Analisi
sociopragmatica del disaccordo nell’intervista tra Renato Brunetta
e Daria Bignardi
Abstract
Il presente articolo
analizza la funzione del riconoscimento della nozione di “ persona”
come elemento centrale nella produzione del disaccordo tra i due
interlocutori. L'esempio tratto in questo lavoro è stato individuato
all'interno di un'intervista avvenuta nel programma televisivo “
Era Glaciale” tra la conduttrice Daria Bignardi e il politico
Renato Brunetta. L'articolo è costituito da una prima parte
incentrata sui dati conversazionali che consentono un forte grado di
imposizione da parte del politico Renato Brunetta durante
l'intervista e la successiva negoziazione tra i due interlocutori per
cercare di rendere meno infelice l'evento linguistico. L'analisi di
questa intervista evidenzierà come il non riconoscimento della “
persona” inteso come “ essere con e per” sia al cuore del
fallimento dell'intervista secondo il “cultural script” della
giornalista Bignardi. Da canto suo, il ministro Brunetta interpreta
l'evento come piacevole mettendo in crisi l'idea che il disaccordo
sia fonte di minaccia sempre per la faccia positiva dell'altro
interlocutore.
Parole chiave:
stile conversazionale- persona- disaccordo- cortesia positiva-
cultura
Abstract
The present article analyzes the recognition of the
notion of "person" as a central element in the production
of the disagreement between the two interlocutors. The corpus data in
this work was identified in an interview that took place in the
television program "Era Glaciale" between the journalist
Daria Bignardi and the politician Renato Brunetta. The article
consists of a first part focused on conversational data that allow a
strong degree of imposition on the part of the politician Renato
Brunetta during the interview and the subsequent negotiation between
the two interlocutors in order to make the linguistic event less
unhappy. The analysis of this interview will highlight how the
non-recognition of the "person" understood as "being
with and for" is at the heart of the failure of the interview
according to the "cultural script" of the journalist
Bignardi. For his part, Minister Brunetta interprets the event as
pleasant, undermining the idea that disagreement is always a source
of threat for the “positive face” of the other interlocutor.
1. Introduzione
In
questo articolo si cercherà di analizzare le ragioni
sociopragmatiche del prolungato disaccordo avvenuto tra il Ministro
Brunetta e la giornalista Daria Bignardi all’interno del programma
televisivo “ Era glaciale” sulla rete pubblica italiana Rai 2
nella giornata del 24 Aprile 2009. Questo programma si è svolto in
uno spazio temporale collocato in seconda serata, con lo scopo non
dichiarato ( Hymes, 1979) di fare emergere il volto umano dei
personaggi politici italiani. La collocazione in seconda serata
conferisce in modo implicito maggiore libertà di parola poiché si
presuppone che il pubblico ascoltatore sia composto da persone
adulte. Nonostante la finalità implicita del programma sia quella di
“ umanizzare” i personaggi della politica italiana si vedrà come
dal punto di vista dei principi di sociopragmatica apparirà una
grossa differenza di stile conversazionale tra il Ministro Brunetta e
l’intervistatrice Bignardi: il Ministro Brunetta sembra aderire ad
uno stile di tipo diretto e affermato, mentre la giornalista Bignardi
appare come una giornalista con uno stile “cordiale-gentile” e
con una certa deferenza per il proprio ospite ( Spencer-Oatey, Jiang,
2003). Per cogliere il disagio profondo della giornalista occorre
capire che i due interlocutori hanno una visione divergente “
sull'essere per e con”( Duranti, 2007) di due persone nella
relazione interpersonale. Di fatto, il Ministro Brunetta sembra a suo
agio durante l’intervista nonostante i tanti disaccordi, mentre la
giornalista Bignardi afferma di essere a disagio in questa
intervista. Di fatto, il Ministro Brunetta sembra a suo agio durante
l’intervista nonostante i tanti disaccordi, mentre la giornalista
Bignardi afferma di essere a disagio in questa intervista. Nello
stile interazionale di Brunetta possiamo vedere in sintonia, con
Schiffrin (1984) e Kakava (2002), una nozione del disaccordo come
elemento di socialità presente sia nella comunità ebraica di New
York così come nel caso dei parlanti greci ( Kakava, 2002). Inoltre
tale divergenza di agentività della persona (Duranti, 2007) sembra
essere riconducibile ad una nozione della persona fondata sulla
considerazione ( Scollon, 2001) in Daria Bignardi, mentre il Ministro
Brunetta sembra aderire ad una nozione della persona fondata sulla
“franchezza” ( Béal, 1993). Infatti,
i
lavori di Duranti (2007) si concentrano su quale sia l'idea di
persona “con e per gli altri” durante un evento linguistico. Il
concetto di persona di Duranti si rifà a qualcosa degno di
“rispetto” per riprendere i termini provenienti da Goffman (1959,
1967) e Levinas (1980, 1982) e si ricollega all'idea di fiducia
verso l'altro dove la faccia dell'altro manifesta la nostra
responsabilità nei suoi confronti, da qui l'ipotesi di Duranti
(2007) dove la nostra stessa rappresentazione della fiducia può
variare tra le comunità linguistiche, vale a dire che il nostro
“essere con e per” la persona varia seguendo le norme
comunicative presenti in una data comunità di parlanti.
2. Lo stile
conversazionale nel lavoro di Spencer-Oatey
Per
ritornare nell'ambito della sociopragmatica per analizzare
l'intervista in questione, Spencer-Oatey (2003) sostiene che l'uso
del linguaggio fatto dalle persone non è soltanto influenzato da
fattori contestuali immediati, come la distanza (D), il potere
relativo (P) e il grado di imposizione (R) come viene sostenuto da
Brown e Levinson (1987), ma anche dall'importanza di principi
socioculturali. Questi principi socioculturali nel lavoro di
Spencer-Oatey (2003) agiscono ad un livello più alto di altri
fattori e ci aiutano a gestire le motivazioni basiche
dell'interazione tra le persone: l'importanza accordata alla faccia,
i diritti e i doveri ( in termini di costi e benefici). Secondo
l'analisi di Spencer-Oatey viene conferita importanza a questi due
fattori ma l'elemento che caratterizza la differenza è da ricercare
nella nozione di diritto. Andando sul piano operativo possiamo
elencare i principi del “SIP” in questo modo:
-
lo stile personale, l'essere diretti o indiretti, umili-affermati,
calorosi/coinvolgenti, cordiali\distanti, abitudinari\innovativi,
chiari\vaghi oppure freddi/distanti (Spencer-Oatey, Jiang,
2003:1645).
Questi
principi “ SIP” saranno molto utili per definire in seguito lo
stile conversazionale di entrambi gli interlocutori durante l'evento
linguistico.
Nei
lavori di Spencer-Oatey (2001, 2003) emerge l’idea che il rapporto
idealmente armonioso tra le persone può essere minacciato da due
fattori: il primo fattore si associa ad un comportamento minaccioso
per la faccia e l’altro fattore è un comportamento minaccioso per
i nostri diritti.
Spencer-Oatey
sostiene che quando le persone minacciano i nostri diritti, esse
infrangono le nostre prerogative sociali e questo succede quando
qualcuno ci spinge a fare qualcosa, ma avvertiamo che in quel dato
contesto quel parlante non ha il diritto di avanzare una tale
richiesta. In questa circostanza, secondo l'approccio adottato da
Spencer-Oatey (2001, 2003), l'altra persona sta minacciando i nostri
diritti di uguaglianza, mentre se qualcuno parla con noi in un modo
troppo personale, secondo il nostro giudizio, noi ci sentiamo come
minacciati nel nostro diritto di associazione con gli altri. In
questa tipologia di incontri ci sentiamo offesi, in imbarazzo,
irritati o arrabbiati, anche se non sentiamo necessariamente di aver
“perso la faccia”. Appare come fondamentale nell'approccio di
Spencer-Oatey credere che la cortesia riguardi la (dis)-armonia nelle
relazioni sociali e che la percezione di questo fenomeno sia soggetta
ai giudizi sociali (Spencer-Oatey, 2005:97). Per ampliare il metodo
di lavoro di Spencer-Oatey si deve aggiungere il concetto di cultura
(Spencer-Oatey, 2005:108) in cui si rinvia ad un insieme di
attitudini, credenze, convenzioni comportamentali, supposizioni di
base e valori che sono condivisi da un dato gruppo di persone e che
influenza il comportamento di ogni membro, così come
l'interpretazione del comportamento di altri gruppi di persone.
Inoltre, in questa intervista, il concetto di cultura, pur essendo
entrambi membri della comunità dei parlanti italofona risulta
interessante perché Spencer-Oatey afferma che la cultura si occupa
delle regolarità all'interno di un gruppo di persone e che tali
regolarità vanno di pari passo con la presenza di variabilità,
pertanto le regolarità che costituiscono la cultura di un gruppo
secondo Spencer-Oatey (2001, 2003, 2005) possono variare e vengono
identificate dai seguenti elementi:
-
supposizioni di base e i valori
-
credenze, attitudini e ideologie
-
leggi, regole, regolamenti
-
scopi e missione
-
obiettivi e strategie
-
percezione del proprio ruolo nell'interazione, includendo i diritti
e doveri collegati al proprio ruolo
-
riti comportamentali, le convenzioni, le routine (linguistiche e non
linguistiche), la loro comprensione e interpretazione
-
artefatti e prodotti
In
questa intervista è molto probabile che le supposizioni di base così
come i valori non siano condivisi tra i due parlanti così come le
attitudini e le ideologie di fondo sull'atto di comunicare non sono
percepite come le stesse.
Per sostenere la sua idea di cultura,
Spencer-Oatey ( 2005) rinvia ai lavori di Avruch (1998) nei quali la
cultura è intesa come un derivato delle esperienze individuali,
qualcosa di imparato o creato da altri individui o tramandato tramite
dei contemporanei o degli antenati. Collegando la cultura agli
individui e mettendo in rilievo il numero e la diversità dal punto
di vista sociale e di esperienze che l'individuo incontra, noi
riusciamo ad espandere l'ambito della cultura a partire da quella di
un gruppo o di un quasi gruppo ( tribù, gruppi etnici e nazioni sono
i più noti) fino a gruppi costituiti dalle professioni,
occupazioni, classe sociale, religione e regione.
In
questa prospettiva Avruch (1998) sostiene l'idea che gli esseri umani
riflettano o incorporino molteplicità di culture e che la loro
“cultura” sia sempre psicologicamente e socialmente distribuita
all'interno di un gruppo.
3. Il ruolo della
cortesia linguistica per capire l'intervista tra Brunetta e Bignardi
L'intervista tra il ministro Brunetta e
la giornalista Bignardi è molto significativa per il fatto di essere
in ampia dissonanza con il modello della cortesia linguistica offerto
dal modello di Brown e Levinson.
Per Brown e Levinson, una forte
motivazione per non parlare in modo diretto, come nel caso del
ministro Brunetta, contravvenendo al rispetto delle massime
conversazionali di Grice è da ricercare nel mantenimento della
“faccia” come immagine pubblica di sé ( Goffman, 1967).
Brown e Levinson riconoscono che la
cortesia non è l'unica fonte di “deviazione” ai principi di
cooperazione introdotti da Grice (1975) ma possiamo ritrovarli anche
nell'umorismo, il sarcasmo e l'ironia (Brown e Levinson, 1987).
Brown e Levinson sostengono che la
cortesia linguistica dovrebbe essere comunicata e che la sua non
comunicazione costituisce un messaggio che comporta un’implicatura
conversazionale secondo la teoria griceana (1975). Nel modello di
Brown e Levinson, la presenza o mancanza di cortesia si spiega alla
luce della cornice ideata da Goffman (1967), ripresa da Brown e
Levinson (1987), sul concetto di “faccia” inteso come un
costrutto universale elaborato culturalmente per “la propria
immagine pubblica, che ogni membro di una società vuole affermare
per se stesso” (1987:61). Brown e Levinson (1987) caratterizzano la
“faccia” come qualcosa che si può perdere, mantenere, o
rinforzare durante l'interazione e dato il carattere di vulnerabilità
sempre presente della faccia, i parlanti saranno impegnati a
difendere la loro faccia se dovesse essere minacciata. Dato il
pessimismo secondo Kebrat-Orecchioni (1992, 1996) dello scambio
conversazionale nell'approccio di Brown e Levinson, il presupposto è
che sia generalmente meglio per l'interesse di tutti conservare la
faccia dell'altro e di agire in modo tale che gli altri siano
coscienti di questo elemento.
L'idea di fondo che
governa la teoria della cortesia di Brown e Levinson è vedere che
alcuni atti sono di per sé minacciosi per la faccia (es: il
disaccordo e la protesta) e pertanto necessitano di essere mitigati.
(1987:24). Tuttavia, saranno i lavori di Wierzbicka (1991) ha mettere
in luce come ogni gruppo linguistico sviluppi dei principi di
cortesia dai quali derivano alcune strategie linguistiche che si
rifanno alle norme comunicative presenti in un dato gruppo sociale
(Wierzbicka, 1991). Lo stile conversazionale mostrato da Brunetta
sembra essere in sintonia con i lavori di Kakava e Schiffrin sullo
stile conversazionale in Grecia o presso gli ebrei newyorchesi.
Al contrario,
secondo Brown e Levinson (1987) è attraverso la conoscenza di queste
strategie di cortesia di natura universale che il parlante ha
successo nel comunicare il suo messaggio principale dimostrando in
questo modo la sua intenzione di essere cortese e allo stesso tempo
di non voler perdere la faccia. In Brown e Levinson vengono
presentati degli atti che sono intrinsecamente minacciosi per la
faccia del parlante, dell'ascoltatore o per entrambi: ad esempio, il
disaccordo viene definito come un atto minaccioso per la faccia
positiva dell'ascoltatore insieme ad altri atti linguistici come
lamentarsi, criticare o parlare di argomenti tabù. Quando si è
costretti a produrre questi atti di minaccia per la faccia degli
interagenti, il lavoro di “face-work” deve concentrarsi sulla
riduzione della minaccia come affermano Brown e Levinson:
“we
have claimed that a face-bearing rational agent will tend to utilize
the FTA-Minimizing strategies according to a rational assessment of
the face risk to participants. He would behave thus by virtue of
practical reasoning, the inference of the best means to satisfy
stated ends” (1987:91).
Per Brown e Levinson
compiere un atto in modo diretto, senza compiere atti di mitigazione,
è il modo più chiaro e inequivocabile per compiere un atto di
minaccia alla faccia. Invece, in questo modello teorico della
cortesia, le strategie di riparazioni possono coinvolgere la cortesia
positiva (mostrando solidarietà ) oppure la cortesia negativa (
mostrando distanza).
Così come aveva
affermato Leech (1983) nel suo modello di cortesia, Brown e Levinson
riprendono l'idea di varianti che potrebbero colpire un parlante
tramite un FTA ( atto di minaccia per la faccia).
Queste varianti sono
indipendenti e sensibili al contesto culturale e giocano un ruolo
importante nel modello di Brown e Levinson:
1. la distanza
sociale (D) tra il parlante e l'ascoltatore: in pratica, si tratta di
capire il grado di famigliarità e di solidarietà condivisa.
2. Potere relativo
(P) del parlante nei confronti dell'ascoltatore: di fatto stiamo
parlando del grado d'imposizione del parlante sull'ascoltatore.
3. Grado
d'imposizione ( R) in quella cultura, in termini sia di richiesta di
bene e di servizi da parte dell'ascoltatore: in altre parole, il
diritto di realizzare alcuni atti e il grado di imposizione che
l'ascoltatore può accettare.
Il modello teorico
pensato da Brown e Levinson (1987) riconduce “il peso” (indicato
come W nella formula) dei nostri atti in termini di “faccia”
positiva o negativa durante la realizzazione di un FTA attraverso una
formula, in cui S indica il parlante, H indica l'ascoltatore e R
indica il grado d'imposizione da calcolare in questo modo:
Wx = D (S, H) + P (
H,S) + R x
In Brown e Levinson
(1987) sarà il valore di Wx ha determinare il grado di cortesia
necessario per salvare la propria faccia e queste varianti non devono
essere viste come delle costanti tra gli individui. Durante
l'interazione, i partecipanti vacillano nella loro distanza sociale
quando si trovano ad esempio in situazione di lavoro, oppure in una
situazione di nervosismo e allo stesso modo il potere relativo cambia
quando i ruoli e le responsabilità cambiano. Quindi la scelta di una
data forma linguistica va vista come una realizzazione specifica di
una strategia di cortesia alla luce della valutazione del contesto
della frase. Questo modello esplicativo di Brown e Levinson può
essere riassunto in questi passaggi (1987:90-91):
- anche se il parlante intende compiere un FTA ( atto minaccioso per la faccia) con la massima efficienza, il parlante deve determinare se si augura di raggiungere il bisogno di faccia dell'ascoltatore tramite la cooperazione dell'ascoltatore oppure con la conservazione della sua faccia.
- Il parlante dovrebbe determinare la minaccia alla faccia di un dato FTA e determinare fino a quale estensione minimizzare la perdita di faccia dovute all'atto di minaccia, considerando i fattori come il bisogno di chiarezza e quello di non sopravvalutare il grado potenziale di perdita della propria faccia.
- Il parlante deve scegliere una strategia che provveda al grado di “salvare la faccia” con quello menzionato sopra (2). La presa in considerazione della cooperazione dell'ascoltatore determina la strategia scelta per realizzare le aspettative richieste per quell'atto da parte dell'ascoltatore.
- Il parlante deve allora scegliere un significato linguistico che lo soddisfi per la conclusione di quella strategia. Ogni strategia abbraccia un'ampia gradualità di cortesia dove al parlante sarà richiesto di considerare la specifica forma linguistica usata per coglierne gli effetti quando viene usata insieme ad altri elementi linguistici.
Un elemento
importante è capire che la scelta di una forma linguistica è
determinata dalla responsabilità da parte del parlante verso il suo
interlocutore durante l'interazione. Nell'ambito degli studi di
pragmatica contrastiva appare necessario integrare la formula
pensata da Brown e Levinson per definire il come si conferisce
“faccia” all'interno di varie culture.
4. Analisi
dell'interazione verbale tra il politico Renato Brunetta e la
giornalista Daria Bignardi
In questo paragrafo
sarà possibile vedere da vicino i vari fenomeni linguistici e
sociopragmatici presenti all'interno dell'intervista televisiva tra
il politico Renato Brunetta e la giornalista Daria Bignardi.
Sin dall’inizio
del frammento riprodotto da questa intervista interviene un forte e
lungo disaccordo ( Rees-Miller, 2000) che possiamo vedere in questa
trascrizione:
Bignardi; dopo la
sua carriera universitaria a Padova arriva il primo incarico romano
alla fondazione Brandolini
Brunetta;
N::::::::o, cosa dice?
Bignardi; leggo
il suo libro
Brunetta; le
hanno scritto, le hanno scritto Brodolini.
Bignardi; uffa
Brunetta; il
padre dello statuto italiano dei lavoratori
Bignardi; Ma sì
Bradolini Brodolini ma dai
Brunetta; che
dice
Bignardi; non
sono queste le cose che contano
Brunetta; posso,
posso dire lei in questo momento ha detto una bestemmia.
Bignardi; Oh dio,
mi dispiace
Brunetta; Giacomo
Brodolini, il padre dello statuto dei lavoratori, morì di cancro
mentre stava facendo approvare una legge fondamentale per i diritti
dei lavoratori.
Bignardi; ammetto
la mia ignoranza
Brunetta;
guardi::: io ho diretto per 20 anni la fondazione dedicata a questo
grande italiano e mi dispiace che proprio una persona sensibile come
lei abbia detto (inaudibile)
Bignardi; non si
figura la mia era una battuta. E massimo rispetto e mi scuso
Brunetta; non lo
conosce?
Bignardi; non lo
conosco, lo ammetto però io volevo arrivare ad una altra cosa.
In questa
intervista, il primo disaccordo dell’ospite Brunetta avviene
immediatamente dopo la breve introduzione fatta dalla giornalista
Bignardi in merito alla carriera del Ministro, il quale con
l’enunciato composto dalla congiunzione avversativa “ ma” e
dalla formula interrogativa “ cosa dice” afferma il suo
diritto di difendere la sua faccia positiva e nel medesimo tempo di
ottenere riparazione (Pomerantz, 1975) davanti ad un errore che costa
troppo per la propria faccia in termini di cortesia positiva,
compiendo un disaccordo molto severo ( Rees-Miller, 2000), segnale di
un grado d'imposizione indicatore del potere relativo (Brown e
Levinson, 1987) presente all’interno di questa conversazione tra il
Ministro e la giornalista. La giornalista per difendersi da questa
minaccia, in termini di cortesia positiva (1987) e in termini di
scortesia ( Kebrat-Orecchioni, 2005), difende la propria “faccia”
affermando per ottenere qualche beneficio alla sua persona che le sue
affermazioni sono frutto della lettura del libro. A tale replica,
ritenuta non veritiera in termini di massima di qualità ( Grice,
1975) da parte del ministro Brunetta, l’ospite fa arrivare il suo
sostegno come forma di beneficio alla cortesia positiva della
giornalista dicendo che sarà stato un errore di lettura dato che la
fondazione in questione si chiama Brodolini e non Bradolini. Davanti
a questa forma di sostegno, percepito dalla giornalista come una
minaccia per la sua faccia in termini di cortesia positiva, replica
con una risposta di tipo onomatopeica come “uffa” che
indica l'utilizzo di un registro famigliare e popolare presente
diatopicamente nel centro-nord dell’Italia per segnalare la propria
stanchezza e per indessicalizzare ( Duranti, 2007) la necessità di
cambiare lo svolgimento della conversazione. Il disaccordo si fonda,
a mio parere, sulla diversa interpretazione dell'errore nel
pronunciare il nome del giurista Brodolini con Bradolini, innescando
di fatto una serie di precisazioni da parte del Ministro Brunetta,
con lo scopo di salvare la sua faccia positiva di fronte ad una
giornalista che intende tralasciare dei fatti che vengono ritenuti
irrilevanti con la finalità di mitigare i costi subiti dalla sua
faccia in termini di cortesia negativa ( Vulchinich, 1990, Brown e
Levinson, 1987). Questo disaccordo troverà una risoluzione per il
Ministro Brunetta, soltanto quando la giornalista prenderà atto
dell’importanza del punto di vista del Ministro, quando
quest'ultimo utilizzando la massima di rilevanza ( Grice, 1975)
pronuncerà questi due enunciati:
Brunetta;
“giacomo Brodolini, il padre dello statuto dei lavoratori, morì
di cancro mentre stava facendo approvare una legge fondamentale per i
diritti dei lavoratori.”
Brunetta;
“guardi::: io ho diretto per 20 anni la fondazione dedicata a
questo grande italiano….”
Questi due enunciati
svolgono una funzione di riparazione ( Goffman, 1967, Pomerantz,
1975) e di beneficio in termini sociopragmatici per la faccia del
Ministro Brunetta, poiché il riconoscimento dell’importanza
dell’opera di Brodolini da parte della giornalista Bignardi serve
implicitamente a dare faccia al Ministro in termini di cortesia
positiva ( Brown e Levinson, 1987) riconoscendo il lavoro
dell'ospite all’interno di questa fondazione. Questo
riconoscimento, attribuito alla persona intesa come “ essere per e
con” del Ministro Brunetta, non avviene subito da parte della
giornalista in quanto si percepisce come inizialmente troppo elevato
il costo di tale riconoscimento in termini di faccia positiva.
Tuttavia, dato il grado di imposizione ( Brown e Levinson, 1987) del
Ministro nella difesa della faccia negativa di questo personaggio
politico italiano, la giornalista sarà costretta ad ammettere la non
conoscenza dell’opera di Brodolini e pertanto dovrà subire i costi
pesanti per la sua faccia positiva tramite la formulazione di scuse
con l'intenzione ( Hussell, 1960) e il beneficio in termini
sociopragmatici di poter proseguire la propria intervista.
In questa
conversazione, i benefici possono sembrare di poco rilievo ma
all’interno di un evento linguistico ( Hymes, 1972) come quello di
un’intervista televisiva, i benefici per l’identità del
giornalista possono essere maggiori nel proseguimento della propria
intervista pagando in termini di costi per la propria faccia
positiva, piuttosto che rimanere arroccato nella difesa della propria
faccia positiva rispettando i principi della cortesia di Brown e
Levinson (1987). Tale atto linguistico, compiuto dalla giornalista, è
invece in sintonia con la visione di perdita di faccia momentanea
introdotta da Béal (1993) a proposito dei parlanti francesi e
rappresenta una segnalazione di disaccordo tralasciato secondo
Vulchinich (1990).
Un altro passaggio
dell’intervista molto significativo per cogliere il nesso tra
segnalazione del disaccordo e nozione della persona è rappresentato
da questo frammento:
Brunetta; se
fosse una mia allieva la boccerei.
Bignardi; Meno
male che non lo sono.
Vediamo in questa
coppia adiacente (Duranti, 1997) come la giornalista non accetta di
essere indessicalizzata (Duranti, 2007) come “allieva”, in
quanto i costi sarebbero troppi elevati per la propria faccia in
termini di cortesia positiva ( Brown e Levinson, 1987) e in termini
di scortesia ( Kebrat-Orecchioni, 2005). Nella conversazione con il
Ministro Brunetta, la giornalista ritiene maggiori i benefici in
termini sociopragmatici (Spencer-Oatey, Jiang 2003) nel segnalare il
suo disaccordo in maniera netta ( Rees-Miler, 2000) di fronte alla
nozione di persona come “allieva” con la quale il ministro
vorrebbe agentivare ( Duranti, 2007) la giornalista Daria Bignardi.
In questa conversazione vediamo, in sintonia con Grimshaw e
Vulchinich (1990), come la produzione del disaccordo duro prodotto da
Daria Bignardi sia legata alla forte minaccia presente nella nozione
di “allieva” in termini di identità professionale durante un
evento linguistico come l'intervista.
In un altro momento
dell'intervista, vediamo un disaccordo espresso in modo diretto in
concordanza con la definizione dello stile di Brunetta come diretto,
secondo i principi di sociopragmatica:
Bignardi; “allora
quando si dice privatizziamo il pubblico?”
Brunetta; “ io
non ho mai detto. Io non ho mai detto”.
Questo disaccordo
viene affermato con un raddoppiamento del proprio enunciato, in cui
si antepone il pronome personale “io” per rafforzare la propria
contrarietà con l'utilizzo dell'avverbio di tempo “mai” indice
di una massima di qualità ( Grice, 1975) e di una verità oggettiva
( Searle, 1995) perché rappresenta la presunta sincerità del
Ministro Brunetta. Inoltre tale replica segnala, all'interno della
conversazione, un grado di imposizione ( Brown e Levinson, 1987)
abbastanza forte sul proprio interlocutore. Questa conversazione
prosegue con una ulteriore produzione di disaccordo, a proposito
della lettura del libro del Ministro Brunetta, chiamando in causa da
parte dell'intervistato la massima di qualità ( Grice, 1975) per
replicare al disaccordo prodotto da parte della giornalista Bignardi.
Il passaggio della
conversazione in questione si riferisce alla privatizzazione dei
servizi pubblici:
Bignardi; “ allora
lei non è d’accordo con…. di privatizzare ?
Brunetta; se lei
avesse letto il libro.
Bignardi; e dai
Ministro stia tranquillo. Il libro l’ho letto
Brunetta; non l’ha
letto bene.
Bignardi; non
faccia il professore con me
Brunetta; non l’ha
letto bene.
È interessante
vedere come la giornalista, di fronte ai ripetuti attacchi del
ministro, antepone un registro più colloquiale (e dai) come
indice di contestualizzazione (Gumperz, 1982) per fare capire la
“chiave”dell'evento linguistico ( Hymes, 1972), dove la finalità
è di svolgere un'intervista con uno stile conversazionale di tipo
cordiale ( Spencer-Oatey, Jiang, 2003) segnalato con l'atto
linguistico “ stia tranquillo”. Invece, lo stile
conversazionale del Ministro Brunetta rappresenta secondo la sua
cultura dell’intervista una minaccia per la giornalista, in termini
di costi sociopragmatici, perché deve subire dei costi per la
propria faccia in termini di cortesia negativa ( Brown e Levinson,
1987) che non intende pagare. Infatti nella continuazione della
conversazione, la richiesta della giornalista è di ottenere un
cambiamento agentivale ( Duranti, 2007) della persona (non faccia
il professore con me ) da parte del Ministro Brunetta, passando
da uno stile definito da “ professore” confermato dall’enunciato
“se lei avesse letto il libro, non l’ha letto bene ”
ad uno stile più cordiale in sintonia con lo scopo non dichiarato (
Hymes, 1972) del programma televisivo. Tuttavia la giornalista, dopo
questo sostenuto disaccordo ( Grimshaw, 1990), sente il bisogno di
riparare la propria faccia per ottenere dei benefici alla sua faccia
positiva attaccando il Ministro affermando una prima volta “ io
la trovo permaloso più di me” e poi in un secondo momento “lei
sa che è antipatico maestro”.
La produzione
dell'allocutivo realizzato con il titolo di “maestro”, avvenuta
in maniera involontaria, fa emergere una ridefinizione della nozione
della persona del “Ministro” da parte della conduttrice sotto una
veste diversa da quella indossata finora (Duranti, 2007, Enfield,
Stivers, 2007). Infatti la persona del ministro
viene indessicalizzata come “maestro” conferendo una
nozione negativa a questo titolo, all’interno di questo evento
comunicativo, dove occorrerebbe mostrare una certa disponibilità in
termini di cortesia positiva verso la faccia dell’intervistatrice.
Nella prossima trascrizione osserveremo i turni conversazionali
(Duranti, 1997) dove si produrrà un disaccordo severo ( Grimshaw,
1990, Sornig, 1977) tra la giornalista e il Ministro Brunetta a
proposito del lavoro compiuto dalla redazione del programma per
preparare le interviste.
Brunetta; allora ha
anche una redazione di quasi 40 persone.
Bignardi; [
veramente siamo in (??)
Brunetta; 25 più 15
mi hanno detto.
Bignardi; allora
siamo in 15 e la prego di cambiare tono, ha capito.
Brunetta; [ anche
lei.
Bignardi; ha
capito
Brunetta; [ anche
lei.
Bignardi; perché
io sono gentilissima nei suoi confronti.
Brunetta; anche
io... anche io
Bignardi; quindi la
prego di cambiar tono.
Brunetta; anche
lei.
Bignardi; bene
cambiamo tono.
Brunetta; cambiamo
tono.
Bignardi; be' (ne).
L’enunciato “la
prego di cambiare tono, ha capito” viene prodotto come reazione
alle parole di Brunetta dopo avere nominato il numero di componente
della redazione del programma manifestando un atto di minaccia molto
severo in termini di cortesia negativa ( Brown e Levinson ,1987) e
anche dal punto di vista della massima del tatto di Leech (1983).
Tale enunciato dell’ospite Brunetta viene percepito come un
ennesimo attacco forte alla propria identità professionale di
giornalista poiché citando la redazione si può implicare ( Grice,
1975) un attacco severo alla professionalità della conduttrice e dei
membri della redazione. In sintonia con Grimshaw
e Vulchinich (1990), in questa sequenza di
conversazione, possiamo dire che il disaccordo sarà prodotto in
maniera forte quando l’attacco sarà percepito come rivolto alla
propria identità morale o professionale. Allo stesso tempo vediamo,
nella prospettiva sociopragmatica, la realizzazione di due enunciati
come “ io la trovo permaloso più di me” e “lei sa
che è antipatico maestro”come segnali di un cambiamento di
stile da parte della giornalista, la quale passa da uno stile
cordiale-reverenziale (Scollon, 2001) ( io sono gentilissima nei
suoi confronti) e colloquiale ( Berruto, 1983) ( e dai
ministro) ad uno stile più affermato e distante ( la prego di
cambiare tono) secondo i principi ideati da Spencer-Oatey e Jiang
(2003). Di particolare rilievo è il turno di parola incentrato
sulla necessità di cambiare “tono” da parte del Ministro,
il quale non accetta l’attacco per i costi elevati alla sua faccia
in termini di cortesia positiva ( Brown e Levinson, 1987) ribadendo
che anche la giornalista deve cambiare “tono” ripetendo
più volte: “anche lei”. Tale ripetizione viene prodotta
perché dovrebbe comportare per il Ministro dei benefici per la sua
faccia positiva e il suo diritto di non vedersi accollare tutto i
costi in termini di cortesia positiva ( Brown e Levinson, 1987) ma di
ripartire i costi e i benefici ( Spencer-Oatey, 2003, Kim, 1994) per
l'andamento difficoltoso dell’intervista tra i due interlocutori.
Inoltre, dal punto di visto dell’evento linguistico (Hymes, 1972),
possiamo interpretare la nozione di “tono” come un segnale di
confine interno ( Duranti, 1992) all’evento e che indessicalizza (
Duranti, 2007) la necessità di superare questa situazione ( Hymes,
1972) caratterizzata da un lungo disaccordo di tipo conflittuale (
Grimshaw, 1990) indicatore di una pessima qualità dell' “essere
con ed essere per” tra di due interlocutori. Nonostante
l’accordo del ministro sul cambiamento di “tono” occorre notare
che l’evento linguistico viene definito come “dialogo” da
Brunetta e non viene inteso da parte sua come conflittuale. Il
ministro sembra avere una diversa concettualizzazione
dell’intervista/dialogo ricollegando questa nozione del lungo
disaccordo presente tra i due interlocutori alla nozione di socialità
citata precedentemente con i lavori di Schiffrin (1984) a proposito
della comunità ebraica di New York oppure di Kakava (2002) per i
parlanti grecofoni. A conferma di questa visione diversa tra i due
interlocutori in merito all’andamento dell’intervista abbiamo
questo frammento:
Bignardi; ma la
smetta con questo modo di fare
Brunetta; anche lei.
Io faccio dell’autoironia. io faccio
Bignardi; [io non lo
so, non mi sono mai trovata in una condizione del genere in vita mia.
Brunetta; forse è
la prima volta e fa bene
Bignardi; veramente
mi sento molto in imbarazzo… ma….. per lei
Brunetta; io no, io
no
Bignardi; io non
vorrei mai mettere i miei ospiti in imbarazzo.
Brunetta; ma io no,
non sono in imbarazzo
Infatti, l’ospite
afferma di non essere in imbarazzo in questo “dialogo” mentre la
giornalista prima con una richiesta realizzata con uno stile di tipo
cordiale “ma la smetta con questo modo di fare “ e poi con
l’esplicita ammissione del suo imbarazzo per la situazione
conversazionale tra i due interlocutori afferma:
“non mi sono
mai trovato in una situazione del genere in vita mia”
Tale enunciato
comporta un costo elevato in termini di cortesia negativa per
l’intervistatrice perché il beneficio di poter ottenere un
riequilibrio nella gestione delle facce è molto basso dinnanzi ad
una persona con uno stile diretto e affermato come il Ministro
Brunetta, il quale sostiene al contrario i benefici per la faccia
positiva della giornalista affermando “forse è la prima volta e
fa bene” per sancire
l'andamento positivo di questa intervista.
5.
Conclusione
In queste sequenze
conversazionali si è potuto notare come il disaccordo sulla nozione
dell’evento linguistico ( Hymes, 1972) sia molto forte e rende
chiaro l’importanza della condivisione sociopragmatica di uno stile
interazionale ( Spencer-Oatey, 2001, 2003, 2005) e culturale (
Hofstede, 1997, Spencer-Oatey 2003)
di un evento come l'intervista per raggiungere un esito “felice”
( Austin, 1962 e Searle,1969) in termini sia di costi e benefici che
di diritti e di dovere, riconosciuti ai partecipanti di un evento
linguistico. Infatti, la differenza
di stile conversazionale in termini sociopragmatici ( Spencer-Oatey,
2001, 2003) ha rappresentato un forte elemento di malinteso ( Béal,
1993) e di disaccordo ( Grimshaw, 1990) sul senso profondo da
attribuire all'intervista.
Usando i termini di
Duranti (1992), possiamo dire che gli scopi di questo evento
linguistico sono in disarmonia ( Spencer-Oatey, 2005): vale a dire la
giornalista esprime uno stile di tipo “cordiale-gentile” e di
“considerazione” (Scollon, 2001) per il suo ospite, mentre il
Ministro Brunetta esprime uno stile “diretto” e “affermato”
privo di attenzione per la cortesia negativa ( Brown e Levinson,
1987) dell’interlocutrice, dato che il bisogno di esprimere la
propria nozione di “persona” ( Duranti, 2007) passa in primo
ordine senza tenere conto della faccia positiva dell’interlocutrice.
Questo stile comunicativo di Brunetta sembrerebbe in piena consonanza
con un “ethos” comunicativo francese dove il bisogno di esprimere
le proprie convinzioni e anche la propria rabbia secondo Béal (1993)
oltrepassa il bisogno di cortesia negativa per il proprio
interlocutore. Tale consonanza dello stile conversazionale del
Ministro Brunetta con il modello comunicativo francese pensato da
Béal (1993), posto in correlazione con l'ammissione dell'imbarazzo
da parte della conduttrice Daria Bignardi, sarebbe un modo per
confermare l'ethos ( Brown e Levinson, 1987, Wierzbicka, 1991)
conversazionale italiano in un dato evento comunicativo come
l'intervista televisiva fondato sul bisogno di categorizzare la
persona, con un stile basato sulla considerazione e la deferenza (
Scollon, 2001). Invece, in questa intervista il non riconoscimento
dell'evento linguistico così come dell'“ essere con e per” è
stato al cuore del fallimento dell'intervista secondo il canovaccio
culturale della giornalista Bignardi mentre per il ministro Brunetta
l'evento è stato interpretato come piacevole mettendo in crisi
l'idea che il disaccordo sia fonte di minaccia sempre per la faccia
positiva dell'altro interlocutore. Questo dato merita sicuramente
maggiore riflessioni all'interno della conversazione mediatica
italiana.
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Materiale audio
Renato Brunetta e Daria Bignardi in Era glaciale Rai due il
24-4-2009 durata 9 min e 36 secondi
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