Il testo della poesia di Rocco Scotellaro sottoposta all'analisi è denominata " Noi che facciamo?" Gli strumenti adoperati per compiere questa analisi sono quelli della cortesia linguistica con l'uso del concetto di faccia negativa e positiva presente nei lavori di Brown e Levinson ( 1987) così come i lavori di Hofstede (2011 ) per individuare le dimensioni culturali presenti all'interno del testo di Rocco Scotellaro. Questo testo poetico inizia con la particella pronominale " ci" come un elemento presente all'interno di una società con forte distanza sociale tra i suoi membri e vari gruppi sociali. Questo "ci" consente di non dire " loro" per parlare dei padroni come " out-group" e la "croce" come metafora del sacrificio nella cultura cattolica rappresenta un totale adeguamento ad una dimensione di tipo " vincolati" come tratto indelebile della propria pelle. In questo inizio di poesia si potrebbe denotare un parallelismo tra il mondo della croce e il padronato che spingono all'accettazione della propria condizione di vita in consonanza con una dimensione culturale di tipo "orientamento temporale a breve termine" dove le persone sono sempre uguali a se stesse, le tradizioni sono sacrosante ed esiste un bene e un male nelle situazioni della vita. Questo inizio di poesia offre un quadro culturale in cui prevale un forte sentimento di distanza sociale come tratto culturale perché il potere non sente il bisogno di legittimare le proprie scelte perché vige in quella data società un notevole divario economico tra i gruppi umani. Tale distanza sociale porta il potere ad essere autocratico in tutte le sue manifestazioni e si fonda sulla cooptazione come modalità di riproduzione del potere. La gente vive in piena adesione con una dimensione culturale di " forte evitamento dell'incertezza" mentre il potere predilige ampiamente vivere a riparo all'interno della dimensione di " debole evitamento dell'incertezza". In altri termini, la popolazione combatte con molta forza le minacce dell'incertezza vivendo senza dar peso al proprio benessere e con una certa intolleranza verso le idee differenti. La gente è abituata a badare a se stessa all'interno di famiglie allargate, gli altri sono considerati come membri "in-group" o " out-group" così come le nostre opinioni sono dettate dal nostro mondo di appartenenza. Il mantenimento di buone relazioni è importante all'interno di questo mondo soprattutto con il proprio "in-group" ma anche con gli altri " out-group" per cercare di ridurre l'impatto di colpi probabili verso la faccia negativa dei più fragili. Di fondo è una società di tipo " mascolinità" per il fatto che le donne e gli uomini hanno avuto storicamente ruoli sociali ed emozionali differenti, in cui era il padre a gestire i fatti e le madri gestivano le emozioni legate alle decisioni prese. In un contesto sociale con scarse risorse economiche, l'orientamento temporale è quasi sempre a "breve termine" come orizzonte culturale perché i fatti rilevanti nella vita delle persone sono spesso collocati nel passato, la vita famigliare possiede spesso i suoi imperativi. Inoltre, la popolazione più povera è abituata ad aderire alla dimensione di tipo " vincolati" perché non esiste il parametro di "dirsi felice" e le cose non dipendono dal mio volere, la libertà di parola non è mai stata importante ( tranne in alcuni momenti storici di ribellione soffocati nella repressione), poca importanza per il tempo libero e poca propensione nel ricordare le emozioni positive. Sicuramente questa dimensione può essere capovolta per coloro che aderiscono ad una dimensione di vicinanza sociale con il potere in sintonia con una dimensione culturale di tipo " soddisfatti" con una sensazione di controllo della propria vita e con una tendenza a ricordare le emozioni positive. All'inizio della poesia vediamo il verbo " gridata" come verbo con notevole forza illocutoria così come un forte grado di imposizione in termini di cortesia linguistica o meglio dire di scortesia linguistica possibile verso coloro che sono privati di ogni protezione verso la loro faccia negativa, intesa come il diritto a tutelare e preservare uno spazio intimo di dignità e autonomia dagli altri " out-group". La "croce" rappresenta il simbolo perfetto della propria condizione culturale totalmente inserita nella dimensione di tipo " vincolati" perché non è concesso di dirsi felice perché " tutto quello che accade" viene imputato da parte dei padroni ai braccianti come modalità per aderire ad una dimensione culturale di "forte evitamento dell'incertezza" nei riguardi di queste persone percepite come " out-group". In modo esemplare, vediamo come nel testo poetico sia addossata la colpa ai braccianti anche nel caso di fenomeni naturali in sintonia con una dimensione di tipo " collettivista" perché è sempre colpa dell'altro ma soprattutto come forma di risposta da parte del divino in sintonia con una dimensione culturale in cui prevale una forte distanza sociale anche nei confronti del divino. Il poeta Scotellaro utilizza spesso una domanda retorica come " Noi che facciamo?" in cui " noi" diventa un modo per enfatizzare l'appartenenza ad un certo "in-group" in termini di dimensione di tipo " collettivismo" con l'aggiunta del verbo fare come modalità per uscire dall'immobilità. Il verbo "fare" diventa il motore per rovesciare tutti i parametri culturali menzionati precedentemente. Scotellaro evidenzia durante tutta la poesia una descrizione capace di mettere in luce i tanti costi subiti senza nessuna forma di riparazione al bisogno dei braccianti di proteggere la loro faccia negativa. Scotellaro menziona " all'alba siamo zitti" per indicare come le giornate inizino molto presto, con il silenzio nelle piazze per essere "comprati", ossia la condizione di "bracciante" alla giornata rappresenta una forma di schiavitù perpetrata nei luoghi in cui solitamente sentiamo il rumore della vita come nelle "piazze" del paese. Invece i contadini offrono il silenzio come risposta di fronte al fatto di essere " comprati", vale a dire di essere esclusi dal consorzio umano per via di una totale accettazione del loro destino di tipo " vincolati". La difficoltà di questa situazione è descritta quando in opposizione all'alba abbiamo la descrizione della sera in questi termini: " la sera è il ritorno nelle file scortati dagli uomini a cavallo". Questa descrizione fa capire come i braccianti siano "scortati" come se fossero dei delinquenti tramite l'immagine di essere in "file" che fa intendere la comprensione da parte dei padroni della pericolosità dei braccianti per colpa dei troppi costi subiti al loro bisogno di dignità. In termini di cortesia linguistica, la dignità si può tradurre come la possibilità di esercitare il nostro diritto di autonomia e tutela del proprio spazio intimo in qualità di persona anche di fronte ad " out-group" scarsamente interessati al loro benessere materiale e spirituale. Scotellaro in seguito cambia la nozione di persona dei braccianti facendoli diventare " compagni" come forma per indessicalizzare diversamente il contesto sociale palesando la similitudine tra la condizione contadina e quella dei braccianti ridotti a pura " animalità" poiché costretti a " coricarsi all'addiaccio con le pecore". Questa descrizione del reale rappresenta un insieme di atti linguistici perlocutivi ( intesi come le conseguenze delle azioni dei padroni) molto severi in termini di perdita di faccia negativa e di totale obbligatorietà ad aderire ad una vita di tipo soltanto di tipo culturalmente " vincolata". Il loro unico modo per ottenere una qualche forma di faccia positiva, intesa come forma di riconoscimento per la loro persona avviene tramite un " ammassarci e cantare, leggere i fogli stampati dove sta scritto bene di noi". Questi sono percepiti dai padroni come costi molto pericolosi per il loro bisogno di faccia negativa così come il loro desiderio di rimanere in sintonia con una dimensione culturale di "debole evitamento dell'incertezza". Con questi atti si ritrovano a loro volta " i padroni" nella dimensione di "forte evitamento dell'incertezza". Il poeta Scotellaro, facente parte di questo " in-group" di braccianti, descrive un " noi siamo i deboli degli anni lontani". In altre parole, la nostra condizione di tipo " vincolati" risale al passato come il risultato di un contesto in piena aderenza ad un "orientamento temporale a breve termine" per colpa di un "castello" come metafora dei padroni che ha dato letteralmente fuoco ai borghi dei " braccianti". In questa descrizione viene esplicitata in modo illuminante come il mantenimento di questa distanza sociale sia stata possibile con la violenza del rogo dei borghi per ottenere la continuazione di questa società di tipo " collettivismo" dove ci sono " in-group" e " out-group" che devono rimanere per sempre nella dimensione culturale di tipo " vincolati" per vivere secondo le tradizioni del posto in cui i ricchi sono ricchi e i poveri devono accettare la loro " croce". Il Castello come metafora rappresenta il potere dei padroni che non sente il bisogno di legittimare il suo operato perché la gerarchia sociale equivale ad una ineguaglianza esistenziale tra le persone. Scotellaro continua la sua descrizione parlando di " noi siamo figli dei padri ridotti in catene", vale a dire le colpe dei padri per il loro immobilismo vengono pagate dai figli poiché " i padri che vivono la schiavitù" portano un peso molto grosso per il bisogno negato di " faccia positiva" insita nei figli. La poesia di Scotellaro enfatizza un " noi" per rimarcare sempre il bisogno di appartenenza ad un certo " in-group" dove i braccianti-contadini alla giornata diventano "compagni" come operazione possibile soltanto dopo aver letto " i fogli stampati". Scotellaro mette in luce la sua domanda retorica " noi che facciamo?" come se fosse un ennesimo segno di adesione a questa dimensione di tipo " vincolati" dove il nostro vivere non è nelle nostre mani. Come ad esempio quando il poeta fa osservare che " ancora ci chiamano fratelli nelle chiese ma voi avete la vostra cappella gentilizia da dove ci guardate". In questa ulteriore descrizione, i braccianti pagano prezzi molto elevati per il loro bisogno di tutelare la loro faccia negativa quando vengono chiamati " fratelli nelle chiese" da parte di questi membri " out-group" mettendo in luce chiaramente come lo spazio religioso sia stato adoperato come spazio per legittimare i rapporti sociali presenti in quella data comunità descritta da Scotellaro. In sostanza, lo spazio religioso diventa il luogo dove viene concessa la riduzione "simbolica" della distanza sociale perché "siamo tutti figli di Dio" offrendo una possibilità di riduzione dei costi inflitti alla faccia negativa dei contadini braccianti. Questo tentativo è respinto dal poeta perché mette in rilievo come i "padroni" abbiamo la loro " cappella gentilizia" come modalità perennemente ripetuta per segnalare come loro siano sempre e comunque degli " out-group". La cappella come spazio di distinzione anche nel mondo " ultra-terreno" come modo per segnalare l'ineguaglianza esistenziale perenne anche nel mondo cimiteriale presso le future generazioni per meglio regolare la natura delle relazioni sociali presenti in quella data comunità locale. Molto interessante è l'analisi del "habitus" ( Bourdieu, 1980) oculare della classe padrone descritta molto efficacemente da parte di Scotellaro " E smettete quell'occhio, smettete le minacce, anche le mandrie fuggono l'addiaccio per la neve". In questa descrizione, le relazioni di distanza sociale e di volontà di misconoscere il bisogno di tutela della propria faccia negativa da parte dei contadini viene esemplificato con lo sguardo e la minaccia, i quali rappresentano il modo dei "padroni\ dominanti" per aderire ad una dimensione di "forte evitamento dell'incertezza" mostrando la loro intolleranza verso il benessere altrui e di fronte all'incompetenza " presunta" dei contadini. Questo sguardo deve rimarcare l'ineguaglianza esistenziale. Queste minacce rivolte alla faccia negativa dei contadini trovano un limite con la comparazione con le "mandrie" come forma di "out-group" docile che rifiuta ad un certo punto di pagare ulteriori costi per il suo bisogno di difesa della propria faccia negativa, vale a dire la loro dignità in questo caso. Il poeta continua mettendo in avanti come " sentireste la nostra dura parte in quel giorno che fossimo agguerriti in quello stesso castello intristito". Per Scotellaro questa ricerca di dignità possibile con la lotta porterebbe ad un vero potenziamento della vostra faccia positiva con una nostra capacità ad essere "agguerriti" come modalità per ridurre la distanza sociale tra i corpi sociali e per ridurre i costi del vivere sempre e comunque dentro la dimensione di tipo " vincolati". Per compiere questo passo, i braccianti dovranno vivere con scarsa paura una momentanea adesione ad una dimensione di " debole evitamento dell'incertezza" perché è proprio la paura dell'incertezza che spinge le persone ad accettare un certo tipo di vita. Per una volta i poveri devono vivere a proprio agio nell'ambiguità e caos se intendono "fare qualcosa" per cambiare il corso della loro condizione umana. Diventare "agguerriti" per Scotellaro è un modo per creare un orientamento temporale a lungo termine perché le tradizioni sono modificabili e rendere possibile ridurre finalmente quel sentimento di abbandono poiché le cose non dipendono dal mio volere. Tuttavia, l'operazione fondamentale è quella di ridurre questa distanza sociale con il loro sentimento di ineguaglianza esistenziale con la loro irrilevanza storica da "braccianti" sfruttati da sempre. Da notare come il " Castello" sia denominato come "intristito" per ben due volte nel testo come per segnalare che il mondo dei "padroni" è triste e pertanto con poca propensione a ricordare le emozioni positive mentre i braccianti la sera "cantano" come modo per ricordare le emozioni positive aderendo in quel momento ad una dimensione culturale di tipo " soddisfatti". Infatti, Scotellaro mette in guardia come il raggiungimento di un limite da parte dei contadini intesi come "mandrie che vengono armati dalla rabbia dei padroni". La rabbia espressa dai padroni è la combinazione di due dimensioni culturale, vale a dire di un forte evitamento dell'incertezza così come dell'orientamento a breve termine che riemerge nei momenti di crisi tra i rapporti di classe tra braccianti e padroni. La rabbia è la conseguenza dell'intolleranza verso le idee divergenti dei braccianti che entrano in conflitto con gli interessi primari dei padroni, i quali reagiscono aumentando il loro nervosismo e il loro modo di vedere come incompetenti i braccianti ( incapaci di capire il loro bene). Nello stesso tempo riemergono i valori legati ad un orientamento temporale a breve termine perché ci sono come delle linee universali da rispettare nelle situazioni, le tradizioni sono sacrosante e la vita del proprio "in-group" viene guidato da imperativi. Il poeta continua ad usare la sua domanda retorica " noi che facciamo?" per proseguire la sua descrizione dei fatti quando afferma " cantiamo la vostra redenzione" vale a dire la possibilità di dirsi "soddisfatti" e di aderire ad una dimensione culturale di " debole evitamento dell'incertezza" in cui la libertà di parola torna ad essere un fatto importante e con la volontà di star bene tramite la "liberazione" dell'altro costretto a vivere senza potere ricordare emozioni positive per via del suo comportamento ingiusto, il quale lo spinge a vivere nella dimensione di tipo " vincolati". Quindi per i contadini, la distanza sociale imposta dai padroni porta ad un sentimento di adesione ad una dimensione di tipo "vincolata" malgrado la loro condizione di agiatezza materiale. La direzione degli eventi voluta dai padroni rappresenta un "abisso, il ciglione", ossia un limite, un confine insopportabile per l'ultima possibilità di difesa della propria faccia negativa disponibile da parte dei braccianti. Per Scotellaro, i contadini braccianti sono " le pecore savie dei nostri padroni" in quanto sono come vincolate dentro un collettivismo che vive dentro una dimensione temporale a breve termine con la sua capacità di vivere perennemente e stoicamente ( savie) tutti questi costi inflitti alla sua faccia negativa senza mai ottenere storicamente nessuna forma di riparazione o benefici. Questa condizione "sine qua non" del vivere viene fortemente denunciata all'interno di questo testo poetico, in cui il desiderio del poeta è quello di un superamento di tale condizione di iniquità sociale tramite una consapevolezza di classe da parte dei braccianti. Noi che facciamo? di Rocco Scotellaro |
Ci hanno gridata la croce addosso i padroni
per tutto che accade e anche per le frane che vanno scivolando sulle argille. Noi che facciamo? All’alba stiamo zitti nelle piazze per essere comprati, la sera è il ritorno nelle file scortati dagli uomini a cavallo, e sono i nostri compagni la notte coricati all’addiaccio con le pecore. Neppure dovremmo ammassarci a cantare, neppure leggerci i fogli stampati dove sta scritto bene di noi! Noi siamo i deboli degli anni lontani quando i borghi si dettero in fiamme dal Castello intristito. Noi siamo figli dei padri ridotti in catene. Noi che facciamo? Ancora ci chiamano fratelli nelle Chiese ma voi avete la vostra cappella gentilizia da dove ci guardate. E smettete quell’occhio smettete la minaccia, anche le mandrie fuggono l’addiaccio per qualche stelo fondo nella neve. Sentireste la nostra dura parte in quel giorno che fossimo agguerriti in quello stesso Castello intristito. Anche le mandrie rompono gli stabbi per voi che armate della vostra rabbia. Noi che facciamo? Noi pur cantiamo la canzone della vostra redenzione. Per dove ci portate lì c’è l’abisso, l’ì c’è il ciglione. Noi siamo le povere pecore savie dei nostri padroni. (1949) Rocco Scotellaro - Tutte le poesie 1940-1953, a cura di Franco Vitelli; introduzione di Maurizio Cucchi. Mondadori Editori, 2004. NOTA BIOGRAFICA Rocco Scotellaro (poeta italiano, 1923-1953). Lucano di Tricarico (MT) e di umili origini (il padre era calzolaio e la madre casalinga), Rocco Scotellaro è stato il migliore interprete in poesia del neorealismo. A 21 anni fonda la sezione del Partito Socialista locale, viene eletto più tardi sindaco e si impegna attivamente per riaffermare la dignità delle popolazioni rurali del Sud. Le sue opere ripercorrono i momenti della sua esistenza e comincia prestissimo a scrivere poesie, racconti ed articoli giornalistici. Nel 1950 viene accusato ingiustamente di truffa e associazione a delinquere trascorrendo 45 giorni in carcere. Lascia poi l'attività politica per dedicarsi solo a quella letteraria. L'editore Vito Laterza gli propone di realizzare un libro-inchiesta sulla cultura dei contadini meridionali, e Scotellaro lavora assiduamente a Contadini del Sud; libro che però non riesce a portare a termine. Un infarto fulminante lo coglie giovanissimo mentre si trova a Portici per svolgere un incarico presso il locale Osservatorio di Economia Agraria. Tutti i suoi libri verranno pubblicati postumi. L'incompiuta inchiesta sociologica Contadini del Sud e le poesie del suo volume più importante È fatto giorno, curato da Carlo Levi suo amico, nel 1954; nel 1955 invece l'abbozzo di romanzo L’uva puttanella. Corrado Alvaro, ad un anno dalla morte, lo ricorda sul Corriere della Sera come uno che «ha lasciato al suo paese una leggenda e l'esempio di quanto possa un ingegno generoso nell'Italia meridionale». |
Frasi Rocco Scotellaro
Consigliato
Popolare
Recente
Cuore ( 11 )
Due-Giorni ( 10 )
Tre-Giorni ( 10 )
Giorno ( 9 )
Tempo ( 8 )
Sulla vita ( 8 )
„Il paese è vuoto e se alzi gli occhi, l'aria ti prende, hai voglia di
goderla, di riempirla di te, quella ti prende nelle braccia sue e si
sentono le nenie che hai già sentito, esclamano le stesse vacche da
Serra del Cedro, ritornano i giorni passati con fatti che successero e
le tinte di allora, i luoghi, la vigna.“
— Rocco Scotellaro
L'uva puttanella
Passato
„Mi sono fermato in un punto. Numerose strade mi chiamano. Io resto al
bivio ostinato a non mettermi per nessuna di quelle strade, se il cielo
della mia gioventù prima non si conclude e non resta documentato,
glorificato. Soffro, ho sofferto. La prova che ho veramente esistito me
la dai tu, come ti dico.“
— Rocco Scotellaro
Uno si distrae al bivio
„Carte abbaglianti e pozzanghere nere… | hanno pittato la luna | sui
nostri muri scalcinati! | I padroni hanno dato da mangiare | quel
giorno,(si era tutti fratelli), | come nelle feste dei santi | abbiamo
avuto il fuoco e la banda. | Ma è finita, è finita, è finita |
quest'altra torrida festa | siamo qui soli a gridarci la vita | siamo
noi soli nella tempesta.“
— Rocco Scotellaro, libro Tutte le poesie
Tutte le poesie, Pozzanghera nera il 18 aprile
fratelli, Sulla vita
„Per me la malinconia a volte, può capitare, in un giorno col cielo
intristito, quando la natura pare si apparecchi a lutto e pur tuttavia
né pioggia né temporali infuriano. Ecco, ecco, una tristezza sospesa! Le
giornate afose, il sole sembra avere la visibilità di un lume nella
notte. I pomeriggi tardi: gli orologi pare scordino il tempo, uno
spiraglio di luce per terra forza per invadere la stanza; un volto morto
incorniciato in un triste sorriso come se ti guardasse dall'altro
mondo…“
— Rocco Scotellaro
Giovani soli
Sulla tristezza, Sul sorriso, Morto, Sole
„È un pastore oggi quel mio amico, ha fatto la guerra, adulto, cadente e
sgangherato, ma egli è sempre senza macchia; se lo guarda la donna più
bella del mondo non si copre la bocca vuota dei denti con le mani, ma
l'apre e ride, più bello di tutti lui, cresciuto nel sole e nella
pioggia.“
— Rocco Scotellaro
L'uva puttanella
Sole, Sulla guerra, Sul mondo
„E se ci affoga la morte | nessuno sarà con noi, | e col morbo e la
cattiva sorte | nessuno sarà con noi. | I portoni ce li hanno sbarrati |
si sono spalancati i burroni.“
— Rocco Scotellaro, libro Tutte le poesie
Tutte le poesie, Pozzanghera nera il 18 aprile
Sulla morte
„Farmi scapigliare dalle sue mani i radi capelli, amorevolmente. Nel suo
grembo, come in quello di mia madre un tempo, viaggiare nei sogni,
contento!“
— Rocco Scotellaro
Uno si distrae al bivio
Sui sogni, Tempo
„Ha chiesto molte volte al cuore di essere sincero e il cuore gli ha
risposto che le belle donne andrebbero impiccate ed arse.“
— Rocco Scotellaro
Uno si distrae al bivio
Cuore, Sulle donne
„Noi siamo le pecore e i buoi dei macellai e dei proprietari di
bestiame.“
— Rocco Scotellaro
L'uva puttanella
„Avevi tutti gli odori dei giardini | seppelliti nei fossi attorno le
case; | tu sei, réseda selvaggia, che mi nutri | l'amore che cerco, che
mi fai sperare. | E come l'onda non la puoi fermare, | non puoi chiudere
la bocca ai germogli, | non serrare le persiane a questo sole, | io ti
guardo e mi bevo il tuo sorriso, | amica del caso, scoperta del cuore |
che deve colmare la sua sera.“
— Rocco Scotellaro, libro Tutte le poesie
Tutte le poesie, Reseda
Sul sorriso, Sole, Cuore, Sull'amore
Help us translate English quotes
Discover interesting quotes and translate them.
„Sentirsi soli è come stare faccia a faccia con la morte.“
— Rocco Scotellaro
Giovani soli
Sulla morte
„Il ricordo ci lega a una parte consumata della nostra vita.“
— Rocco Scotellaro
Uno si distrae al bivio
Sulla vita
„È sera con la luna. Ti stanchi a passeggiare. Staresti tutta la notte
fuori, così, a bearti delle cose sotto la luna che t'appaiono eterne:
così le porte chiuse, i camini, i muri dei giardini. Con tutte le cose
vorresti stare un po' assieme e vedere come la luna tramonta, ascoltando
i gemiti di questi uccellacci notturni. Questi gemiti richiamano i
morti e tu ti prepareresti a vederli passeggiare, i morti in vestaglie
bianche.“
— Rocco Scotellaro
Uno si distrae al bivio
Notte
„Lunga strada seppur deserta | dove puoi menarmi non vedo | punto
d'arrivo. | Scordarmi i vivi per ritrovarli | con tutto il peso che mi
porto | della vita che m'è nata | i fiori son cresciuti la luce li
accende. | Sradicarmi? la terra mi tiene | e la tempesta se viene | mi
trova pronto. | Indietro | ch'è tardi | ritorno | a quelle strade rotte
in trivi oscuri.“
— Rocco Scotellaro, libro Tutte le poesie
Tutte le poesie, La terra mi tiene
Fiori, Luce, Sulla vita
„Le tombe le case, | è il dieci di Agosto | che abbiamo scasato. | Che
fanno dove abitavamo? | Negli alberghi girano le chiavi? | i miseri, i
buoni | son dannati ai traslochi? | Le donne ebree gridano sui massi |
del tempio rovinato. | Quanti non hanno chi pregare | cuore, non ti
fermare.“
— Rocco Scotellaro, libro Tutte le poesie
Tutte le poesie, Le tombe le case
Sulle donne, Cuore
„Per la mia strada già tante | donne vidi passare | belle come nei sogni
| lontane stelle che l'occhio | si paga di mirare. | Quella la via
delle mie donne | quando s'oscura il giorno | e vaghe forme intorno |
dilettano i miei sensi | or che ogni porta s'è rinchiusa | frusciando di
gonne.“
— Rocco Scotellaro, libro Tutte le poesie
Tutte le poesie, Donne
lontano, Sulle donne, Stella, Sui sogni
„Non gridatemi più dentro | non soffiatemi in cuore | i vostri fiati
caldi, contadini | Beviamoci insieme una tazza colma di vino! | Che
all'ilare tempo della sera | s'acquieti il nostro vento disperato. |
Spuntano ai pali ancora | le teste dei briganti, e la caverna | l'oasi
verde della triste speranza | lindo conserva un guanciale di pietra… |
Ma nei sentieri non si torna indietro. | Altre ali fuggiranno | dalle
paglie della cova, | perché lungo il perire dei tempi | l'alba è nuova, è
nuova.“
— Rocco Scotellaro, libro Tutte le poesie
Tutte le poesie, Sempre nuova è l'alba
Vino, Sulla speranza, Cuore, Tempo
„…sotto il letto, ruzzano i bimbi smisuratamente fino agli ultimi minuti
prima di scuola. A quell'ora, sempre, quante riflessioni vai maturando e
ti fai lo schizzo della vita nuova.“
— Rocco Scotellaro
Uno si distrae al bivio
Sulla scuola, Sulla vita
„Se tu non m'avessi neanche guardato, | alta come sei passandomi vicina,
|oggi non soffrirei le fitte al cuore. |Se tu fossi oltre passata nella
folla, |oh il cane vagabondo |non baciava la sua piaga con la lingua. |
Se tu non ti fossi arresa così presto | presa dal gioco dell'ombra | – e
tu guardavi forse cadere | le stelle nelle tue terre lontane – | oh il
pastore non avrebbe | suonato così a lungo. | Perché si chiudono tra noi
i cancelli | Volano ciechi ancora i pipistrelli.“
— Rocco Scotellaro, libro Tutte le poesie
Tutte le poesie, Per una donna straniera che se ne va
lontano, Stella, Gioco, Passato
„Le tombe le case… | cuore cuore | oltre non ti fermare. | Il fumo dei
camini | nell'aria bagnata; | il passo dei nemici: | bussano alla tua
porta, proprio. | Cuore cuore | oltre non ti fermare. | Le tombe le
case, | Novembre è venuto, | la campana: è mezzogiorno | è lo scherzo
del tempo. | I morti non possono vedere, | la mamma è cieca presso il
focolare | e nebbia, quanta, nell'occhio agli scolari.“
— Rocco Scotellaro, libro Tutte le poesie
Tutte le poesie, Le tombe le case
Origine: https://le-citazioni.it/autori/rocco-scotellaro/
Origine: https://le-citazioni.it/autori/rocco-scotellaro/
„Il paese è vuoto e se
alzi gli occhi, l'aria ti prende, hai voglia di goderla, di riempirla di
te, quella ti prende nelle braccia sue e si sentono le nenie che hai
già sentito, esclamano le stesse vacche da Serra del Cedro, ritornano i
giorni passati con fatti che successero e le tinte di allora, i luoghi,
la vigna.“
— Rocco Scotellaro
L'uva puttanella
Passato
„Mi sono fermato in un punto. Numerose strade mi chiamano. Io resto al
bivio ostinato a non mettermi per nessuna di quelle strade, se il cielo
della mia gioventù prima non si conclude e non resta documentato,
glorificato. Soffro, ho sofferto. La prova che ho veramente esistito me
la dai tu, come ti dico.“
— Rocco Scotellaro
Uno si distrae al bivio
„Carte abbaglianti e pozzanghere nere… | hanno pittato la luna | sui
nostri muri scalcinati! | I padroni hanno dato da mangiare | quel
giorno,(si era tutti fratelli), | come nelle feste dei santi | abbiamo
avuto il fuoco e la banda. | Ma è finita, è finita, è finita |
quest'altra torrida festa | siamo qui soli a gridarci la vita | siamo
noi soli nella tempesta.“
— Rocco Scotellaro, libro Tutte le poesie
Tutte le poesie, Pozzanghera nera il 18 aprile
fratelli, Sulla vita
„Per me la malinconia a volte, può capitare, in un giorno col cielo
intristito, quando la natura pare si apparecchi a lutto e pur tuttavia
né pioggia né temporali infuriano. Ecco, ecco, una tristezza sospesa! Le
giornate afose, il sole sembra avere la visibilità di un lume nella
notte. I pomeriggi tardi: gli orologi pare scordino il tempo, uno
spiraglio di luce per terra forza per invadere la stanza; un volto morto
incorniciato in un triste sorriso come se ti guardasse dall'altro
mondo…“
— Rocco Scotellaro
Giovani soli
Sulla tristezza, Sul sorriso, Morto, Sole
„È un pastore oggi quel mio amico, ha fatto la guerra, adulto, cadente e
sgangherato, ma egli è sempre senza macchia; se lo guarda la donna più
bella del mondo non si copre la bocca vuota dei denti con le mani, ma
l'apre e ride, più bello di tutti lui, cresciuto nel sole e nella
pioggia.“
— Rocco Scotellaro
L'uva puttanella
Sole, Sulla guerra, Sul mondo
„E se ci affoga la morte | nessuno sarà con noi, | e col morbo e la
cattiva sorte | nessuno sarà con noi. | I portoni ce li hanno sbarrati |
si sono spalancati i burroni.“
— Rocco Scotellaro, libro Tutte le poesie
Tutte le poesie, Pozzanghera nera il 18 aprile
Sulla morte
„Farmi scapigliare dalle sue mani i radi capelli, amorevolmente. Nel suo
grembo, come in quello di mia madre un tempo, viaggiare nei sogni,
contento!“
— Rocco Scotellaro
Uno si distrae al bivio
Sui sogni, Tempo
„Ha chiesto molte volte al cuore di essere sincero e il cuore gli ha
risposto che le belle donne andrebbero impiccate ed arse.“
— Rocco Scotellaro
Uno si distrae al bivio
Cuore, Sulle donne
„Noi siamo le pecore e i buoi dei macellai e dei proprietari di
bestiame.“
— Rocco Scotellaro
L'uva puttanella
„Avevi tutti gli odori dei giardini | seppelliti nei fossi attorno le
case; | tu sei, réseda selvaggia, che mi nutri | l'amore che cerco, che
mi fai sperare. | E come l'onda non la puoi fermare, | non puoi chiudere
la bocca ai germogli, | non serrare le persiane a questo sole, | io ti
guardo e mi bevo il tuo sorriso, | amica del caso, scoperta del cuore |
che deve colmare la sua sera.“
— Rocco Scotellaro, libro Tutte le poesie
Tutte le poesie, Reseda
Sul sorriso, Sole, Cuore, Sull'amore
Help us translate English quotes
Discover interesting quotes and translate them.
„Sentirsi soli è come stare faccia a faccia con la morte.“
— Rocco Scotellaro
Giovani soli
Sulla morte
„Il ricordo ci lega a una parte consumata della nostra vita.“
— Rocco Scotellaro
Uno si distrae al bivio
Sulla vita
„È sera con la luna. Ti stanchi a passeggiare. Staresti tutta la notte
fuori, così, a bearti delle cose sotto la luna che t'appaiono eterne:
così le porte chiuse, i camini, i muri dei giardini. Con tutte le cose
vorresti stare un po' assieme e vedere come la luna tramonta, ascoltando
i gemiti di questi uccellacci notturni. Questi gemiti richiamano i
morti e tu ti prepareresti a vederli passeggiare, i morti in vestaglie
bianche.“
— Rocco Scotellaro
Uno si distrae al bivio
Notte
„Lunga strada seppur deserta | dove puoi menarmi non vedo | punto
d'arrivo. | Scordarmi i vivi per ritrovarli | con tutto il peso che mi
porto | della vita che m'è nata | i fiori son cresciuti la luce li
accende. | Sradicarmi? la terra mi tiene | e la tempesta se viene | mi
trova pronto. | Indietro | ch'è tardi | ritorno | a quelle strade rotte
in trivi oscuri.“
— Rocco Scotellaro, libro Tutte le poesie
Tutte le poesie, La terra mi tiene
Fiori, Luce, Sulla vita
„Le tombe le case, | è il dieci di Agosto | che abbiamo scasato. | Che
fanno dove abitavamo? | Negli alberghi girano le chiavi? | i miseri, i
buoni | son dannati ai traslochi? | Le donne ebree gridano sui massi |
del tempio rovinato. | Quanti non hanno chi pregare | cuore, non ti
fermare.“
— Rocco Scotellaro, libro Tutte le poesie
Tutte le poesie, Le tombe le case
Sulle donne, Cuore
„Per la mia strada già tante | donne vidi passare | belle come nei sogni
| lontane stelle che l'occhio | si paga di mirare. | Quella la via
delle mie donne | quando s'oscura il giorno | e vaghe forme intorno |
dilettano i miei sensi | or che ogni porta s'è rinchiusa | frusciando di
gonne.“
— Rocco Scotellaro, libro Tutte le poesie
Tutte le poesie, Donne
lontano, Sulle donne, Stella, Sui sogni
„Non gridatemi più dentro | non soffiatemi in cuore | i vostri fiati
caldi, contadini | Beviamoci insieme una tazza colma di vino! | Che
all'ilare tempo della sera | s'acquieti il nostro vento disperato. |
Spuntano ai pali ancora | le teste dei briganti, e la caverna | l'oasi
verde della triste speranza | lindo conserva un guanciale di pietra… |
Ma nei sentieri non si torna indietro. | Altre ali fuggiranno | dalle
paglie della cova, | perché lungo il perire dei tempi | l'alba è nuova, è
nuova.“
— Rocco Scotellaro, libro Tutte le poesie
Tutte le poesie, Sempre nuova è l'alba
Vino, Sulla speranza, Cuore, Tempo
„…sotto il letto, ruzzano i bimbi smisuratamente fino agli ultimi minuti
prima di scuola. A quell'ora, sempre, quante riflessioni vai maturando e
ti fai lo schizzo della vita nuova.“
— Rocco Scotellaro
Uno si distrae al bivio
Sulla scuola, Sulla vita
„Se tu non m'avessi neanche guardato, | alta come sei passandomi vicina,
|oggi non soffrirei le fitte al cuore. |Se tu fossi oltre passata nella
folla, |oh il cane vagabondo |non baciava la sua piaga con la lingua. |
Se tu non ti fossi arresa così presto | presa dal gioco dell'ombra | – e
tu guardavi forse cadere | le stelle nelle tue terre lontane – | oh il
pastore non avrebbe | suonato così a lungo. | Perché si chiudono tra noi
i cancelli | Volano ciechi ancora i pipistrelli.“
— Rocco Scotellaro, libro Tutte le poesie
Tutte le poesie, Per una donna straniera che se ne va
lontano, Stella, Gioco, Passato
„Le tombe le case… | cuore cuore | oltre non ti fermare. | Il fumo dei
camini | nell'aria bagnata; | il passo dei nemici: | bussano alla tua
porta, proprio. | Cuore cuore | oltre non ti fermare. | Le tombe le
case, | Novembre è venuto, | la campana: è mezzogiorno | è lo scherzo
del tempo. | I morti non possono vedere, | la mamma è cieca presso il
focolare | e nebbia, quanta, nell'occhio agli scolari.“
— Rocco Scotellaro, libro Tutte le poesie
Tutte le poesie, Le tombe le case
Origine: https://le-citazioni.it/autori/rocco-scotellaro/
Origine: https://le-citazioni.it/autori/rocco-scotellaro/
Nessun commento:
Posta un commento