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martedì 13 aprile 2010

DIFFERENZA TRA CULTURA E CIVILTA'

La ‘civiltà’ e la ‘cultura’
Curare l’aspetto interculturale in una lezione di L2 non significa trattare i cosiddetti elementi di ‘civiltà’. Facendo il parallelo linguistico, l’apprendere aspetti di ‘civiltà’ corrisponde all’apprendimento delle strutture superficiali della lingua, mentre l’apprendimento interculturale ne considera le strutture profonde, cioè quei meccanismi cognitivi che gestiscono l’azione e sono ‘dietro’ alle parole. Quando persone di differenti L1 interagiscono fra loro, le forme comunicative e gli eventuali equivoci saranno per forza di natura interculturale. Dunque:
L’abilità di comunicazione interculturale non si può sviluppare solo trasmettendo informazioni sulla cultura, ma collegando le informazioni sulla differenza culturale a come essa si esprime nell’azione linguistica.
Non ho potuto perdere l’occasione di spezzare nuovamente una lancia a favore del materiale autentico, il cui uso in Germania mi sembra cosparso di spine. Ma in questo seminario forse ho avuto conferma del motivo, dato che ovviamente anche l’approccio didattico usato dall’insegnante è condizionato culturalmente.
Ma che cos’è ‘cultura’? In un epoca in cui si parla di superiorità culturali fa davvero piacere ascoltare qualcuno che fa (o almeno cerca di fare) un pulito lavoro di ricerca sulla ‘cultura’. Questo qualcuno è l’olandese Geert Hofstede, il quale ha dedicato i suoi ultimi venti anni ad osservare le diverse popolazioni per scoprire quali categorie possono essere considerate universali. Hofstede definisce la cultura come una sorta di "programmazione mentale collettiva". Mentre aspetti come l’alimentazione, l’uso di generi voluttuari, l’espressione artistica, gli oggetti quotidiani ecc. rappresentano l’hardware di un gruppo, il software è quell’insieme di programmi mentali in base ai quali si svolgono il pensiero, le emozioni e le azioni di un gruppo.

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