La ricerca sul dialogo o interazione verbale presente nel libro di Bazzanella intitolato Linguistica e pragmatica del linguaggio (2002) si ritrova nell'ambito di un modello di tipo prototipico con i seguenti tratti:
1. Interattività
Modalità Faccia a faccia con due persone, alternanza dei turni e negoziazione
1. codice verbale e canale orale
1.2 sincronia temporale e condizione spaziale
1.2.1 Presenza di un contesto di enunciazione comune
1.2.2 Co-presenza di un parlante e di un interlocutore
2. Intenzionalità
1. Stati epistemici, attribuzione di credenze
2. codice e scopo condivisi
L'intenzionalità si ritrova negli stati epistemici come ( dovere, potere, sapere), delle attribuzioni di credenze, da codice e scopi condivisi, diversi in base al tipo di comunicazione ( tra persone, persone e computer, animali) e dalla specifica interazione.
Nel dialogo faccia a faccia e nell'interazione tra le persone, la condivisione di credenze stabilirà delle " comunità di interpreti" diverse in base all'esperienza e al tipo di conoscenze mentali più o meno condivise ed esplicitate: da quelle stereotipiche, culturalmente condivise a livello di comunità sociale, a quelle più particolari e idiosincratiche condivise magari solo da due parlanti che fanno in riferimento a conoscenze specifiche di coppia, amicizia, parentali, di lavoro.
Aspetti dell'interazione verbale: comprensione, negoziazione, co-produzione
Il tema della comprensione è molto importante perché è un fenomeno complesso, con gradi diversi di profondità e completezza non facili da raggiungere. Nella nostra esperienza quotidiana personale, la comprensione è spesso un processo faticoso non solo con gli anziani, stranieri, gli afasici ma anche in situazioni " normali" come quando veniamo fraintesi o quando occorrono molte spiegazioni per qualcosa di facile secondo il nostro punto di vista. Bazzenella, Damiano ( 1997, 1999) hanno sottolineato come la comprensione sia un procedimento a scalare con varie fasi: comprensione\ comprensione parziale\ non comprensione".
Per Wittgenstein (1980) quello che rende difficile difficile la comprensione non è tanto la necessità di una preparazione per certi argomenti, ma il contrasto tra la comprensione dell'argomento e ciò che la gente " vuole" vedere. Insomma, la gente ha un'attesa preferenziale o abitudine a vedere, e quindi a capire, in un certo modo; nella comprensione gioca soprattutto il riconoscimento, ossia l'insieme di strutture e quadri di riferimenti da applicare in circostanze nuove, sfruttando al massimo le informazioni contestuali. Per capire occorre un forte intreccio tra percezione, contesto ed esperienze.
Come riusciamo a capirci ( o non capirci) quando parliamo? Nell'interazione faccia a faccia, la comprensione segue molte strade, verbali e non verbali, e spesso riesce a superare gli ostacoli quotidiani grazie alle informazioni contestuali, alla multimodalità,alle ridondanze dell'informazione, alle inferenze, alla flessibilità dell'interazione umana che permette di trascurare fattori di non convergenze che non fanno cadere la comunicazione come avviene nell'interazione "umana-macchina" con una comunicazione di tipo polare ( tutto o niente). La flessibilità presente nell'interazione umana come modalità per raggiungere la comprensione comporta la presenza di " riparazione" e la caratteristica centrale dell'interazione umana è la negazione intesa non come il mercanteggiare ma come concetto per arrivare alla comprensione.
Quando due persone parlano tra di loro, non solo negoziano il significato di ciò che dicono ma negoziano continuamente la loro relazione, insomma bisogna tenere sempre presente quello che l'altra persona vuole o sente riguardo a quello che viene detto. Nella prima prospettiva si mette in luce il processo di co-costruzione del significato; nella seconda, i ruoli conversazionali e sociali si intrecciano e in molti casi si arriva ad un compromesso tra due punti di partenza, in particolare quando si tratta di interazioni basate sul potere o sulla ricerca di accordo, come nel caso delle transazioni commerciali. Nell'analisi linguistica recente si è diffuso la tendenza a considerare il ruolo dell'interlocutore come " co-autore" (Duranti, 1986) e quindi la conversazione co-produzione come viene inteso da Bazzanella ( 1994) :
La conversazione è frutto di una collaborazione, di un lavoro in comune, tanto da essere considerata come un tessuto metaforicamente in cui i contributi di parlante di turno ed interlocutori si intrecciano tra di loro, fin quasi a produrre un unico prodotto. La comunicazione è un'impresa comune multi-dimensionale basata su azioni comuni coordinate, su continua negoziazione dei significati, delle interazioni, dei propri ruoli sociali, del turno stesso, all'interno dello sviluppo conversazionale, non solo quando si è d'accordo, ma anche in caso di conflitto si costruisce una discussione o un contrasto.
I tratti contestuali e lo sviluppo conversazionale
Gli studi sul dialogo hanno rilevato tre caratteristiche principali: la sequenzialità, l'interattività, la dinamicità, la strutturazione e lo sviluppo dialogico si intrecciano con le varie componenti del contesto " globale e locale". Prendiamo in esame alcuni tratti contestuali durante l'interazione verbale come il setting, i partecipanti\ agenti, il tipo di interazione.
Il setting è composto da tempo, spazio e mezzo fisico di trasmissione. Nella situazione classica dell'enunciazione spazio e tempo coincidono e molte interazioni dialogiche sono invece caratterizzate dalla mancanza di sincronia temporale e condivisione spaziale. Che cosa comporta la mancanza di un contesto di enunciazione comune? Questo comporta l'assenza di controllo visivo e la non compresenza dei parlanti\interlocutori. Da un lato aumenta il grado di pianificazione e strutturazione testuale ma si perdono molte " contextualization cues" di Gumperz, vale a dire: aspetti prosodici per capire il tono, i gesti, i mezzi paralinguistici e non verbali, i contatti fisici tra i partecipanti, il tipo di feedback immediato come l'interruzione, le richieste di chiarimento, coinvolgimento emotivo in genere.
Lo spazio implica la sua mancata condivisione con l'assenza di controllo visivo della scena come già avvenuto con l'avvento del telefono. Il mezzo di trasmissione mette in luce il bisogno maggiore di identificazione dato che non abbiamo elementi visivi. Nel parametro " mezzo di trasmissione" rientra anche il tipo di codice\ lingua utilizzata come il registro ( formale, informale, molto o poco famigliare, lessico generico o specializzato, gergo, termini tabù influenzati dal tipo di interazione.
La commutazione di codice ( code- switching) è l'uso che i parlanti multilingue fanno con due o più lingue in un solo evento linguistico. E' una modalità che permette la costruzione di una propria identità all'interno di un evento con maggiore o minore coinvolgimento, con un registro formale, informale, cambio di argomento, distacco o partecipazione. Insomma si può passare dall'indifferenza, alla conflittualità, intimità grazie alle pratiche discorsive e dei repertori linguistici.
I partecipanti\agenti sono gli interlocutori differenti in relazione al grado di coinvolgimento e responsabilità nell'interazione. Esistono delle interazioni tra persona-persona, persona-computer-persona ( giochi online), e persona-macchina ( servizi automatizzati).
Nelle interazioni persona-persona incidono le caratteristiche sociolinguistiche, le relazioni reciproche, simmetriche o asimmetriche, lo status di partecipazione interazionale e conversazionale, le loro credenze\ conoscenze condivise che si accumulano nella conversazione stessa. In generale, le norme culturali relative al gruppo di appartenenze degli interlocutori influenzano sia le forme della produzione linguistica così come la possibilità di comprensione reciproca. Come possiamo padroneggiare le norme culturali altrui? Risulta molto difficile conoscere la pragmatica di una nuova lingua perché ci manca il nesso tra le forme linguistiche e il loro valore culturale e interazionale.
Inoltre esiste il parametro del numero degli interlocutori presenti all'evento: quando si supera la diade come nella conversazione in famiglia, tra amici, nelle conferenze, in televisione in cui gioca un ruolo molto importante il pubblico. Il pubblico in sala o a casa diventa spesso il vero interlocutore della conversazione tra gli ospiti e l'intervistatore nell'ambito di un talk-show ad esempio.
Tipologie di interazione
Oltre al setting e ai partecipanti, il tipo di interazione è molto correlato al tipo di testo o genere discorsivo ed è caratterizzato dal grado di convenzionalizzazione\ istituzionalizzazione, dal compito\ scopo dell'argomento, dal formato di produzione.
Una prima distinzione riguarda le interazioni simmetriche ( ruolo paritario tra i parlanti) come in famiglia o tra amici e le interazioni asimmetriche in cui il ruolo è strutturalmente sbilanciato a favore di uno dei membri a cui tocca la valutazione ( esami, colloqui di lavoro, visita dal medico, ecc).
Nelle interazioni asimmetriche, la stessa asimmetria è evidenziata tramite la gestione tematica ( con la scelta tra mantenimento, cambio, ripresa del topic), l'avvicendamento dei turni ( chi seleziona i turni, che interrompe più frequentemente fuori dal punto di rilevanza transizionale del turno di parola, chi tiene il turno più a lungo, il tipo di segnali discorsivi).
Gli scopi dell'interazione sono prevalentemente stabiliti su base sociale, soprattutto in ambito di situazioni asimmetriche, proprio perché la finalità è esterna e "ritualizzata". La finalità esterna dell'interazione può comportare: modificazione di uno stato ( assunto o licenziato), una presa di decisione dopo una riunione, l'acquisto di un bene nei casi di transazioni commerciali.
Gli scopi si intrecciano strettamente con il grado di convenzionalizzazione, altro negli incontri di servizio ( come alle poste, in banca, in libreria, nelle agenzie di viaggio) e di tipo istituzionalizzazione ( nei tribunali), molto basse invece nelle interazioni simmetriche. Quando i gradi di convenzionalizzazione e istituzionalizzazione sono elevati si seguono degli schemi di azione linguistica piuttosto rigidi e gli stessi contenuti sono limitati. Occorre distinguere lo scopo collettivo dell'interazione ( condiviso da tutti o tanti) e quello individuale ( proprio di ogni partecipante all'interazione. Il tipo di compito modifica la produzione linguistica ( small talk, trovare informazioni in stazione, dialogo terapeutico) sono tutte modalità differenti.
Il compito può condizionare la scelta dell'argomento: ad esempio il tema del salario è solitamente tabù ma diventa centrale durante un colloquio di lavoro o durante la possibilità di carriera).
Il cambio di argomento può anche segnalare una modifica del tipo di interazione, più cooperativo o conflittuale.
Ad esempio negli SMS, il formato conversazionale è di tipo " triplette" come nella lezione scolastica, con delle funzioni prevalentemente fatiche.
I segnali discorsivi come fenomeno interazionale
La lingua è permeata dall'interazione e quindi è molto sensibile al contesto; in alcuni casi questa pervasività è più evidente. Il fenomeno dei segnali discorsivi è molto frequente al parlato e qualche volta anche allo scritto. Ecco alcuni esempi di segnali discorsivi molto presenti in italiano:
- allora ( spesso all'inizio del turno)
- no ( conclusione alla ricerca di conferma)
- giusto ( posto alla fine dell'enunciato svolge una funzione di ricerca di consenso)
- sì insomma ( modo di fare capire come si percepisce l'enunciato globalmente)
- credo ( mitiga il proprio modo di vedere le cose durante un'asserzione)
- cioè ( tentativo di spiegazione per dare maggiore peso alla propria faccia positiva)
- penso ( posizione di tipo dubitativo e pertanto di mitigazione)
Queste parole hanno in comune di non appartenere alla stessa categoria grammaticale ( ci sono Segnali discorsivi che appartengono alla congiunzione, agli avverbi, sintagmi verbali, clausole come si fa per dire) hanno un significato differente, funzioni diverse nei vari enunciati in cui vengono prodotti.
Una definizione per i segnali discorsivi potrebbe essere la seguente:
" i segnali discorsivi sono quegli elementi che svuotano in parte il loro significato originario assumendo dei valori che servono a connettere elementi funzionali, interfrasali, extrafrasali, a sottolineare la strutturazione del discorso, ad esplicitare la collocazione dell'enunciato in una dimensione interpersonale, ad evidenziare processi cognitivi in corso.
La complessità della lingua si può capire con la nozione di " composizionalità pragmatica" intesa schematicamente come il calcolo di un enunciato alla luce di alcuni parametri:
- contenuto proposizionale
- il contesto globale e locale
- l'atteggiamento del parlante
- il livello interazionale
Questa composizione pragmatica della lingua si ritrova tramite la presenza di segnali discorsivi, le ripetizioni dialogiche, le interazioni, le forme verbali ( imperfetto con valore di mitigazione), i diminutivi, le forme passive.
Pertanto vediamo bene come la lingua si a un sistema complesso, ridondante e auto-organizzato dove il feedback ( soprattutto positivo) come rinforzo gioca un ruolo fondamentale collegato all'adattatività del sistema ed una concezione dinamica ed aperta della lingua.
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