La macchina del fango è un articolo di Umberto Eco apparso nella rivista dell'Espresso nel mese di Ottobre 2015. Questo articolo di Umberto Eco sarà utilizzato come corpus per adoperare gli strumenti di analisi della cortesia linguistica, della pragmatica e della dimensione culturale.
In questo lavoro Umberto Eco menziona il fatto che il suo articolo è nato dopo la visita di un gruppo di giornalisti spagnoli, in altri termini questo è un modo per conferire faccia positiva alla propria persona in termini di ricerca di riconoscimento. Allo stesso modo si conferisce faccia positiva alla rivista chi accoglie il suo articolo creando un diritto di associazione tra le due esperienze editoriali. Il sottotitolo dell'articolo recita; " perché noi italiani siamo maestri nell'arte dell'insinuazione calunniosa". Questo sottotitolo rappresenta, in un primo momento, un modo per conferire faccia positiva ad un'identità collettiva o faccia pubblica di una nazione per mitigare i costi molto elevati dell'essere maestri, quindi con un forte evitamento dell'incertezza come dimensione culturale, nel compiere una certa attività definita " arte" intesa come una competenza nella " insinuazione calunniosa", la quale potrebbe rientrare nella dimensione culturale di "debole evitamento dell'incertezza" da parte di coloro che compiono tale atto linguistico poiché l'insinuazione non possiede elementi di prova ed è resa possibile da una diffusa adesione ad una dimensione culturale fatta di distanza sociale in cui legittimare i propri propositi è percepito come irrilevante. Inoltre non si risponde alla massima di qualità per dirla alla Grice perché si afferma quello che non si può provare facendo delle allusioni accettando di vivere in sintonia con una dimensione culturale di " debole evitamento dell'incertezza" perché accetto con poco stress di causare un danno importante ad un'altra persona facendo pagare dei costi elevatissimi in termini di difesa della propria faccia negativa. Tale distanza sociale menzionata precedentemente consente l'assenza di identificazione con la persona vittima di tali calunnie. In pratica, l'autore della calunnia si trova a proprio agio nell'ambiguità. Questa pratica dell'insinuazione calunniosa viene adoperata spesso nei media per difendere un proprio "in-group" di riferimento minacciato dalle dichiarazioni offerte dalla persona sottoposta in quel momento a calunnie.
Questo comportamento è possibile perché la società possiede delle opinioni in funzioni delle proprie appartenenze che sentono come inaccettabili le minacce provenienti da altri gruppi percepiti come " out-group". La persona in sintonia con questo modello può definirsi di appartenere ad una dimensione culturale di tipo " soddisfatto" perché ottiene delle emozioni positive colpendo un'altra persona demolendo il bisogno di preservare la propria faccia negativa della persona colpita dalla calunnia. In sostanza, il calunniatore pratica un atto sadico come per dire " colpisco te e spero un giorno inconsciamente che qualcuno colpisca me".
Umberto Eco, in questo articolo, mette in luce come i giornalisti spagnoli avessero una visione troppo vasta di questo concetto della " macchina del fango" dove per lui sarebbe stato meglio usare la parola "cattiveria" o " malizia" quando ad esempio viene fotografato Varoufakis con la moglie all'interno di un appartamento lussuoso. Per Eco questa fotografia è cattiveria perché serve per mettere in cattiva luce facendo pagare dei costi al bisogno di faccia positiva di Varoufakis riducendo la sua possibilità di ottenere "solidarietà e spirito di associazione" da parte di coloro che sostengono il mondo politico della sinistra. La " macchina del fango" va a colpire il diritto di protezione della faccia negativa di una persona, ossia la difesa della propria vita privata o intima rendendo pubblico delle allusioni sul modo di vivere la propria vita privata facendoti pagare dei costi enormi alla luce della tua persona come " umana o non umana, normale o strana, sana o folle". In definitiva vengono colpiti le fondamenta della tua identità privata per distruggere la tua influenza nello spazio sociale. Con tale comportamento linguistico vengono meno la massima di qualità dicendo " quello che non si può provare", e si dicono cose che non sono pertinenti\rilevanti con la vita professionale di una persona. La stessa massima di maniera viene capovolta perché si sostiene l'oscurità e l'ambiguità dei propri propositi quando si pratica questa "arte" dell'insinuazione calunniosa. Questi atti linguistici odiosi sono possibili perché vige molta distanza sociale nella vita pubblica italiana in termini di differenze socio-economiche e come appartenenza a differenti "in-group". In queste situazioni, la gerarchia sociale significa ineguaglianze esistenziali dato che risulta irrilevante giustificare con i fatti le proprie affermazioni. Le persone con più potere possono accettare di aderire ad una "dimensione di debole evitamento dell'incertezza" quando compiono tali atti perché il tutto viene vissuto con poca ansia. Inoltre la dimensione di tipo " soddisfatti" si ritrova con la possibilità di vivere emozioni positive con la realizzazione di tali comportamenti.
Umberto Eco, nel primo esempio con Varoufakis, smonta la fotografia conferendo nuovamente apprezzamento per la propria faccia positiva al ex ministro dell'economia greco affermando che non ritroviamo nessun elemento di lusso né nella casa così come nelle pietanze presenti nella fotografia. Umberto Eco menziona che Varoufakis è stato docente in America e pertanto non poteva essere un " povero" e pertanto conferisce faccia positiva offrendo riconoscimento alle competenze professionali del ministro greco. Per Umberto Eco, il caso italiano evidenzia una macchina del fango in cui si vuole alludere, fare delle ipotesi nefaste, creare dei danni concreti per delle condotte private tutte da verificare o accertare come se riguardassero la pubblica opinione, in termini di riduzione di costi per la perdita della loro faccia collettiva di tipo positiva. In questo modo si fa nascere il sospetto come vera tecnica della macchina del fango soprattutto verso gli insospettabili, in modo da collocare tutti sulla stessa barca in Italia, vale a dire gli onesti e disonesti, corretti o corrotti. Questa è l'operazione centrale degli ultimi vent'anni in Italia per abortire ogni possibilità di "rinascimento culturale" nel paese, facendo sempre pagare dei costi elevatissimi alla faccia collettiva negativa dei tanti italiani che non vogliono essere "associati" con tali comportamenti. La cultura del sospetto è possibile lì dove non è importante legittimare quello che si afferma, dove prevale un debole evitamento dell'incertezza per gli " in-group" al potere, a proprio agio nell'ambiguità come terreno privilegiato da coloro che si sentono minacciati da parte di altri piccoli " in-group", i quali devono essere schiacciati prima di potere incidere sulla scena mediatica del paese. Aderiscono alla dimensione culturale di essere " soddisfatti" procurandosi delle emozioni positive facendo il male agli altri.
Sostanzialmente, la tecnica è quella di fare apparire in una cattiva luce una persona che non fa niente di male ma allo stesso tempo può sembrare qualcuno che aderisca ad uno stile di vita minoritario nella popolazione benpensante\moralista italiana. Di fondo si deve riportare un elemento vero ma facendo sottintendere qualcosa di negativo in modo che colui che voglia intendere intenda.
Prendiamo l'esempio della fotografia del magistrato seduto nel parco con i calzini turchesi e vestito in modo un po' colorato. Questa foto consente di alludere ad una appartenenza ad una cultura dei figli di fiori da parte del magistrato ad esempio, e questo in un periodo di crisi economica, di restaurazione culturale viene percepito da parte di molti italiani come una minaccia alla loro faccia negativa, ossia alle loro difficoltà per arrivare alla fine del mese per dirla giornalisticamente. Questo meccanismo può tradursi dicendo che tutto quello in apparenza " deviante" è percepito come una minaccia per coloro che non possono mai "deviare" in nulla nella loro vita quotidiana. Per quelli che aderiscono in modo permanente alla dimensione culturale di " forte evitamento dell'incertezza" come unico modo di intendere la vita, l'adesione di altri italiani alla dimensione culturale di " debole evitamento dell'incertezza" viene percepita come una minaccia insopportabile per il loro bisogno di faccia positiva, ossia l'assenza di riconoscimento per i loro perenni sacrifici. Tale assenza di riconoscimento per la faccia positiva delle tante persone in difficoltà è la malattia che ha portato alla cultura del sospetto e del risentimento in Italia.
La stessa macchina del fango ha colpito ai vertici del vaticano quando si è affermata la presenza di un tumore al cervello del Papa Francesco. Questa notizia, del tutto infondata, aveva l'obiettivo di ridurre notevolmente il peso delle parole del Papa e pertanto fargli pagare dei costi notevoli per il suo bisogno di faccia positiva, ossia per il riconoscimento della sua figura di "guida" del mondo cattolico. Per molti gruppi interno al mondo cattolico, la forza carismatica di Papa Francesco è tale da spingerli in ogni modo a ridurre o distruggere la sua potenza oratoria per ridurre i costi subiti da parte di altri gruppi cattolici presenti all'interno della chiesa romana. Lo scopo, in questo caso della macchina del fango, è quello di fare pagare dei costi inaccettabili per ridimensionare tutti i protagonisti della scena sociale o culturale come membri dello stesso " in-group". Tale operazione consente di trasformare e rendere tutto il corpo sociale, agli occhi di molti cittadini italiani, come tutti uguali in termini di difetti. In questo modo, i gruppi al potere riescono a ridurre i costi in termini di perdita di faccia positiva imposti da parte di altri gruppi, i quali invece subiscono costi elevatissimi in termini di perdita di faccia positiva con l'assenza di riconoscimento da parte della pubblica opinione per il loro operato. Allo stesso tempo, la loro faccia negativa viene colpita perché non possono preservare il loro diritto di " non associazione" con questo genere di operazione mediatiche.
Da qui, in molti cittadini onesti ma sempre incerti sulla validità e forza delle loro convinzioni, è nata una cultura dell'indulgenza preventiva in quanto il senso comune vuole che tutti al posto dei "potenti" avrebbero agito nello stesso modo. Questo è il risultato più forte ottenuto da parte della macchina del fango e che ha spinto coloro che non aderivano a questo disegno sociale ai margini, al disimpegno o all'espatrio all'estero.
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La macchina del fango
Dai calzini turchesi di un magistrato allo “scoop” sulla malattia del papa. Perché noi italiani siamo maestri nell’arte dell’insinuazione calunniosa
Eppure, a ben vedere, la casa non era una reggia e andava considerato che Varoufakis era stato professore anche in America e dunque non era mai stato un poveretto; la mensa era piena di tanti piattini tipici della cucina greca, verdure e formaggi, ma non vi si vedevano coppe colme di caviale, aragoste, pernici e polli allo spiedo. Insomma si trattava certamente di una insinuazione maliziosa, come quando la stampa di sinistra in Italia riusciva a riprendere un personaggio della Democrazia Cristiana mentre a una cena s’infilava in bocca una forchettata di spaghetti - e questo gesto abbastanza normale richiamava la polemica sui “forchettoni”. Insomma, peggio per Varoufakis che per vanità si era prestato a quella messa in scena, ma si trattava solo di una piccola cattiveria, non di fango.
Credo si sia iniziato a parlare di macchina del fango quando si è insinuato che il direttore di un giornale cattolico fosse omosessuale. L’insinuazione avrebbe fatto ridere se si fosse trattato del direttore dell’“Unità”, ma certo in un ambiente religioso, e prima di papa Francesco, la cosa aveva creato qualche contraccolpo.
Dunque si ha macchina del fango quando qualcuno viene accusato di cose che non ha commesso? Io direi che la tecnica all’italiana è assai più sottile; accusare qualcuno di avere abusato della nipote sedicenne per poi scoprire che non è vero, non serve gran che. Ma scrivere che qualcuno è stato visto al cinema con la nipote sedicenne è un’altra cosa, specie se ci è stato davvero; certamente non c’è niente di male a portare al cinema la nipote, ma l’evento può lasciare nella mente di molti la traccia di un sospetto. Perché proprio la nipote, perché proprio al cinema, e quale film stavano vedendo, forse una pellicola osé?
Vi ricorderete del magistrato visto ai giardini mentre fumava una sigaretta dopo l’altra seduto su una panchina e portando calzini, se ben ricordo, turchesi? Non faceva niente di male, ma poteva apparire come un fannullone, assente dall’ufficio dove avrebbe dovuto compulsare enormi faldoni, e vestito come un figlio dei fiori; forse a casa fumava persino marijuana. Ecco la vera tecnica della macchina del fango: riportare qualcosa di assolutamente vero ma in modo da sottintendere qualcosa di falso, e chi la vuol capire la capisca.
Veniamo ora al tumore al cervello di papa Francesco. Si sarebbe pensato a uno scoop se il papa fosse stato ammalato di cirrosi epatica, di piede equino, o addirittura di un tumore, benigno per carità, al fegato? Credo proprio di no. Anche perché la notizia avrebbe suscitato ondate di simpatia, e ogni parola che il papa avesse pronunciato, magari dal suo letto di dolore, avrebbe acquistato un peso maggiore e sarebbe stata ascoltata con commozione. Con un tumore, benigno per carità, al cervello, le cose cambiano. Quale centro è stato colpito? Non potrebbero le sue parole di domani essere attribuite alla sua alterazione cerebrale?
O la notizia è, come pare, falsa, e allora diramarla, magari passandola per vera a un giornalista che ci ha creduto, sarebbe già affine a un episodio di macchina del fango. Peggio ancora se fosse vera, il diffonderla induce a pensare che, da oggi in poi, ogni parola che il papa pronunci vada presa con le molle.
Veramente un colpo da maestro. Forse agli spagnoli avrei dovuto dire che solo noi italiani siamo capaci di costruire buone macchine del fango.
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