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venerdì 3 aprile 2020

ANALISI SOCIOPRAGMATICA DEL DISACCORDO TRA LUCIA ANNUNZIATA E SILVIO BERLUSCONI




Il grado di imposizione nel modella della cortesia linguistica di Brown e Levinson: il caso di Silvio Berlusconi per segnalare il disaccordo con Lucia Annunziata

Abstract

The present article analyzes the function of the interview as a central element in the production of disagreement as a feature to establish the role and weight of the interviewee in that given context.
The corpus identified will be an interview that took place in the television program “In Mezz'ora” between the journalist Lucia Annunziata and the politician Silvio Berlusconi during the period of the political elections on 1996. The article consists of a first part focused on the factors that allow a strong degree of imposition by the politician Silvio Berlusconi during the interview and the following negotiation between the two interlocutors to try to make the interview as “a event” less unhappy with the use of positive courtesy between the two interlocutors despite the presence of strong disagreements during the linguistic exchange. The analysis of this work will be carried out Brown and Levinson's linguistic politeness model, within an ethnographic approach with the work of Duranti, highlighting the realization of the disagreement as a result of the failure to agree on the "scope" of the interview between the two interlocutors.


Abstract
Il presente articolo analizza la funzione dell'intervista come elemento centrale nella produzione del disaccordo per stabilire il ruolo e il peso dell'intervistato in quel dato contesto. L'esempio tratto in questo lavoro è stato individuato all'interno di un'intervista avvenuta nel programma televisivo In Mezz'ora tra la conduttrice Lucia Annunziata e il politico Silvio Berlusconi durante il periodo delle elezioni del 1996. L'articolo è costituito da una prima parte incentrata sui fattori che consentono un forte grado di imposizione da parte del politico Silvio Berlusconi durante l'intervista e della negoziazione durante l'intervista tra i due interlocutori per cercare di rendere meno infelice l'evento linguistico con l'uso della cortesia positiva tra i due interlocutori pur con la presenza di forti disaccordi durane lo scambio linguistico. L'analisi di questo lavoro sarà condotta con l'utilizzo del modello della cortesia linguistica di Brown e Levinson, all'interno di un approccio di matrice etnografico con i lavori di Duranti, mettendo in luce la realizzazione del disaccordo come risultato sul mancato accordo sul “ come” viene interpretato l'obiettivo dell'evento linguistico tra i due interlocutori.

Parole chiave: contesto- cortesia linguistica- disaccordo severo- conversazione

1. Introduzione
L'articolo intende analizzare l'intervista tra Silvio Berlusconi e Lucia Annunziata andata in onda il 12 Marzo 1996 nell'ambito della trasmissione “In mezz’ora” presentata da Lucia Annunziata sulla rete televisiva pubblica italiana Rai 3. Durante l'intervista si avrà modo di vedere il forte grado di imposizione presente nello stile conversazionale della “ persona” dell'uomo politico Silvio Berlusconi come detentore di potere politico, istituzionale e mediatico. La negoziazione sulla funzione dell'intervista tra i due interlocutori ricopre la funzione di negoziare la relazione interpersonale durante lo scambio in modo da ottenere dei cambiamenti nella gestione dell'evento linguistico. Tuttavia questa sequenza di conversazione ( Duranti, 1997) rappresenterà in modo chiaro ed evidente il grado di imposizione ( Brown e Levinson, 1987) presente nei turni di parola di chi detiene il potere politico, in modo particolare nella persona dell'ospite Silvio Berlusconi.


2. Il grado d'imposizione nella visione della cortesia in Brown e Levinson


Per analizzare l'intervista del candidato Silvio Berlusconi compiuta da parte di Lucia Annunziata si è adoperato il lavoro di Holmes ( 1997) per vedere come emerga chiaramente che le persone in posizioni di autorità e di potere tendano a dare più ordini, istruzioni e più consigli delle persone in posizioni subordinate, mentre le persone con status inferiore tendono ad esprimere comprensione e accordo con maggiore frequenza (Holmes, 1997). Questi tratti saranno presenti ampiamente durante il corso del confronto con il candidato Berlusconi, il quale si mostra aderire alle parole di Morand (1996) in cui si sostiene che il potere nelle relazioni interpersonali viene comunicato e compiuto tramite lo scambio di comportamenti durante l'interazione faccia a faccia. Le persone che occupano delle posizioni di potere possono sfruttare la loro influenza adottando uno stile più assertivo, premendo per fare cambiare opinioni agli altri e fare accettare il loro punto di vista. Nei lavori di Holmes (1997), le persone con posizioni sociali più elevate affermano la loro posizione in modo esplicito e senza concedere compromessi realizzando dei disaccordi in un solo turno di parola. Le attività discorsive mitigate sono intraprese dalle persone con minore status con il tentativo di trovare un compromesso o un reciproco accordo. I partecipanti con minore status nell'interazione esprimono generalmente il disaccordo in modo meno diretto, adoperando uno stile collaborativo di gestione del disaccordo, cercando una risposta tramite il consenso e la cooperazione tra gli interlocutori.
3. La cortesia linguistica per capire il grado di imposizione presente in una data conversazione.
L'intervista presa in analisi verrà analizzata alla luce del modello teorico della cortesia linguistica di Brown e Levinson ( 1987), il quale rappresenta un lavoro essenziale per capire come le variazioni nella produzione di un atto linguistico siano in relazione con una serie di fattori nel lavoro di Brown e Levinson (1987), riconducibili ad alcune ipotesi legate al grado d'imposizione dell’atto, la distanza nella relazione tra gli interlocutori e il potere tra l’ascoltatore e il parlante.
Dalla prospettiva di Brown e Levinson, viene messo in evidenza che più elevato è il potere di chi parla su chi ascolta meno cortesi saranno i suoi enunciati in termini di faccia positiva ( bisogno di essere riconosciuti) e allo stesso tempo un maggiore grado d'imposizione è spesso correlato con una minore cortesia in termini di cortesia negativa ( bisogno di autonomia). Per quanto riguarda le relazioni tra distanza sociale e cortesia linguistica risulta difficile potere definire tutte le dimensioni che intervengono nella gestione della cortesia, in quanto la distanza sociale si colloca all'incrocio di fattori di natura culturale, sociali, linguistici e cognitivi. Holtgraves (2005) ha messo in rilievo come la percezione del parlante all'interno dello scambio interpersonale possa cambiare durante l'interazione per via delle informazioni emerse sullo status dei parlanti tramite l'uso di certe strategie linguistiche riconducibili alle varianti indicate da Brown e Levinson come il potere, la distanza sociale e il grado di imposizione. Nel modello di Brown e Levinson, la presenza o mancanza di cortesia si spiega alla luce della cornice ideata da Goffman (1967) sul concetto di “faccia” inteso come un costrutto universale elaborato culturalmente per “la propria immagine pubblica, che ogni membro di una società vuole affermare per se stesso” (1987:61). Nel modello di Brown e Levinson (1987) la “faccia” si caratterizza come qualcosa che si può perdere, mantenere, o rinforzare durante l'interazione e dato il carattere di vulnerabilità sempre presente della faccia, i parlanti saranno impegnati a difendere la loro faccia se dovesse essere minacciata. Dato il pessimismo secondo Kebrat-Orecchioni (1992, 1996) dello scambio conversazionale nell'approccio di Brown e Levinson, il presupposto è che sia generalmente meglio per l'interesse di tutti conservare la faccia dell'altro e di agire in modo tale che gli altri siano coscienti di questo elemento. Pertanto, l'idea di fondo che governa la teoria della cortesia di Brown e Levinson è vedere che alcuni atti sono di per sé minacciosi per la faccia (es: il disaccordo e la protesta) e pertanto necessitano di essere mitigati. (1987:24). Tuttavia, saranno i lavori di Wierzbicka (1991) ha mettere in luce come ogni gruppo linguistico sviluppi dei principi di cortesia dai quali derivano alcune strategie linguistiche che si rifanno alle norme comunicative presenti in un dato gruppo sociale (Wierzbicka, 1991).
Per Brown e Levinson (1987), il disaccordo viene definito come un atto minaccioso per la faccia positiva dell'ascoltatore insieme ad altri atti linguistici come lamentarsi, criticare o parlare di argomenti tabù. Quando si è costretti a produrre questi atti di minaccia per la faccia degli interagenti, il lavoro di “face-work” deve concentrarsi sulla riduzione della minaccia come affermano Brown e Levinson. Per Brown e Levinson compiere un atto in modo diretto, senza compiere atti di mitigazione, è il modo più chiaro e inequivocabile per compiere un atto di minaccia alla faccia. Invece, in questo modello teorico della cortesia, le strategie di riparazioni possono coinvolgere la cortesia positiva (mostrando solidarietà ) oppure la cortesia negativa ( mostrando distanza).
Così come aveva affermato Leech (1983) nel suo modello di cortesia, Brown e Levinson riprendono l'idea di varianti che potrebbero colpire un parlante tramite un FTA ( atto di minaccia per la faccia).
Queste varianti sono indipendenti e sensibili al contesto culturale e giocano un ruolo importante nel modello di Brown e Levinson:

1. la distanza sociale (D) tra il parlante e l'ascoltatore: in pratica, si tratta di capire il grado di famigliarità e di solidarietà condivisa.
2. Potere relativo (P) del parlante nei confronti dell'ascoltatore: di fatto stiamo parlando del grado d'imposizione del parlante sull'ascoltatore.
3. Grado d'imposizione ( R) in quella cultura, in termini sia di richiesta di bene e di servizi da parte dell'ascoltatore: in altre parole, il diritto di realizzare alcuni atti e il grado di imposizione che l'ascoltatore può accettare.
Il modello teorico pensato da Brown e Levinson (1987) riconduce “il peso” (indicato come W nella formula) dei nostri atti in termini di “faccia” positiva o negativa durante la realizzazione di un FTA attraverso una formula, in cui S indica il parlante, H indica l'ascoltatore e R indica il grado d'imposizione da calcolare in questo modo:

Wx = D (S, H) + P ( H,S) + R x

In Brown e Levinson (1987) sarà il valore di Wx ha determinare il grado di cortesia necessario per salvare la propria faccia e queste varianti non devono essere viste come delle costanti tra gli individui.Quindi la scelta di una data forma linguistica va vista come una realizzazione specifica di una strategia di cortesia alla luce della valutazione del contesto della frase. Questo modello esplicativo di Brown e Levinson può essere riassunto in questi passaggi (1987:90-91):

  • anche se il parlante intende compiere un FTA ( atto minaccioso per la faccia) con la massima efficienza, il parlante deve determinare se si augura di raggiungere il bisogno di faccia dell'ascoltatore tramite la cooperazione dell'ascoltatore oppure con la conservazione della sua faccia.
  • Il parlante dovrebbe determinare la minaccia alla faccia di un dato FTA e determinare fino a quale estensione minimizzare la perdita di faccia dovute all'atto di minaccia, considerando i fattori come il bisogno di chiarezza e quello di non sopravvalutare il grado potenziale di perdita della propria faccia.
  • Il parlante deve scegliere una strategia che provveda al grado di “salvare la faccia” con quello menzionato sopra (2). La presa in considerazione della cooperazione dell'ascoltatore determina la strategia scelta per realizzare le aspettative richieste per quell'atto da parte dell'ascoltatore.
  • Il parlante deve allora scegliere un significato linguistico che lo soddisfi per la conclusione di quella strategia. Ogni strategia abbraccia un'ampia gradualità di cortesia dove al parlante sarà richiesto di considerare la specifica forma linguistica usata per coglierne gli effetti quando viene usata insieme ad altri elementi linguistici.
Un elemento importante è capire che la scelta di una forma linguistica è determinata dalla responsabilità da parte del parlante verso il suo interlocutore durante l'interazione. Nell'ambito dell'analisi di quest'intervista compiuta da parte della conduttrice Annunziata al candidato Berlusconi, il metodo di analisi di Brown e Levinson sarà adoperato per capire meglio il peso delle imposizioni compiute da Berlusconi durante il confronto mediatico.

4. Analisi del grado di imposizione presente nello stile conversazionale di Berlusconi

La seguente intervista, andata in onda il 12 Marzo 1996, è tratta dalla trasmissione “In mezz’ora” presentata da Lucia Annunziata sulla rete televisiva pubblica italiana Rai 3. Questa sequenza di conversazione ( Duranti, 1997) rappresenterà in modo chiaro ed evidente il grado di imposizione ( Brown e Levinson, 1987) presente nei turni di parola di chi detiene il potere politico, in modo particolare nella persona dell'ospite Silvio Berlusconi. Durante l'intervista, l'ospite Silvio Berlusconi chiederà di avere la gestione dei turni di parola, compiendo varie volte degli attacchi alla faccia positiva dell'intervistatrice, abolendo ogni diritto-dovere e\o costo-beneficio (Spencer-Oatey, Jiang, 2003) presente all'interno di uno scambio interazionale ( Spencer-Oatey, 2001).
Questo stile conversazionale di tipo 'affermato', con un severo grado di imposizione presente nell'ospite serve per ridefinire l'agentività ( Duranti, 2007) della giornalista durante questo spazio conversazionale minacciando il suo diritto\dovere interazionale di fare delle domande. In questo evento linguistico (Hymes, 1972), l'intervista viene percepita da Berlusconi come un contesto ( Duranti, Goodwin, 1992) dove detiene il diritto per la sua faccia positiva (Brown e Levinson, 1987) di elencare i successi politici del suo partito politico in termini di benefici interazionali. Vediamo subito un esempio tratto dall’intervista tra Silvio Berlusconi e Lucia Annunziata:

Annunziata ; Caro presidente, caro presidente diciamo che quello che dice è vero[mi fa dire qualcosa
Berlusconi ; che può interessare agli elettori.
Annunziata; No, No ma adesso stiamo arrivando un punto (??)
Berlusconi; adesso adesso le dico io… vorrei che lei mi domandasse perché gli elettori devono votare per noi e non per la sinistra.
Annunziata; no presidente, no presidente, lei avrà altri…
Berlusconi; io ho a disposizione questa intervista… Bé lei è una violenta lei sta veramente cercando di non farmi dire
Annunziata; io una violenta.
Berlusconi; sì lei sta esprimendo una violenza nei miei confronti
Annunziata; io, no (( tono debolissimo)) io vorrei avere il privilegio di essere una delle poche persone che riescono con lei a fare delle domande che invece sentirsi dire quello che devo sentire dire, mi piacerebbe farle delle domande e continuare a farlo questa è un intervista lei avrà dibattiti, [ lei sta approfittando della mia buona educazione lei avrà….
Berlusconi; continuiamo..
Annunziata; no, no. Siamo tutti e due di buona educazione presidente. Rimane il fatto che le domande in casa mia le faccio io.... io le volevo dire questo
Berlusconi; credevo che questa fosse la casa della Rai, di tutti gli italiani,
Annunziata; quel piccolissimo pezzo che è mio è mio
Berlusconi; benissimo

Questo esempio comincia con la presenza di un allocutivo di tipo onorifico ( Lakoff, Sachido, 2002), accompagnato da un aggettivo qualificativo “caro presidente”, come segnale di uno stile di tipo cordiale e disponibile nel concedere dei benefici alla faccia positiva dell'ospite. Il primo disaccordo segnalato con il raddoppiamento dell'avverbio di negazione “no” comunica il disaccordo presente sul modo di indessicalizzare (Duranti, 2007) l'intervista da parte di Berlusconi. Questo raddoppiamento del “no” viene ripetuto con l'aggiunta dell'onorifico “presidente” come ulteriore tentativo di dare beneficio alla faccia positiva dell'ospite di fronte ad un atto di imposizione molto forte (Brown e Levinson, 1987) come quello menzionato in questo enunciato:

Berlusconi; adesso adesso le dico io… vorrei che lei mi domandasse perché gli elettori devono votare per noi e non per la sinistra.

Di fronte al rifiuto della giornalista di pagare un costo troppo elevato per la sua faccia negativa, l'ospite modifica la nozione di persona della giornalista agentivandola ( Duranti, 2007) come “una violenta”, con la finalità di ottenere dei benefici in termini di faccia positiva per Berlusconi e allo stesso tempo per fare pagare dei costi interazionali (Spencer-Oatey, Jiang, 2003) alla giornalista.
Il grado d'imposizione di Berlusconi rientra nella visione del potere relativo presente tra gli interlocutori (Brown e Levinson, 1987) dove chi detiene il potere intende gestire la conversazione minimizzando i costi per la sua faccia negativa e massimizzando i costi per la faccia positiva della giornalista dovuti all'impossibilità di svolgere la sua professione di giornalista. Per esemplificare il grado di imposizione presentiamo alcuni enunciati rappresentativi dello stile conversazionale di Berlusconi:

Berlusconi; “Allora mi domanda”,mi faccia dire” “me li faccia usare”, “mi faccia dire” quello che ha fatto il governo? Che cosa farà il governo nei prossimi 5 anni? Ci arriviamo alla fine della trasmissione, Complimenti?

Questi enunciati rappresentano degli esempi di forte e severa imposizione secondo Brown e Levinson (1987) e di non riconoscimento del compito-dovere dell’intervistatore di fare delle domande poiché vengono formulati con l'ausilio dell'imperativo del verbo domandare e del verbo fare. Questi enunciati in termini socipragmatici (Spencer-Oatey, 2003), rappresentano una costrizione di tipo diretta ed affermativa ponendo in una condizione molto costosa, in termini di faccia positiva ( Brown e Levinson, 1987), il ricevente di tale enunciato. La risposta della giornalista si fonda sulla massima di quantità (Grice, 1975), ovvero viene menzionato il tempo come elemento di rimedio per mitigare ( Caffi, 1999) i benefici ricercati da parte dell'ospite.

Annunziata; Abbiamo ancora 14 minuti di trasmissione.

Dopo questo momento di negoziazione conversazionale (Duranti, 1997) occorre segnalare la presenza di un disaccordo come “ma insomma”, realizzato con la congiunzione avversativa accompagnata da un'avverbio, il quale rappresenta nel quadro teorico della sociopragmatica ( Spencer-Oatey, 2001, 2003), un richiamo ai diritti\benefici del presentatore di fare le domande e il dovere/compito dell’ospite di rispondere alle domande, all’interno di un evento linguistico (Hymes, 1972) come l’“intervista”. La presenza di un enunciato come “ma insomma” si potrebbe interpretare come una forma di richiamo di fronte ai costi interazionali che non s'intendono pagare per realizzare questa intervista.

Annunziata; Ma insomma presidente. Questa è una trasmissione fatta da me. Lei avrà altre trasmissioni, altre situazioni.

La risposta offerta dall’ospite davanti a questo marcatore discorsivo sarà un ulteriore costo da pagare per la propria identità professionale in termini di cortesia positiva mettendo in discussione la competenza della giornalista nel valutare i fatti da trattare all’interno del programma televisivo.

Berlusconi; allora le chiedo di parlare di qualcosa di concreto e non di queste storie che riguardano il passato.

Annunziata; lei non pensa che le dichiarazioni di Montezemolo siano un segno del fallimento della sua politica?’

Berlusconi; Ma al contrario

Berlusconi; non è vero che è contro di noi perché questo non è vero. Significa esagerare alcune dichiarazioni di Montezemolo.

Questa presenza del disaccordo “ non è vero” rappresenta un modo per ribaltare la realtà presentata nel precedente enunciato e rientra nella categoria dei disaccordi fondati sulla non accettazione della realtà mentale dell'altro interlocutore (Holtgraves, 2005). Questo disaccordo non aiuta a seguire i principi sociopragmatici poiché si dimostra di non essere disposti a pagare nessuno costo e beneficio durante lo scambio interazionale. Questa situazione conversazionale conduce verso un severo disaccordo ( Grimshaw, Vulchinich, 1990) oppure alla piena adesione con le affermazioni sostenute dall’ospite in questione ( Fairclough, 1995).

Un'altra sequenza di conversazione (Duranti, 1997) con un forte grado d' imposizione (Brown e Levinson, 1987), formulato da parte dell’ospite si rifà al giudizio negativo delle scarse capacità di comprensione dei meccanismi economici da parte della giornalista Annunziata.

Berlusconi; “ capisco che lei non sia molto pratica di economia.”
Annunziata; certo me ne rendo conto. ( poi non inaudibile)

Di fronte a questa minaccia forte in termini di costi interazionali, la giornalista preferisce adoperare un dispositivo di mitigazione di tipo ironico (Caffi, 1999) per cercare di riparare (Goffman, 1971) i costi notevoli subiti dalla sua faccia positiva con lo scopo non dichiarato (Duranti, 1992) di potere proseguire l'andamento dell'intervista come forma di beneficio per la sua faccia positiva (Brown e Levinson, 1987). Proseguendo l'intervista si ripresentano gli elementi a forte carattere di imposizione, come ad esempio con la ripetizione della formula linguistica “ lei adesso” come segnalazione del non rispetto della massima di quantità (Grice, 1975) da parte della giornalista per avere rimandato i diritti-benefici ( Spencer-Oatey, Jiang, 2003) dell'ospite di esplicitare la sua versione dei fatti, con la conseguente pronuncia della minaccia di lasciare gli studi televisivi:

Berlusconi; lei adesso, lei adesso, lei adesso mi lascia parlare, lei adesso mi fa la cortesia di lasciami rispondere se non mi alzo e me ne vado. Chiaro.

Annunziata; presidente, presidente

In questa coppia adiacente (Duranti, 1997), vediamo la comparsa di una minaccia difficile da interpretare in termini sociopragmatici poiché apparentemente l'ospite compie questa scelta linguistica come mossa per segnalare il suo diritto-beneficio di agire come meglio crede, ma allo stesso tempo compie un atto che potrebbe sancire un costo molto elevato alla sua stessa faccia positiva, rivelando palesemente la sua non disponibilità psicologica (Holtgraves,2005) ad accettare il diritto\dovere del giornalista di compiere delle domande.
Il raddoppiamento degli onorifici ( Lakoff, Sachido, 2002) “presidente” svolgono il compito di richiamare l’attenzione dell’ospite sul proprio stile conversazionale giudicato come troppo “affermato” ( Spencer-Oatey, Jiang, 2003) da parte della giornalista. Ecco la sequenza conversazionale riprodotta dove possiamo analizzare alcuni momenti di severo disaccordo ( Grimshaw, 1990):


Berlusconi; lei mi ha fatto una domanda, io esigo che lei mi faccia rispondere.
Annunziata; Lei “ mi alzo e me ne vado” è qualcosa che non può dire.
Berlusconi; mi alzo e me ne vado resterà una macchia nella sua carriera professionale. Lei mi ha fatto una domanda, mi usa la cortesia di farmi rispondere.
Annunziata; presidente, presidente
Berlusconi; Non, non.
Annunziata; presidente, intanto ritiri il discorso su il mi alzo e me ne vado perché questo non è accettabile. Presidente non lo faccia, sbaglierà lei, non sbaglierò io
Berlusconi; lei non può dire a me quello che devo fare
Annunziata; ma neanche lei a me. Ci sono delle regole nel mondo giornalistico

In questa sequenza conversazionale, oltre la presenza di vari disaccordi ( Sornig, 1977), va posta l’attenzione sulla differenza nel nominalizzare e indessicalizzare ( Duranti, 2007) la persona tra l’ospite Berlusconi e la giornalista Annunziata: da parte di Lucia Annunziata, vediamo la presenza ricorrente dell'allocutivo “presidente” come modalità di indessicalizzare l’ospite in quanto portatore di un notevole grado sia di potere relativo così come d'imposizione ( Brown e Levinson, 1987), mentre il “lei” come pronome di cortesia appare come indice in termini sociopragmatici di un rapporto interpersonale come distante e freddo da parte di Berlusconi. Nella conversazione appare un verbo come esigere che rappresenta una categoria degli atti linguistici di tipo assertivo (Searle, 1976) e una modalità di imposizione forte da parte di chi detiene il potere relativo (Brown e Levinson, 1987) durante l’intervista. La giornalista insiste sul fatto che l'enunciato “mi alzo e me ne vado” deve essere ritirato da parte dell’ospite per evitare di fare pagare un costo troppo elevato in termini di scortesia positiva ( Kebrat-Orecchioni, 2001) verso la giornalista, la quale intende mantenere fede ad alcune regole del mondo giornalistico. Possiamo interpretare questa richiesta come un rito di riparazione ( Goffman, 1967) di fronte alle difficoltà di agentivare (Duranti, 2007) l'intervista da parte dell'ospite poiché sembra esserci una non condivisione del significato pragmatico (Mey, 2001, Levinson, 1983) del termine “intervista” tra i due interlocutori. A dimostrazione di ciò, notiamo un ricorso da parte della giornalista al suo dovere\compito interazionale di porre delle domande, mentre Berlusconi fa riferimento al suo diritto-beneficio di usare l'intervista come se fosse un periodo di tempo in termini di “Massima di Quantità” (Grice, 1975) a sua disposizione.
Quindi il lungo disaccordo accorso durante la puntata può essere imputabile a questa divergenza di scopi non ufficiali da attribuire all'evento linguistico (Hymes, 1972) dell’intervista, dove per l'ospite il pubblico a casa non è più semplice telespettatore, ma è diventato “elettore”cambiando di fatto la sua nozione di persona (Duranti, 2007) mentre per la giornalista Annunziata l'intervista rappresenta un momento di approfondimento sul bilancio politico dell'ospite Berlusconi.
Tuttavia, la giornalista per salvare quel minimo di equilibrio interazionale ( Goffman, 1967), necessario per lo svolgimento della conversazione, cerca di consigliare l'ospite di non compiere degli atti che potrebbero rivelarsi costosi per la sua faccia positiva: l'atto linguistico “mi alzo e me ne vado” rappresenta un’azione che porta soltanto apparentemente dei benefici immediati alla faccia negativa di Berlusconi ottenuti con il sottrarsi alle domande alle quali non intende rispondere.
Questo atto linguistico “ mi alzo e me ne vado” può essere anche interpretato come un costo per la faccia positiva di Berlusconi poiché dimostrerebbe la sua scarsa disponibilità psicologica (Holtgraves, 2005) all'evento linguistico (Hymes, 1972) dell'intervista.
In termini sociopragmatici ( Spencer-Oatey, Jiang, 2003) notiamo uno stile conversazionale di Berlusconi di tipo affermato, con un forte grado di imposizione segnalato dalla presenza di un'intonazione di voce dura e da una notevole distanza sociale con l’intervistatrice. Questa distanza sociale da parte di Berlusconi verso la giornalista Annunziata viene agentivata (Duranti, 2007) definendo la giornalista come una persona che ha pregiudizi e che si colloca nel mondo della sinistra, mentre la giornalista risponde che il presidente Berlusconi rappresenta una persona che non sa trattare con i giornalisti, implicando (Grice, 1975) che rappresenta una persona che non intende pagare nessun tipo di costo interazionale ( Goffman, 1967) insito in ogni forma d' interazione verbale.

5. Conclusione

L'intervista in questo lavoro si caratterizza per un lungo disaccordo imputabile a questa divergenza di scopi non ufficiali da attribuire all'evento linguistico (Hymes, 1972) dell’intervista, dove per l'ospite il pubblico a casa non è più semplice telespettatore, ma è diventato “elettore”cambiando di fatto la sua nozione di persona (Duranti, 2007) mentre per la giornalista Annunziata l'intervista rappresenta un momento di approfondimento sul bilancio politico dell'ospite Berlusconi.
L'impossibilità di trovare una mediazione sul ruolo dell'intervista tra l'ospite e la giornalista ha reso impossibile qualsiasi forma di contratto conversazionale tra i due interlocutori rendendo chiaro come lo scopo dell'intervista non era quello di rispondere alle domande ma bensì di convincere i telespettatori della capacità di governo del candidato Berlusconi esulando da qualsiasi forma di dissenso per evitare qualsiasi costo alla propria faccia positiva.


Materiale audiovisivo


In mezz'ora di Lucia Annunziata e Silvio Berlusconi il 12 mar 2006 Rai tre durata 7 minuti e 37 sec.


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