Il modello di analisi della cortesia
linguistica si suddivide in faccia positiva ( capacità di
coinvolgere l'altro nella comunicazione attribuendo riconoscendo alla
sua persona) e faccia negativa ( interagire con l'altro mantenendo un
certo grado di autonomia disponibile per l'altro parlante). Quindi
ogni atto linguistico potrebbe rientrare in questa dicotomia quando
si entra a contatto con un'altra persona. Quando un atto rimane di
tipo neutro significa prevalentemente che si predilige una cortesia
di tipo negativa. Come possiamo creare un legame di solidarietà con
l'altro è lo scopo nascosto della faccia positiva e pertanto
possiamo elencare tutti i valori culturali legati a questo tipo di
azione linguistica, come la riduzione della distanza sociale,
evitamento dell'incertezza, orientamento a breve termine, un certo
grado di collettivismo e un senso di soddisfazione in questo genere
di relazione. Allo stesso modo la cortesia negativa si potrebbe
collegare con le dimensioni culturali di Hofstede come un desiderio
di mantenere alta la distanza sociale per conservare un certo status
quo nella vita sociale, forte evitamento dell'incertezza perché non
si consente agli altri di cambiare il corso della propria esistenza,
orientamento a lungo termine in quanto le cose sono già prestabilite
in anticipo, un certo grado di individualismo e un senso di
restrizione come elemento sempre latente nella propria vita.
Un parlante per mettersi in situazione
di comunicazione all'interno della cornice della cortesia linguistica
si rifà alla valutazione di tre elementi:
- la distanza sociale tra gli interlocutori
- il potere relativo tra di loro ( ruoli, status)
- il grado di imposizione consentito da quella cultura in quel dato contesto situazionale.
Oggi, in un momento storico di messa in
discussione dei modelli culturali precedenti, soprattutto da gruppi
subalterni diventati in seguito centrali nella scena musicale,
cinematografica e artistica ( rap, performance, cinema sulla
criminalità, video musicali), il concetto di scortesia o assenza di
considerazione per la faccia dell'interlocutore ricopre un certo
ruolo e senso. Kebrat-Orecchioni (2005) parlerà diffusamente di
questo concetto della “scortesia” mentre per aggiungere l'aspetto
culturale degli atti linguistici ho fatto ricorso ai principi
interazionali sociopragmatici di Spencer-Oatey e Jiang. In
definitiva, il ruolo dei diritti e doveri nel gioco di faccia sono
molto importanti perché includono i costi e i benefici da parte del
parlante e dell'ascoltatore all'interno degli atti linguistici. In
seguito abbiamo dei principi di sociopragmatica interazionale legati
allo stile personale: l'essere diretti-indiretti, chiari\vaghi,
cordiali-distanti, modesti-affermati, abitudinari-novità. È molto
probabile che questi principi possano essere anche di tipo culturali.
Ci sono delle culture dove si è più diretti o indiretti, chiari o
vaghi, cordiali o distanti, modesti-affermati, abitudinari o
innovativi? Capire quale possa essere la credenza presente in una
data interazione è in sostanza capire come un elemento come la
cultura si è diffuso nel corpo della società con notevole successo
diventando un fatto culturale per dirla alla Dan Sperber.
Infatti per tornare alle fondamenta del
nostro approccio abbiamo in pragmatica i cosiddetti principi di
cooperazione di Paul Grice come matrice ideale e forse anche di tipo
impositiva di ricevere il messaggio, il quale viene processato in
modo da essere “accettabile” da parte di un gruppo di parlante in
sintonia con i valori culturali sottostanti in quella data comunità
di parlanti.
Per Grice esistono delle massime che
sono sicuramente dei modelli ideali sul come usare la lingua lingua
in un mondo laboratoriale. Ad esempio, la massima di quantità:
- “rendi il tuo contributo informativo quanto richiesto”
- “ non rendere il tuo contributo più informativo di quanto previsto”
Il numero di parole per rendere il
proprio contributo pertinente può variare in funzione della cultura
e dello stile conversazionale di quella data persona. In altri
contesti limitarsi ad una risposta molto circoscritta può essere
inteso come una risposta di tipo distante e poco rispettosa al
bisogno di riconoscimento del parlante, il quale generalmente tende a
non volere fare richieste e quindi se tale atto linguistico viene
compiuto implica una forma di riconoscimento da parte dell'altro
interlocutore.
La Massima di qualità ( dire la verità):
- non dire quello che credi essere falso
- non dire quello che non puoi provare
La massima di verità è sicuramente quella che viene meno rispettata da parte di tante persone che dicono quello che non possono provare con l'intento di aumentare il loro bisogno di "faccia positiva" intesa come riconoscimento sociale.
La massima di relazione ( devi parlare di cose rilevanti o pertinente per l'altro interlocutore).
Questa massima è praticamente del tutto assente in molta conversazione in lingua italiana, dove un parlante tende a monopolizzare l'interazione parlando soltanto dei temi riguardanti la propria persona. Questo è un tema molto importante per capire le ragioni che hanno allontanato le persone alla conversazione faccia a faccia per rifugiarsi in quella virtuale ( questo è il mio pensiero).
La massima di maniera
sii perspicace e in modo particolare:
evita l'oscurità
- evita l'ambiguità
- sii breve
- sii ordinato
Nel contesto di lingua italiana, il messaggio è spesso di tipo oscuro, pertanto questo principio viene allegramente ignorato nella realtà culturale italiana dove nessuno intende prendersi la responsabilità delle proprie parole e pertanto diventano tutte prive di senso. Inoltre, nella tradizione di distanza sociale tra intellettuali e popolo sin dai tempi del fascismo, si è creato il mito che parlare in modo oscuro rende il tuo messaggio più importante. Insomma si può ridefinire sempre il contenuto del tuo messaggio aderendo alla norma dell'oscurità.
Evitare l'ambiguità è un'altra massima che non viene molto rispettata nel contesto italiano.
Sii breve come massima trova ancora meno applicazione anche se è in espansione forse tra le persone giovani.
Sii ordinato è un altro principio che trova non poche difficoltà nella sua completa attuazione.
Per continuare con i ferri del mestiere ritroviamo le massime di cortesia di Leech (1983), le quali possono essere integrate con quelle di Grice. Le massime di cortesia sono uno strumento per tutelare il proprio mondo culturale di riferimento perché la cortesia resta un fenomeno culturale universale ma che trova una vera applicazione soprattutto sul piano nazionale, regionale e a volte anche locale.
Quando prevale soltanto la massima di cortesia senza lasciare spazio alle massime di conversazione possiamo facilmente immaginare che il contenuto della conversazione sarà ridimensionato alla luce del mantenimento dello status quo presente in quella data comunicazione.
Le massime di tatto
" Minimizza i costi per l'altro e massimizza i benefici per l'altro". In altri termini occorre ridurre ogni forma di minaccia per la faccia negativa e potenziare il bisogno di faccia positiva o lasciare inalterato la faccia negativa dell'altro interlocutore in modo da mantenere un buon rapporto con l'altro interlocutore. Solitamente il buon rapporto è una forma di rapporto asimmetrico che viene incorporato come "fatto naturale, scontato" all'interno dell'interazione. La lingua in questo modo riflette pienamente le strutture sociali rappresentate all'interno di quella società.
La Massima di generosità, ossia minimizzi i benefici per se stessi e massimizza i costi per se stessi. In pratica, l'interazione deve pesare sul proprio senso di responsabilità.
Massima di approvazione
Minimizza le critiche per l'altro e massimizza i complimenti per l'altro valorizzando la faccia positiva dell'interlocutore come modalità preferita per aderire alla massima di approvazione.
Massima di modestia
Minimizza i complimenti per se stesso e massimizza i complimenti per l'altro
Massima di accordo
Minimizza il disaccordo tra sé e l'altro e massimizza l'accordo tra se stessi e l'altro.
Massima di simpatia
Minimizza l'antipatia tra sé e l'altro
Massimizza la simpatia tra sé e l'altro
Alla luce della forte presenza di parlanti orientali è utile tenere a mente il modello proposto da Gu (1990) segnalando l'importanza della massima di denigrazione del sé:
- denigra te stesso
- eleva l'altro
Alla luce di questi primi strumenti di analisi, bisognerà tenere a mente che ogni qualvolta che parliamo si dovrà tenere a mente il fatto che ogni "discorso" nel senso dell'analisi del discorso rappresenta un "evento linguistico" in sintonia con il metodo SPEAKING di Dell Hymnes.
Si potrebbe riflettere per capire in quale situazione culturale avviene tale scrittura di testo, chi è lo scrivente e l'uditorio a cui viene destinato questo messaggio. Qual è lo scopo di questo messaggio e quali sono i risultati perseguiti (scopi-fini). Qual è la forma del messaggio, il contenuto del messaggio. Qual è la chiave di lettura di questo messaggio. Qual è il canale di trasmissione del messaggio. Quali sono le norme d'interazione e la norma di interpretazione. Quali sono i generi coinvolti in quel messaggio.
In definitiva, l'analisi delle componenti proposte da Hymnes parte da quelli che Duranti ritiene i più importanti, ossia gli scopi-obiettivi ( per quale motivo viene detto quello che viene detto) e in quale situazione fisica, psicologica e culturale ci ritroviamo.
Un punto cruciale riguarda gli atti linguistici suddivisi in tre:
- locutorio ( aspetto fonico dell'enunciato)
- illocutorio ( è l'intenzione comunicativa del parlante)
- perlocutorio ( è l'effetto linguistico ottenuto presso l'altro interlocutore in termini di risposta al nostro precedente enunciato).
Ad esempio se dico " E' tardi":
1. è un'informazione
2. è un invito a sbrigarsi
3. è un invito a star calmi
4. è il momento di andarsene
Secondo Searle, questi atti linguistici possono essere:
- rappresentativi ( descrive, afferma una situazione presente).
- direttivi ( fanno compiere delle cose all'altro come ordinare, consigliare, pregare)
- commissivi ( sono degli impegni per il futuro come promettere, minacciare, offrire)
- espressivi ( il parlante esprime il suo orientamento psichico per stabilire e mantenere i contatti sociali ( ringraziare, salutare, augurare, denunciare).
Il metodo etimologico per ridefinire i concetti adoperati rappresentata un altro modo valido per affrontare le questioni linguistiche e culturali. Ad esempio, la parola "società" sul piano etimologico significa socius (compagno) intesa come unione di compagni, alleanza. Una forma di convenzione tra più persone per porre in comune fra loro tutti o parte dei beni per dividerne il lucro o le perdite in comune.
Il termine " individualismo" ad esempio viene da individuo, ossia qualcosa che non è divisibile, una persona non si può dividere.
Il "collettivismo" è una persona raccolta insieme ad altre persone con un fine comune.
Nel concetto di "persona" ritroviamo l'idea di maschera all'interno della società capace di diritti e doveri. Sul piano della lingua vediamo come chi parla è la prima persona, chi ascolta è il tu e di chi si parla spesso è la terza persona. Il tutto può essere moltiplicato alla forma plurale per rappresentare al meglio il mondo sociale circostante.
Nessun commento:
Posta un commento