formula o la risorsa non disponibile per tutti gli utenti dell’edificio in questione. Questa chiave rappresenta il modo per iniziare oppure concludere i rapporti con gli utenti esterni alla struttura lavorativa in modo discrezionale. Di fatto, il portiere può svolgere il suo ruolo di mediatore tra gli utenti e la parte ufficiale dell’edificio con molta libertà in quanto il regolamento vigente non è noto alle persone ed è compilato in un modo tale che difficilmente possa essere rispettato e compreso in senso generale.
Questa chiave rappresenta un po’ la sua agenda segreta agli occhi degli utenti esterni in quanto gli permette di diventare importante per gli altri per via del grado di opacità che potrà esercitare nei confronti degli altri utenti del servizio.
Data la presenza di questa chiave, adesso il portiere potrà cominciare a “verificare” il comportamento dei presenti all’interno dell’edificio avendo come riferimento il regolamento che conosci soltanto tu. La stessa postazione fisica del portiere, all’entrata dell’edificio, gli permette di diventare il mediatore di ogni rapporto tra utenti e la parte “ufficiale” dell’edificio. Questa azione gli permette di canalizzare le richieste degli utenti in modo discrezionale facendo nascere la prima forma di cellula di potere all’interno dello stesso edificio. Questa sua presenza fisica e il suo ruolo di mediatore delle richieste impedisce lo sviluppo di un rapporto diretto e democratico con le istituzioni. Inoltre, partendo dalla sua collocazione geografica all’interno dell’edificio, gli sarà possibile vedere o sentire “le cose non viste” o le cose “non dette”, conferendo alla sua persona il potere di sapere delle cose degli altri che potrà sempre divulgare a chi riterrà utile fare per la sua persona nei momenti difficili sempre presenti in un contesto lavorativo.
Dato questo suo potere conoscitivo sugli altri, questo gli permette di essere temuto e di esercitare un certo tipo di potere sulle altre persone frequentatori dell’edificio. Quindi tu conosci tutti i segreti celati all’interno della vita del tuo edificio e questo ti spinge a non fidare nel comportamento e nelle parole degli altri. Questo sentimento di sfiducia che porti dentro è il risultato della tua conoscenza dei fatti e misfatti del luogo, ma anche della tua perenne intermediazione tra utenti e amministrazione, in quanto tu conosci tutte le richieste degli utenti. Queste richieste vengono giudicate da te e quindi dalla tua idea di “star al mondo” in modo sensate oppure illegittime acuendo di fatto questo sentimento di sfiducia dentro di te. La tua presenza impedisce un’autonomia degli utenti, i quali hanno paura di perdere la tua fiducia dimostrando di essere capaci di movimenti indipendenti all’interno della struttura. Questo comportamento non piace affatto al portiere in quanto tende ad interpretare ogni movimento fisico e di parola dell’utente alla ricerca di libertà d’azione come qualcosa per forza da connotare come negativo in quanto priva della sua intermediazione. Questa situazione è acuita quando ci si trova in piccole città e nei piccoli centri urbani dove vige un controllo sociale ancora abbastanza forte. Questo tuo comportamento ti spinge a vivere nella consuetudine e di conseguenza lontano dalla creatività e dall’innovazione sociale e professionale. Nel tuo ruolo di portiere ti rendi il migliore complice quando occorre fare “bella figura” in nome dell’istituzione perché tu conosci tutti i suoi lati deboli e forti e quindi sai mettere in risalto i suoi elementi di forza a discapito delle tante pecche quotidiane.
Questa per me rappresenta forse il suo peccato capitale perché questo suo comportamento non permette mai di stigmatizzare le quotidiane inefficienze ma permette al “potere “inteso come cultura dominante di un paese di poter dire che tutto sommato va sempre tutto per il meglio.
Spero che anche voi abbiate percepito questa similitudine tra il mestiere del portiere e quella del vivere all’ italiana la nostra avventura di essere umani.
IDEE PER LA CLASSE
Contatti personali
Lavorate in coppia
Cercate delle fotografie con personalità con vorresti conoscere e motivare la tua scelta
Produzione orale
Discutete in classe delle risposte a queste domande
Quanto è importante avere dei contatti personali per fare le cose nel tuo paese?
Se un tuo amico ti fa aiuta oppure ti fa un favore, come pensi di ripagarlo?
A chi si danno le mance nel tuo paese?
A chi le persone fanno dei regali nel tuo paese?
Le persone chiedono sempre agli amici o ai propri famigliari per ottenere un lavoro?
Indica con una X quali di questi commenti sono in linea con le tue risposte di sopra
È molto, molto importante. Ti aiuta molto. Permette che le cose si possano fare più velocemente.
Allora, non penso che tutti quelli che vanno a Messa fanno un’offerta o quelli che prendono il bus per andare al lavoro diano un mancia all’autista, ma per un cameriere o un tassista è una cosa abbastanza comune. Per un medico è una cosa illegale, ma si può dare anche ad un parrucchiere.
Puoi comprare un regalo importante per loro, oppure puoi invitarli a mangiare fuori per una cena ad un ristorante. Se invece è stato un piccolo favore, puoi fare a tua volta un favore a loro in una prossima occasione.
Si, è una tradizione. Quando qualcuno ha un figlio che finisce gli studi e rimane a casa senza fare niente, qualcuno della famiglia potrebbe venire da me è dire” ho un figlio che non fa niente, potresti trovargli un lavoro.
Non penso che un tassista debba prendere la mancia perché sei tu che lo paghi e quindi non devi dare altri soldi dove ci sono già dei soldi. Lo paghi per quello che sta facendo, quindi normalmente non si da la mancia al tassista, ma per un cameriere puoi lasciare la mancia quando ti porta il resto.
Allora, sicuramente si fanno dei regali ai famigliari, agli amici e ai vicini nelle occasioni speciali, ma quando si fa un regalo ad esempio ad un professore o a un collega, queste persone penseranno che queste persone vogliono qualcosa in cambio.
Date dei consigli ad un visitatore straniero che si trova nel vostro paese a proposito di come comportarsi davanti a questo elenco di “usanze”:
mance/ corrompere qualcuno/ prestare dei soldi / contatti personali
Lavorate in coppia
Cercate delle fotografie con personalità con vorresti conoscere e motivare la tua scelta
Produzione orale
Discutete in classe delle risposte a queste domande
Quanto è importante avere dei contatti personali per fare le cose nel tuo paese?
Se un tuo amico ti fa aiuta oppure ti fa un favore, come pensi di ripagarlo?
A chi si danno le mance nel tuo paese?
A chi le persone fanno dei regali nel tuo paese?
Le persone chiedono sempre agli amici o ai propri famigliari per ottenere un lavoro?
Indica con una X quali di questi commenti sono in linea con le tue risposte di sopra
È molto, molto importante. Ti aiuta molto. Permette che le cose si possano fare più velocemente.
Allora, non penso che tutti quelli che vanno a Messa fanno un’offerta o quelli che prendono il bus per andare al lavoro diano un mancia all’autista, ma per un cameriere o un tassista è una cosa abbastanza comune. Per un medico è una cosa illegale, ma si può dare anche ad un parrucchiere.
Puoi comprare un regalo importante per loro, oppure puoi invitarli a mangiare fuori per una cena ad un ristorante. Se invece è stato un piccolo favore, puoi fare a tua volta un favore a loro in una prossima occasione.
Si, è una tradizione. Quando qualcuno ha un figlio che finisce gli studi e rimane a casa senza fare niente, qualcuno della famiglia potrebbe venire da me è dire” ho un figlio che non fa niente, potresti trovargli un lavoro.
Non penso che un tassista debba prendere la mancia perché sei tu che lo paghi e quindi non devi dare altri soldi dove ci sono già dei soldi. Lo paghi per quello che sta facendo, quindi normalmente non si da la mancia al tassista, ma per un cameriere puoi lasciare la mancia quando ti porta il resto.
Allora, sicuramente si fanno dei regali ai famigliari, agli amici e ai vicini nelle occasioni speciali, ma quando si fa un regalo ad esempio ad un professore o a un collega, queste persone penseranno che queste persone vogliono qualcosa in cambio.
Date dei consigli ad un visitatore straniero che si trova nel vostro paese a proposito di come comportarsi davanti a questo elenco di “usanze”:
mance/ corrompere qualcuno/ prestare dei soldi / contatti personali
IDEE PER LA CLASSE DIDATTICA ITALIANO L2
Bambini e infanzia
Produzione orale
Lavorate in coppia
Pensate alla vostra infanzia e discutete con il tuo compagno di banco
La prima cosa che ricordi della tua infanzia / il tuo primo giorno di scuola
La tua prima vacanza / la tua prima casa/ il tuo primo amico/ il tuo gioco favorito
Leggi questa intervista a Sanna (ragazza finlandese) a proposito dei bambini e dell’infanzia.
Individua le domande poste dell’intervistatore.
Intervistatore: ?
Sanna In genere una famiglia ha due figli
Intervistatore: ? sono solo i genitori, oppure anche in nonni?
Sanna: Devo dire che solo i genitori. I nonni aiutano nel periodo di vacanza, ma non è una cosa normale occuparsi regolarmente dei nipoti.
Intervistatore: ?
Sanna: allora, il mio fratello si preoccupa di me ed io mi preoccupo di lui. Ma è tutta la famiglia che si preoccupa per me, e non soltanto il mio fratello. Penso che le donne finlandesi sono molto egualitarie, quindi quando ero più giovane ero spesso io a prendersi cura di mio fratello perché ero più grande.
Intervistatore: ?
Sanna: Personalmente, li vedo una volta oppure due volte a settimana. Le persone lavorano, non è sempre possibile vederli tutti i giorni, ma almeno una volta a settimana se viviamo vicino. E penso che si facciano molte chiamate durante la settimana.
Intervistatore: ?
Sanna: con la mia famiglia, ci sediamo e parliamo, possiamo andare a fare dello sport, fare una passeggiata, ma dipende molto dal tipo di famiglia.
Intervistatore: ?
Sanna: I genitori non si aspettano i soldi in dietro, ma sarà il figlio ha restituirli.
Intervistatore: ?
Sanna: Penso che il rispetto per i genitori, ma anche per le altre persone.
Produzione orale
Discussione
Lavorate in coppia. Immaginate di essere un adolescente. Pensate a quali consigli da dare ai genitori a proposito di questi temi dell’infanzia
Amore/ disciplina/ orario per andare a dormire/ giocare/ lettura/ guardare la televisione/ amici di scuola/ gli anni dell’adolescenza/ i soldi/ scegliere un ragazzo
Produzione orale
Lavorate in coppia
Pensate alla vostra infanzia e discutete con il tuo compagno di banco
La prima cosa che ricordi della tua infanzia / il tuo primo giorno di scuola
La tua prima vacanza / la tua prima casa/ il tuo primo amico/ il tuo gioco favorito
Leggi questa intervista a Sanna (ragazza finlandese) a proposito dei bambini e dell’infanzia.
Individua le domande poste dell’intervistatore.
Intervistatore: ?
Sanna In genere una famiglia ha due figli
Intervistatore: ? sono solo i genitori, oppure anche in nonni?
Sanna: Devo dire che solo i genitori. I nonni aiutano nel periodo di vacanza, ma non è una cosa normale occuparsi regolarmente dei nipoti.
Intervistatore: ?
Sanna: allora, il mio fratello si preoccupa di me ed io mi preoccupo di lui. Ma è tutta la famiglia che si preoccupa per me, e non soltanto il mio fratello. Penso che le donne finlandesi sono molto egualitarie, quindi quando ero più giovane ero spesso io a prendersi cura di mio fratello perché ero più grande.
Intervistatore: ?
Sanna: Personalmente, li vedo una volta oppure due volte a settimana. Le persone lavorano, non è sempre possibile vederli tutti i giorni, ma almeno una volta a settimana se viviamo vicino. E penso che si facciano molte chiamate durante la settimana.
Intervistatore: ?
Sanna: con la mia famiglia, ci sediamo e parliamo, possiamo andare a fare dello sport, fare una passeggiata, ma dipende molto dal tipo di famiglia.
Intervistatore: ?
Sanna: I genitori non si aspettano i soldi in dietro, ma sarà il figlio ha restituirli.
Intervistatore: ?
Sanna: Penso che il rispetto per i genitori, ma anche per le altre persone.
Produzione orale
Discussione
Lavorate in coppia. Immaginate di essere un adolescente. Pensate a quali consigli da dare ai genitori a proposito di questi temi dell’infanzia
Amore/ disciplina/ orario per andare a dormire/ giocare/ lettura/ guardare la televisione/ amici di scuola/ gli anni dell’adolescenza/ i soldi/ scegliere un ragazzo
venerdì 16 aprile 2010
Cosa facciamo quando conversiamo ?
La pragmatica nell’insegnamento dell’italiano L2
Cosa facciamo quando conversiamo ?
Nella comunicazione quotidiana usiamo il linguaggio per vari motivi : lamentarci, fare delle richieste, fare dei complimenti, esprimere il nostro accordo o disaccordo sulle cose.
Usiamo un linguaggio appropriato attraverso vari indicatori come ad esempio:
La situazione, la relazione tra le persone, il genere dei partecipanti.
Poniamo la nostra situazione a queste caratteristiche :
Il tono di voce, la risata, i gesti del proprio corpo.
Esercizio : Cosa fanno queste persone quando devono comunicare ?
Rifiutano, ringraziano, fanno un complimento, fanno una richiesta di ulteriore informazioni, fanno un invito.
1) situazione A : Una email inviata da parte di uno studente al suo professore
Prof. Carl,
Oggi c’è stato il test. La ringrazio moltissimo per avermi permesso di fare questo test. Inoltre, volevo chiederle se potevo sapere il numero di assenze che ho fatto durante questo semestre. Grazie Mille
A voi di scrivere la risposta del professore Carl cercando di fare capire che non potete chiedere al professore questo tipo di domande
------------------------………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………….
2) situazione
due amici universitari si incontrano in facoltà
Carlo: ascolta, vedi che il prossimo venerdì è il mio compleanno, faccio 21 anni e come sai faccio una festa a casa mia alle 8 di sera, sei invitato, e a casa mia, non puoi mancare, devi venire.
Jorge : haia haia, venerdi alle 8. complicato! È che esco dal lavoro alla 8 e mezza, perché lavoro di sera.
Scrivete la reazione di Carlo offrendo una possibilità per Jorge di venire alla festa
…………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………
3) Altra situazione
Uno studente parlando con un altro studente:
Che figo questa macchina. È nuova! È troppo forte, sembra un gioiello.
Rispondete a queste affermazioni dimostrando di essere in disaccordo con l’altro studente.
………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………..
Lezione tradotta dal materiale didattico dal sito dell’Indiana University.
Cosa facciamo quando conversiamo ?
Nella comunicazione quotidiana usiamo il linguaggio per vari motivi : lamentarci, fare delle richieste, fare dei complimenti, esprimere il nostro accordo o disaccordo sulle cose.
Usiamo un linguaggio appropriato attraverso vari indicatori come ad esempio:
La situazione, la relazione tra le persone, il genere dei partecipanti.
Poniamo la nostra situazione a queste caratteristiche :
Il tono di voce, la risata, i gesti del proprio corpo.
Esercizio : Cosa fanno queste persone quando devono comunicare ?
Rifiutano, ringraziano, fanno un complimento, fanno una richiesta di ulteriore informazioni, fanno un invito.
1) situazione A : Una email inviata da parte di uno studente al suo professore
Prof. Carl,
Oggi c’è stato il test. La ringrazio moltissimo per avermi permesso di fare questo test. Inoltre, volevo chiederle se potevo sapere il numero di assenze che ho fatto durante questo semestre. Grazie Mille
A voi di scrivere la risposta del professore Carl cercando di fare capire che non potete chiedere al professore questo tipo di domande
------------------------………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………….
2) situazione
due amici universitari si incontrano in facoltà
Carlo: ascolta, vedi che il prossimo venerdì è il mio compleanno, faccio 21 anni e come sai faccio una festa a casa mia alle 8 di sera, sei invitato, e a casa mia, non puoi mancare, devi venire.
Jorge : haia haia, venerdi alle 8. complicato! È che esco dal lavoro alla 8 e mezza, perché lavoro di sera.
Scrivete la reazione di Carlo offrendo una possibilità per Jorge di venire alla festa
…………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………
3) Altra situazione
Uno studente parlando con un altro studente:
Che figo questa macchina. È nuova! È troppo forte, sembra un gioiello.
Rispondete a queste affermazioni dimostrando di essere in disaccordo con l’altro studente.
………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………..
Lezione tradotta dal materiale didattico dal sito dell’Indiana University.
Shock Culturale
Shock Culturale
Lo shock culturale si riferisce a dei fenomeni che vanno da una semplice irritabilità ad uno stato psicologico di panico o crisi. Tale shock è più evidente nel contesto di una cultura nativa (lingua seconda), mentre è minimo in un contesto non naturale (lingua straniera).
Lo shock culturale è associato a sentimenti di estraniamento, rabbia ostilità, indecisione, frustrazione, tristezza per la lontananza da casa da parte dello studente. Questo è dovuto alle differenze rispetto alla propria cultura che spesso non vengono capite. Tali differenze possono portare a repressione, regressione isolamento e rifiuto. si può vedere come Douglas Brown (Brown D. H., Learning a second culture, in Valdes J.M., Culture Bound, C.U.P., Cambridge, 1986 ) presenti questo shock culturale come quattro successivi stadi di acculturazione.
Il primo stadio vede l'eccitazione e l'euforia da parte della persona per le novità che ha trovato. Nel secondo stadio appare questo shock culturale perché l'individuo sente l'intrusione di differenze più culturali. Nel terzo stadio vediamo che alcuni problemi di acculturazione sono risolti mentre altri persistono: la persona comincia ad accettare le differenze nel pensare e nel sentire. Il quarto stadio comporta o un'assimilazione o un adattamento, un'accettazione della nuova cultura e una confidenza in sé, nella "nuova" persona che si è sviluppata in questa cultura.
Gli insegnanti hanno un ruolo fondamentale nel passaggio da uno stadio all'altro: non devono forzare il passaggio, ma seguire cercando di capire le sensazioni di frustrazione e di rabbia in modo da arrivare ad una profonda e personale forma di apprendimento.
Lo shock culturale si riferisce a dei fenomeni che vanno da una semplice irritabilità ad uno stato psicologico di panico o crisi. Tale shock è più evidente nel contesto di una cultura nativa (lingua seconda), mentre è minimo in un contesto non naturale (lingua straniera).
Lo shock culturale è associato a sentimenti di estraniamento, rabbia ostilità, indecisione, frustrazione, tristezza per la lontananza da casa da parte dello studente. Questo è dovuto alle differenze rispetto alla propria cultura che spesso non vengono capite. Tali differenze possono portare a repressione, regressione isolamento e rifiuto. si può vedere come Douglas Brown (Brown D. H., Learning a second culture, in Valdes J.M., Culture Bound, C.U.P., Cambridge, 1986 ) presenti questo shock culturale come quattro successivi stadi di acculturazione.
Il primo stadio vede l'eccitazione e l'euforia da parte della persona per le novità che ha trovato. Nel secondo stadio appare questo shock culturale perché l'individuo sente l'intrusione di differenze più culturali. Nel terzo stadio vediamo che alcuni problemi di acculturazione sono risolti mentre altri persistono: la persona comincia ad accettare le differenze nel pensare e nel sentire. Il quarto stadio comporta o un'assimilazione o un adattamento, un'accettazione della nuova cultura e una confidenza in sé, nella "nuova" persona che si è sviluppata in questa cultura.
Gli insegnanti hanno un ruolo fondamentale nel passaggio da uno stadio all'altro: non devono forzare il passaggio, ma seguire cercando di capire le sensazioni di frustrazione e di rabbia in modo da arrivare ad una profonda e personale forma di apprendimento.
Esprimere i propri sentimenti
Esprimere i propri sentimenti
Lavorare in coppia.
Trovi che sia semplice mostrare i tuoi sentimenti ad altre persone? Se sì, come fai?
Lavorate in coppia. Quale sentimento associate con questi colori?
Giallo blu nero bianco verde rosso
Potete utilizzare queste parole per descrivere questi colori
Divertimento rabbia depressione imbarazzo amicizia felicità innocenza amore tristezza
Lavorate in coppia.
Descrivete i sentimenti e il comportamento di una persona che compie queste cose.
Ridere / piangere / urlare / sorridere / parlare sottovoce a qualcuno / parlare molto forte / arrossire/ abbracciare qualcuno
Leggere e produzione orale
Leggi questo testo e cerca di capire i problemi presenti in questo contesto
Joan Smith lavora in un ufficio di San Francisco negli Stati Uniti. Lo scorso mese un gruppo di visitatori giapponesi sono venuti nella sua azienda per un pranzo d’affari. Joan si è intrattenuta a lungo con loro nelle attività sociali, ma quando si è iniziati a parlare degli aspetti importanti degli affari, tutti gli uomini sono rimasti con un sorriso stampato sulla faccia senza apparenti ragioni. Joan ha sentito che gli uomini erano scortesi, forse perché non vogliono parlare di affari con una donna. Lei ha sentito che stavano ridendo di lei e di conseguenza non ha più provato piacere a lavorare con gli ospiti giapponesi.
2. Dietrich Wittwe ha concluso un lungo incontro d’affari con Nakajima Tomio e i suoi colleghi. Dietrich ha pensato che tutto era andato molto bene con Tomio, o Tommy come lui si fa chiamare, e lo ha invitato a bere un bicchiere. La conversazione si è incentrata sulle abitudini dei giapponesi, la religione e le maniere a tavole e questo è molto affascinante per Dietrich. Ma dopo un certo tempo, Tomio è sembrato imbarazzato e non entusiasta di rispondere a tutte queste domande.
Lavorate in coppia
Parlate di quello che vi rende:
depresso/ fuori di testa/ disponibile/ nervoso/ orgoglioso/ geloso/ arrabbiato/ imbarazzato
Descrivi come ti senti davanti alle seguenti situazioni
amica/moglie ammiccare con qualcuno
Lavorare in coppia.
Trovi che sia semplice mostrare i tuoi sentimenti ad altre persone? Se sì, come fai?
Lavorate in coppia. Quale sentimento associate con questi colori?
Giallo blu nero bianco verde rosso
Potete utilizzare queste parole per descrivere questi colori
Divertimento rabbia depressione imbarazzo amicizia felicità innocenza amore tristezza
Lavorate in coppia.
Descrivete i sentimenti e il comportamento di una persona che compie queste cose.
Ridere / piangere / urlare / sorridere / parlare sottovoce a qualcuno / parlare molto forte / arrossire/ abbracciare qualcuno
Leggere e produzione orale
Leggi questo testo e cerca di capire i problemi presenti in questo contesto
Joan Smith lavora in un ufficio di San Francisco negli Stati Uniti. Lo scorso mese un gruppo di visitatori giapponesi sono venuti nella sua azienda per un pranzo d’affari. Joan si è intrattenuta a lungo con loro nelle attività sociali, ma quando si è iniziati a parlare degli aspetti importanti degli affari, tutti gli uomini sono rimasti con un sorriso stampato sulla faccia senza apparenti ragioni. Joan ha sentito che gli uomini erano scortesi, forse perché non vogliono parlare di affari con una donna. Lei ha sentito che stavano ridendo di lei e di conseguenza non ha più provato piacere a lavorare con gli ospiti giapponesi.
2. Dietrich Wittwe ha concluso un lungo incontro d’affari con Nakajima Tomio e i suoi colleghi. Dietrich ha pensato che tutto era andato molto bene con Tomio, o Tommy come lui si fa chiamare, e lo ha invitato a bere un bicchiere. La conversazione si è incentrata sulle abitudini dei giapponesi, la religione e le maniere a tavole e questo è molto affascinante per Dietrich. Ma dopo un certo tempo, Tomio è sembrato imbarazzato e non entusiasta di rispondere a tutte queste domande.
Lavorate in coppia
Parlate di quello che vi rende:
depresso/ fuori di testa/ disponibile/ nervoso/ orgoglioso/ geloso/ arrabbiato/ imbarazzato
Descrivi come ti senti davanti alle seguenti situazioni
amica/moglie ammiccare con qualcuno
giovedì 15 aprile 2010
I proverbi
I proverbi
Lettura e produzione orale
Individuate alcune fotografie che rappresentano alcuni dei proverbi presenti in questa lista
1. Quando i gatti vanno via, i topi cominciano a giocare. ( proverbio americano)
2. Avere sempre un ombrello pronto prima che cominci a piovere. ( proverbio malesiano)
3. Lavorare sempre e mai giocare fanno di Jack un ragazzo noioso. (proverbio britannico).
4. Quando fai qualcosa, devi sempre preoccuparti di quella cosa. (Proverbio coreano)
5. Se non hai quello che vorresti, dovresti amare quello che hai. (Proverbio rumeno)
6. È meglio avere un uccello nelle proprie mani che averne un centinaio andati via. (prov. Messicano)
7. Quando il padrone non è a casa, i polli se ne vanno nel campo delle cozze. Proverbio vietnamita
8. Avere dei bambini è come rafforzare il tuo scheletro. (Proverbio Zulu)
9. Il meglio che puoi dare di te è il meglio solo per una donna di campagna. (Proverbio arabo)
10. Dimmi con chi cammini, e ti dirò chi sei. (Proverbio argentino)
Lavorate in coppie
Puoi spiegare il significato di questi proverbi? Esistono proverbi simili nella tua lingua?
Lettura ed ascolto
Leggi l’intervista con Thabo a proposito dei proverbi e decidi dove collocare queste parole.
Padrone bambino mani lione topi carino denaro genitori insegnante
Intervistatore: parlami di alcuni proverbi provenienti dalla tua cultura?
Thabo: Allora, uno dei proverbi più conosciuto è “ quando i gatti vanno via, ………….. vanno a giocare.
Intervistatore: E quali sono i valori e le intenzioni presenti in questo proverbio secondo te?
Thabo: allora, qualche volta quando …………. Vanno via, i bambini spesso si comportano in modo negativo. Anche quando i genitori o la persona che ricopre il ruolo di responsabilità nei loro confronti, come ad esempio i loro …………………… or i loro ………………….. vanno via, le persone non dovrebbero comportarsi come tendono a fare. Ci dovrebbe essere sempre una forma di disciplina per…………………………, anche per crescere come persona. Le persone dovrebbero comportarsi bene, anche quando non c’è nessuno che li controlla.
Altri proverbi sono “non contare i tuoi polli prima di prenderlo” e “ il tempo è …………….”. Questi proverbi offrono dei consigli importanti. Il primo proverbio significa che non devi dare per scontato qualcosa prima che non sia certa, e il secondo proverbio significa che non devi perdere il tuo tempo. E abbiamo un altro proverbio in Sesotho (regione del Sud Africa): “molti………. Possono uscidere tutti, anche un………………..”. Questo proverbio significa che se rimaniamo insieme e ci diamo una mano, e ci aiutiamo reciprocamente possiamo fare un sacco di cose.
Preparate una lista di 7 proverbi italiani e fate indovinare il loro significato ai vostri studenti
Chi la fa l’aspetta/ meglio un uovo oggi che una gallina domani/ chi si accontenta gode/ meglio un somaro vivo che un medico malato/l’erba del vicino è sempre più verde/meglio tardi che mai/
Ascoltare individualmente gli studenti su un proverbio scelto da loro.
Attività in classe
Fai una lista di proverbi e di detti nella tua cultura. Adesso traduci questi proverbi in italiano.
Lavorate in gruppo
uno studente per volta sceglie un proverbio e lo descrive al suo partner. Non dire come si chiama il proverbio. Il tuo collega deve indovinare il proverbio che stai descrivendo.
Lettura e produzione orale
Individuate alcune fotografie che rappresentano alcuni dei proverbi presenti in questa lista
1. Quando i gatti vanno via, i topi cominciano a giocare. ( proverbio americano)
2. Avere sempre un ombrello pronto prima che cominci a piovere. ( proverbio malesiano)
3. Lavorare sempre e mai giocare fanno di Jack un ragazzo noioso. (proverbio britannico).
4. Quando fai qualcosa, devi sempre preoccuparti di quella cosa. (Proverbio coreano)
5. Se non hai quello che vorresti, dovresti amare quello che hai. (Proverbio rumeno)
6. È meglio avere un uccello nelle proprie mani che averne un centinaio andati via. (prov. Messicano)
7. Quando il padrone non è a casa, i polli se ne vanno nel campo delle cozze. Proverbio vietnamita
8. Avere dei bambini è come rafforzare il tuo scheletro. (Proverbio Zulu)
9. Il meglio che puoi dare di te è il meglio solo per una donna di campagna. (Proverbio arabo)
10. Dimmi con chi cammini, e ti dirò chi sei. (Proverbio argentino)
Lavorate in coppie
Puoi spiegare il significato di questi proverbi? Esistono proverbi simili nella tua lingua?
Lettura ed ascolto
Leggi l’intervista con Thabo a proposito dei proverbi e decidi dove collocare queste parole.
Padrone bambino mani lione topi carino denaro genitori insegnante
Intervistatore: parlami di alcuni proverbi provenienti dalla tua cultura?
Thabo: Allora, uno dei proverbi più conosciuto è “ quando i gatti vanno via, ………….. vanno a giocare.
Intervistatore: E quali sono i valori e le intenzioni presenti in questo proverbio secondo te?
Thabo: allora, qualche volta quando …………. Vanno via, i bambini spesso si comportano in modo negativo. Anche quando i genitori o la persona che ricopre il ruolo di responsabilità nei loro confronti, come ad esempio i loro …………………… or i loro ………………….. vanno via, le persone non dovrebbero comportarsi come tendono a fare. Ci dovrebbe essere sempre una forma di disciplina per…………………………, anche per crescere come persona. Le persone dovrebbero comportarsi bene, anche quando non c’è nessuno che li controlla.
Altri proverbi sono “non contare i tuoi polli prima di prenderlo” e “ il tempo è …………….”. Questi proverbi offrono dei consigli importanti. Il primo proverbio significa che non devi dare per scontato qualcosa prima che non sia certa, e il secondo proverbio significa che non devi perdere il tuo tempo. E abbiamo un altro proverbio in Sesotho (regione del Sud Africa): “molti………. Possono uscidere tutti, anche un………………..”. Questo proverbio significa che se rimaniamo insieme e ci diamo una mano, e ci aiutiamo reciprocamente possiamo fare un sacco di cose.
Preparate una lista di 7 proverbi italiani e fate indovinare il loro significato ai vostri studenti
Chi la fa l’aspetta/ meglio un uovo oggi che una gallina domani/ chi si accontenta gode/ meglio un somaro vivo che un medico malato/l’erba del vicino è sempre più verde/meglio tardi che mai/
Ascoltare individualmente gli studenti su un proverbio scelto da loro.
Attività in classe
Fai una lista di proverbi e di detti nella tua cultura. Adesso traduci questi proverbi in italiano.
Lavorate in gruppo
uno studente per volta sceglie un proverbio e lo descrive al suo partner. Non dire come si chiama il proverbio. Il tuo collega deve indovinare il proverbio che stai descrivendo.
Ristoranti, Bar e caffè
Ristoranti, Bar e caffè
Lessico
Cercate delle foto e scrivete dove le persone si trovano e cosa stanno facendo. Avete visto dei simili ristoranti, bar, caffè nel tuo paese?
Decidete chi dice le seguenti frasi in un ristorante: il cliente o il cameriere?
La mancia è inclusa nel prezzo? Devo prenotare il tavolo per mangiare? Buon appetito. Controlla, per cortesia/ vai avanti e prosegui/ prenderò questo. Questo è il costo del coperto/ è proprio lì/ devo lasciare una mancia?
Lettura e produzione orale
Leggi il testo seguente e rispondi a queste domande?
1. Devi dare la mancia al cameriere?
2. Devi condividere il proprio tavolo con altre persone?
3. Quando si mangia il pranzo principale?
4. Quante volte al giorno si mangia?
5. In alcuni bar, come fa il cameriere ha sapere quanto devi pagare?
6. Cosa dici prima di cominciare a mangiare?
7. Cosa dici prima di cominciare a bere?
Il cibo e il bere in Germania
Il pranzo centrale della giornata è il pranzo famigliare, ma dato che molte persone lavorano, le persone mangiano spesso nella mensa aziendale oppure fanno uno spuntino. In questi casi, queste persone faranno a casa una cena di sera con la propria famiglia. Alcuni tedeschi fanno una seconda colazione, composta da una bevanda e un pezzo di dolce o una salsiccia verso le undici di mattina. Il caffè non rappresenta solo una bevanda, ma piuttosto un pranzo nel tardo pomeriggio dove il caffè si accompagna con alcuni tipi dolci diversi. Il cibo da Bar nello stile tedesco è una salsa accompagnata con mostarda e un pezzo di carne o di salsiccia che puoi mangiare con le mani. All’inizio del pranzo e della cena viene formulata l’espressione “guten appetit” quando viene portato il primo piatto. Invece, quando si fa colazione o si prende il caffè non occorre dire “guten appetit”.
Quando bevi qualcosa, devi alzare il tuo bicchiere e dire “prost oppure zum wohl”. Gli altri devono ripetere la stessa espressione. Viene percepito come comportamento non amichevole quello di non fare in questo modo. In Germania è comune condividere un tavolo con qualcuno che non si conosce ma bisogna non parlare con le altre persone, tranne che salutare quando si lascia il tavolo. Non devi lasciare la mancia ma è abbastanza diffuso dare una mancia quando il servizio è stato di qualità.
Di solito questa mancia viene data direttamente al cameriere. In alcuni bar, il cameriere serve le bevande con dei bicchieri posizionati dentro dei contenitori. Alla fine della serata, il cameriere conteggia semplicemente il numero di contenitori presenti sul tavolo.
Lavorate in gruppo e parlate delle similarità e differenze tra i ristoranti, i bar e i caffè in Germania e il tuo paese.
Lavorate in coppia.
Discutete queste domande con il tuo collega
Puoi sederti ovunque nel bar oppure devi aspettare le indicazioni del cameriere sul dove sedersi?
Come fa a sapere il cameriere quello che hai mangiato e bevuto? (chiedendo, controllando le posate sul tavolo, chiedendo al Boss o verificando l’ordinazione).
Chi entra per primo dentro al bar o al ristorante quando c’è un uomo e una donna?
Quanto tempi prevedi di aspettare prima di essere servito?
Chi paga il pranzo?
Cosa pensi di dovere condividere il tuo tavolo con persone che non conosci?
Lessico
Cercate delle foto e scrivete dove le persone si trovano e cosa stanno facendo. Avete visto dei simili ristoranti, bar, caffè nel tuo paese?
Decidete chi dice le seguenti frasi in un ristorante: il cliente o il cameriere?
La mancia è inclusa nel prezzo? Devo prenotare il tavolo per mangiare? Buon appetito. Controlla, per cortesia/ vai avanti e prosegui/ prenderò questo. Questo è il costo del coperto/ è proprio lì/ devo lasciare una mancia?
Lettura e produzione orale
Leggi il testo seguente e rispondi a queste domande?
1. Devi dare la mancia al cameriere?
2. Devi condividere il proprio tavolo con altre persone?
3. Quando si mangia il pranzo principale?
4. Quante volte al giorno si mangia?
5. In alcuni bar, come fa il cameriere ha sapere quanto devi pagare?
6. Cosa dici prima di cominciare a mangiare?
7. Cosa dici prima di cominciare a bere?
Il cibo e il bere in Germania
Il pranzo centrale della giornata è il pranzo famigliare, ma dato che molte persone lavorano, le persone mangiano spesso nella mensa aziendale oppure fanno uno spuntino. In questi casi, queste persone faranno a casa una cena di sera con la propria famiglia. Alcuni tedeschi fanno una seconda colazione, composta da una bevanda e un pezzo di dolce o una salsiccia verso le undici di mattina. Il caffè non rappresenta solo una bevanda, ma piuttosto un pranzo nel tardo pomeriggio dove il caffè si accompagna con alcuni tipi dolci diversi. Il cibo da Bar nello stile tedesco è una salsa accompagnata con mostarda e un pezzo di carne o di salsiccia che puoi mangiare con le mani. All’inizio del pranzo e della cena viene formulata l’espressione “guten appetit” quando viene portato il primo piatto. Invece, quando si fa colazione o si prende il caffè non occorre dire “guten appetit”.
Quando bevi qualcosa, devi alzare il tuo bicchiere e dire “prost oppure zum wohl”. Gli altri devono ripetere la stessa espressione. Viene percepito come comportamento non amichevole quello di non fare in questo modo. In Germania è comune condividere un tavolo con qualcuno che non si conosce ma bisogna non parlare con le altre persone, tranne che salutare quando si lascia il tavolo. Non devi lasciare la mancia ma è abbastanza diffuso dare una mancia quando il servizio è stato di qualità.
Di solito questa mancia viene data direttamente al cameriere. In alcuni bar, il cameriere serve le bevande con dei bicchieri posizionati dentro dei contenitori. Alla fine della serata, il cameriere conteggia semplicemente il numero di contenitori presenti sul tavolo.
Lavorate in gruppo e parlate delle similarità e differenze tra i ristoranti, i bar e i caffè in Germania e il tuo paese.
Lavorate in coppia.
Discutete queste domande con il tuo collega
Puoi sederti ovunque nel bar oppure devi aspettare le indicazioni del cameriere sul dove sedersi?
Come fa a sapere il cameriere quello che hai mangiato e bevuto? (chiedendo, controllando le posate sul tavolo, chiedendo al Boss o verificando l’ordinazione).
Chi entra per primo dentro al bar o al ristorante quando c’è un uomo e una donna?
Quanto tempi prevedi di aspettare prima di essere servito?
Chi paga il pranzo?
Cosa pensi di dovere condividere il tuo tavolo con persone che non conosci?
Il ruolo dello sport nella nostra società
Il ruolo dello sport nella nostra società
Lo sport nella società detta occidentale gioca il ruolo di “sostituto” di tutta quella vita antecedente che va sotto il marchio di “vita associativa”. Da qui la mia necessità di capire questo ruolo cosi tanto enfatizzato nel periodo storico che viviamo. Il corpo è un codice da decifrare in quanto diventa la nostra vetrina, il nostro capitale sociale, umano e culturale al quale fare affidamento in questo mondo. Lui ha sostituito il ruolo delle letture, della conversazione, dello scontro o incontro delle persone. Questa pratica dello sport può avvenire in modo solitario oppure condiviso ma contiene in sé una perdita di spazio per tutto quello che concerne una vita fatta di riflessione, di analisi del mondo circostante. Sia chiaro per tutti lo sport è senz’altro un’attività utile per il benessere dell’essere umano e per il suo benessere mentale. Tuttavia, anche questa è la classica risposta data dalla cultura americana, la quale risponde al disagio psicologico proponendo la pratica sportiva come un toccasana per tutti i malanni dell’umanità. Io non credo a questa sostituzione come risolutiva del sentimento di vuoto di senso che incombe sul nostro essere in relazione con gli altri perché questo taglio a discapito della vita sociale ricompare in forme più violente (alcolismo, violenza di genere o stalking) dovute alla frustrazione molto alta presente in tutti questi corpi “prestanti” ma non pronti per interagire con il linguaggio delle parole con altri corpi a loro volta desemanticizzati, perché privi di umana interazione. Questo sport deve ridare spazio alla vita associativa la quale deve rinascere per capire le strade dove camminiamo, gli sguardi che incrociano, i nuovi riti che avvengono nelle città, capire la storia della precarietà esistenziale e lavorativa. Tutto questo lo sport non ti permette di capirlo al limite ti permette di incontrare questa complessità in modo rapido durante una corsa a piedi all’interno della città. Questa sostituzione dello sport alla vita associativa è anche lei stessa frutto della cellula integralista dell’ideologia di destra che vede la migliore risposta al bisogno degli uomini nel soddisfacimento del suo ego in termini sociali ed edonistici (la fisicità detiene il potere assoluto).
Questo sport va praticato come momento di condivisione e di confessione per dirla alla San Agostino e non come unica risposta di tipo individualizzata alle nostre nevrosi.
Lo sport nella società detta occidentale gioca il ruolo di “sostituto” di tutta quella vita antecedente che va sotto il marchio di “vita associativa”. Da qui la mia necessità di capire questo ruolo cosi tanto enfatizzato nel periodo storico che viviamo. Il corpo è un codice da decifrare in quanto diventa la nostra vetrina, il nostro capitale sociale, umano e culturale al quale fare affidamento in questo mondo. Lui ha sostituito il ruolo delle letture, della conversazione, dello scontro o incontro delle persone. Questa pratica dello sport può avvenire in modo solitario oppure condiviso ma contiene in sé una perdita di spazio per tutto quello che concerne una vita fatta di riflessione, di analisi del mondo circostante. Sia chiaro per tutti lo sport è senz’altro un’attività utile per il benessere dell’essere umano e per il suo benessere mentale. Tuttavia, anche questa è la classica risposta data dalla cultura americana, la quale risponde al disagio psicologico proponendo la pratica sportiva come un toccasana per tutti i malanni dell’umanità. Io non credo a questa sostituzione come risolutiva del sentimento di vuoto di senso che incombe sul nostro essere in relazione con gli altri perché questo taglio a discapito della vita sociale ricompare in forme più violente (alcolismo, violenza di genere o stalking) dovute alla frustrazione molto alta presente in tutti questi corpi “prestanti” ma non pronti per interagire con il linguaggio delle parole con altri corpi a loro volta desemanticizzati, perché privi di umana interazione. Questo sport deve ridare spazio alla vita associativa la quale deve rinascere per capire le strade dove camminiamo, gli sguardi che incrociano, i nuovi riti che avvengono nelle città, capire la storia della precarietà esistenziale e lavorativa. Tutto questo lo sport non ti permette di capirlo al limite ti permette di incontrare questa complessità in modo rapido durante una corsa a piedi all’interno della città. Questa sostituzione dello sport alla vita associativa è anche lei stessa frutto della cellula integralista dell’ideologia di destra che vede la migliore risposta al bisogno degli uomini nel soddisfacimento del suo ego in termini sociali ed edonistici (la fisicità detiene il potere assoluto).
Questo sport va praticato come momento di condivisione e di confessione per dirla alla San Agostino e non come unica risposta di tipo individualizzata alle nostre nevrosi.
Lo sport nella società detta occidentale gioca il ruolo di “sostituto” di tutta quella vita antecedente che va sotto il marchio di “vita associativa”. Da qui la mia necessità di capire questo ruolo cosi tanto enfatizzato nel periodo storico che viviamo. Il corpo è un codice da decifrare in quanto diventa la nostra vetrina, il nostro capitale sociale, umano e culturale al quale fare affidamento in questo mondo. Lui ha sostituito il ruolo delle letture, della conversazione, dello scontro o incontro delle persone. Questa pratica dello sport può avvenire in modo solitario oppure condiviso ma contiene in sé una perdita di spazio per tutto quello che concerne una vita fatta di riflessione, di analisi del mondo circostante. Sia chiaro per tutti lo sport è senz’altro un’attività utile per il benessere dell’essere umano e per il suo benessere mentale. Tuttavia, anche questa è la classica risposta data dalla cultura americana, la quale risponde al disagio psicologico proponendo la pratica sportiva come un toccasana per tutti i malanni dell’umanità. Io non credo a questa sostituzione come risolutiva del sentimento di vuoto di senso che incombe sul nostro essere in relazione con gli altri perché questo taglio a discapito della vita sociale ricompare in forme più violente (alcolismo, violenza di genere o stalking) dovute alla frustrazione molto alta presente in tutti questi corpi “prestanti” ma non pronti per interagire con il linguaggio delle parole con altri corpi a loro volta desemanticizzati, perché privi di umana interazione. Questo sport deve ridare spazio alla vita associativa la quale deve rinascere per capire le strade dove camminiamo, gli sguardi che incrociano, i nuovi riti che avvengono nelle città, capire la storia della precarietà esistenziale e lavorativa. Tutto questo lo sport non ti permette di capirlo al limite ti permette di incontrare questa complessità in modo rapido durante una corsa a piedi all’interno della città. Questa sostituzione dello sport alla vita associativa è anche lei stessa frutto della cellula integralista dell’ideologia di destra che vede la migliore risposta al bisogno degli uomini nel soddisfacimento del suo ego in termini sociali ed edonistici (la fisicità detiene il potere assoluto).
Questo sport va praticato come momento di condivisione e di confessione per dirla alla San Agostino e non come unica risposta di tipo individualizzata alle nostre nevrosi.
Lo sport nella società detta occidentale gioca il ruolo di “sostituto” di tutta quella vita antecedente che va sotto il marchio di “vita associativa”. Da qui la mia necessità di capire questo ruolo cosi tanto enfatizzato nel periodo storico che viviamo. Il corpo è un codice da decifrare in quanto diventa la nostra vetrina, il nostro capitale sociale, umano e culturale al quale fare affidamento in questo mondo. Lui ha sostituito il ruolo delle letture, della conversazione, dello scontro o incontro delle persone. Questa pratica dello sport può avvenire in modo solitario oppure condiviso ma contiene in sé una perdita di spazio per tutto quello che concerne una vita fatta di riflessione, di analisi del mondo circostante. Sia chiaro per tutti lo sport è senz’altro un’attività utile per il benessere dell’essere umano e per il suo benessere mentale. Tuttavia, anche questa è la classica risposta data dalla cultura americana, la quale risponde al disagio psicologico proponendo la pratica sportiva come un toccasana per tutti i malanni dell’umanità. Io non credo a questa sostituzione come risolutiva del sentimento di vuoto di senso che incombe sul nostro essere in relazione con gli altri perché questo taglio a discapito della vita sociale ricompare in forme più violente (alcolismo, violenza di genere o stalking) dovute alla frustrazione molto alta presente in tutti questi corpi “prestanti” ma non pronti per interagire con il linguaggio delle parole con altri corpi a loro volta desemanticizzati, perché privi di umana interazione. Questo sport deve ridare spazio alla vita associativa la quale deve rinascere per capire le strade dove camminiamo, gli sguardi che incrociano, i nuovi riti che avvengono nelle città, capire la storia della precarietà esistenziale e lavorativa. Tutto questo lo sport non ti permette di capirlo al limite ti permette di incontrare questa complessità in modo rapido durante una corsa a piedi all’interno della città. Questa sostituzione dello sport alla vita associativa è anche lei stessa frutto della cellula integralista dell’ideologia di destra che vede la migliore risposta al bisogno degli uomini nel soddisfacimento del suo ego in termini sociali ed edonistici (la fisicità detiene il potere assoluto).
Questo sport va praticato come momento di condivisione e di confessione per dirla alla San Agostino e non come unica risposta di tipo individualizzata alle nostre nevrosi.
Iscriviti a:
Post (Atom)