Uscire dall’ ”Arroganza” del “Sud” per ricostruire una nuova idea di “Modestia”
Tenterò questo esperimento di tipo culturale nell’identificare un elemento antropologico del nostro vivere insieme agli altri. La scelta di oggi è caduta sull’idea di “modestia” come concetto in sé e della sua presenza o assenza in questo continente Sud. Partiamo con il dire che l’idea di modestia dovrebbe rappresentare quel genere di qualità umana che contengono al suo interno la riservatezza, la non esaltazione, la sobrietà per la propria condizione sociale ed economica.
Questa tipologia di sentimento è generalmente presente (anche se in erosione un po’ dappertutto nel mondo sviluppato) all’interno di quei gruppi umani coscienti di dover rispettare la sacralità ( nel senso di unicità della persona) dei membri della comunità nella quale “questo” essere umano si trova a vivere.
Questo sentimento di “modestia” rientra in quelle strategie sociali messe in atto che permettono agli altri membri di una comunità di accettare o tollerare la presenza di altre persone che non condividono lo stesso destino sociale ed economico. Con la sola forza del mio fiuto credo che tali sentimenti di modestia nel continente “Sud” siano molto deboli o quasi del tutto assenti nelle persone che detengono capitali economici elevati. Mi verrebbe quasi da dire che la stessa parola “modestia” non sia presente nell’uso linguistico di queste persone, i quali trovano come il massimo della modestia quello di andare in giro con il fuoristrada, i vestiti firmati dalla testa ai piedi, il guardarsi intorno con diffidenza e superiorità verso tutte quelle persone che non appartengono alla loro “casta” economica. A questo contesto occorre aggiungere il famoso “mix” vincente ( detto in modo ironico) che vede spesso l’unione di “ricchezza materiale” abbinata a scarsità di capitali culturali, intesi come una forma di comprensione dei propri sentimenti e delle proprie visioni del mondo circostante. L’idea di modestia che vige in molte parti del sud è praticamente inesistente in quanto in profondo contrasto con l’idea edonistica e di consumistica presente come unico interesse esistenziale di chi fa della “vetrina” di un negozio lo specchio della sua felicità. Ho voluto parlare di questa idea della modestia perché rappresenta quel sentimento da ricostruire all’interno di una comunità che voglia uscire dal suo disfacimento morale ed economico per avviare un cantiere di ricostruzione dei rapporti sociali fondati su di una riconquistata fiducia tra le persone. Se non sbaglio una volta l’etica del contadino imponeva una solidarietà basica e genuina con il suo prossimo. Questi sono i fondamentali per ricostruire senso nelle nostre vite e smettere di chiamare le persone “altro” ma bensì il mio prossimo (senza esser per questo motivo cattolico praticante).
Per me, l’idea di modestia rappresenta un motore per una nuova intersoggettività “con e per” il prossimo, non più fondata sul gretto egoismo sociale e familistico ma piuttosto incentrato su quel senso di adesione ad un destino comune legato alle sorti della “località”di appartenenza. Per uscire dall’atomizzazione dell’”homo sud” occorre ricostruire ogni cardine del nostro essere umano. Credo che questa agenda culturale sia soprattutto un compito delle persone di buona volontà mettendo al centro del proprio dibattito tra amici, famigliari, a scuola parole come “modestia” e non più “arroganza” cercando in definitiva di non farsi dettare l’agenda da Simona Ventura e da José Mourinho.
Blog dedicato alla didattica della lingua e cultura italiana in senso antropologico, pragmatico e anche tradizionale.
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